Cinque donne “speciali” a due passi da Jannik Sinner.

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Per me che vi trascorro una parte dell’anno non è una novità. Non c’è solo l’orso da gestire, i  limiti evidenti  della politica locale,  le mele da raccogliere, il turismo evoluto e i panorami mozzafiato. Il Trentino Alto Adige è una fucina di giovani di grande qualità. Parte importante del nostro futuro.  Non parlerò di Jannik Sinner. Troppo facile. Vorrei parlare di giovani donne altrettanto eccellenti nella loro professione le cui radici territoriali sono comuni, legate ai  loro luoghi di provenienza, ai loro amici e parenti che continuano a vivere in qui posti, dall’aver respirato in gioventù l’aria di quella parte del Paese dove sono state cresciute o vi hanno trascorso parte del loro tempo.

Dalla difficoltà di trovare in quella terra percorsi e incentivi alle loro passioni che si sono via via trasformate nelle loro professioni. L’orgoglio e l’affetto che in quelle valli si prova per loro. Tutto in un raggio di un’ottantina di  chilometri circa. Radici, famiglia, contesto: una miscela unica. “Il movimento in montagna è diverso da quello di pianura”, racconta Delpero, la regista di “Vermiglio”. Il film ambientato e girato in un paese dell’Alta Val di Sole. “La montagna ti ricorda come sei piccolo, subisci il freddo e cammini controvento, con una natura che può essere maligna”. Le donne che voglio raccontare  sono partite da qui. O qui hanno le loro radici. Samantha Cristoforetti, Giovanna Pancheri, Nadia Battocletti, Maura del Pero e Marinella Dell’Eva. Un’astronauta, una giornalista, un’atleta,  una regista e una musicista.

Di Samantha Cristoforetti si è letto di tutto.  Nata a Milano nel 1977  ma originaria di Malè. Liceo linguistico a Bolzano, scelta apparentemente fuorviante  visto il percorso successivo. Lì però incontra un’insegnante di matematica bravissima, una suora. “Nonostante le poche ore di matematica previste al linguistico, aveva lasciato un segno tangibile” ha ricordato in seguito. La prima donna italiana della storia a varcare i confini del pianeta Terra è partita da qui. Poi, come racconta in una bella intervista al Corriere, l’esperienza scolastica negli States. La scoperta, intorno al 1995, in un cinema di Huntsville, in Alabama la visione del documentario Destiny in Space. “Avevo già le idee chiare, ma la sensazione di poter toccare con mano per la prima volta qualcosa di anche solo lontanamente riconducibile alle missioni spaziali le ha rafforzate” ha concluso Cristoforetti in un’intervista al Corriere scherzando (fino a un certo punto) quando fa coincidere il lancio della Soyuz con l’inizio della sua attività lavorativa, al netto delle estati passate a servire ai tavoli dell’albergo di famiglia. Quello che è avvenuto dopo è conosciuto da tutti. Ma è nell’albergo di famiglia, servendo ai tavoli che “ho capito presto che il lavoro è fatica e bisogna imparare a fare bene anche quello che non ti piace».

Giovanna Pancheri è nata a Roma nel 1980. Frequenta il Liceo Classico e nel 2003 si laurea in Scienze Politiche, presso l’Università La Sapienza con la lode. Dopo di che consegue un Master of Arts in European Politics al Collegio d’Europa. Pancheri  è figlia del Rettore dell’Università Uninettuno Maria Amata Garito e dell’ingegner Claudio Pancheri. Con Cavareno condivide le radici paterne e l’affetto per il posto. Inizia la sua carriera in Rai e nei settori stampa e comunicazione della World Trade Center Association a New York, del World Heritage Center dell’Unesco a Parigi e come Policy Officer all’European Youth Forum a Bruxelles. Giornalista e inviata per Sky Tg24 dal 2005, è stata corrispondente per l’Europa a Bruxelles dal 2009 al 2016. Dal 2016 al 2020 è stata corrispondente di Sky Tg24 per il Nord America con base a New York, da cui è rientrata in Italia a gennaio 2021. Ha scritto Il buio su Parigi. Oltre la cronaca nei giorni del terrore (Rubbettino, 2017) e Rinascita americana. Già European Young Leaders ’40 Under 40′, per la sua attività giornalistica ha ricevuto numeri premi e riconoscimenti tra cui il Premio Internazionale Giornalisti del Mediterraneo nel 2015, il Premio Amerigo nel 2018 e il Premio Biagio Agnes nel 2019.

Nadia Battocletti è nata nel 2000 a Cles in Val di Non ma vive, da sempre, a Cavareno. Medaglia d’argento nei 10000 metri ai Giochi olimpici di Parigi 2024 nonché campionessa europea dei 5000 e dei 10000 metri a Roma 2024. È figlia del maratoneta Giuliano Battocletti e di Jawhara Saddougui, ottocentista marocchina. Allenata dal padre, ex mezzofondista e maratoneta, ha iniziato a praticare l’atletica leggera nel 2012 presso l’Atletica Valli di Non e Sole, per poi passare nel 2018 al  Gruppo sportivo Fiamme Azzurre. Specialista della corsa campestre  è l’unica atleta (sia al maschile che al femminile) ad aver vinto entrambe le competizioni giovanili degli europei di cross per due volte. È infatti campionessa europea individuale di corsa campestre per quattro edizioni consecutive. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico a Cles, si è trasferita a Trento per l’Università. Studia, in particolare, ingegneria edile e architettura.

Maura Delpero, la  recente vincitrice del Leone d’argento con “Vermiglio” a Venezia è nata a Bolzano nel 1975.  Delpero ha studiato lettere a Bologna e Parigi, e drammaturgia a Buenos Aires. Dopo aver lavorato come assistente in Bangladesh per il film Le ferie di Licu (2006) di Vittorio Moroni, firma la sua prima regia con il mediometraggio documentario Moglie e buoi dei paesi tuoi. Vermiglio è ambientato nella Val di Sole, durante la Seconda Guerra Mondiale, la Delpero ha raccontato la genesi del film. Tutto è nato da un sogno: il padre, scomparso da poco, le è apparso in forma onirica nelle sembianze di un bambino. Vermiglio è anche un “paesaggio dell’anima”, un vero e proprio omaggio al Paese natale del papà e alle sue radici familiari. “Vermiglio è un ‘lessico famigliare’ che vive dentro di me, sulla soglia dell’inconscio, un atto d’amore per mio padre, la sua famiglia e il loro piccolo paese” ha raccontato in una recente intervista. “Parliamo sempre della nostra infanzia”. Commenta così il ritorno sul tema della genitorialità e dei figli, dal Maternal del suo primo film al paterno di Vermiglio. La regista è anche convinta che il cinema debba riflettere una maggiore uguaglianza non solo di genere, ma in generale: “Spero in un futuro di storie più paritarie, in cui non c’è più un punto di vista di genere, ma il punto di vista dell’autore e basta e spero che questo movimento di rinnovamento, pure se si muove goffamente, magari facendo errori, porti a scardinare il cinema come universo maschile, bianco, ricco, del Primo mondo”.

Ultima ma altrettanto importante, la pianista Marinella Dell’Eva, nata a Cles in provincia Trento trentatré anni fa. Ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di 6 anni con Cristina Tiengo presso la Scuola musicale “C. Eccher “ di Malè (TN).  All’età di 12 anni è stata ammessa al Conservatorio F. A. Bonporti di Trento, dove ha proseguito gli studi dapprima con la Prof. Maddalena Giese e in seguito con il Maestro Roberto Melini. Nell’ottobre 2015 ha ottenuto la borsa di studio Erasmus presso l’Universität der Künste (UdK) di Berlino. La pianista ha eseguito diversi concerti, sia in Italia che all’estero. All’estero, e in particolare in Germania, ha avuto l’occasione di prendere parte a numerosi concerti tra i quali è interessante citare un Concerto di Natale nel 2019, nella suggestiva sala della Jagdhaus di Kössern, nel Sachsen.  Nel febbraio 2017 ha lavorato come Korrepetitor presso la Neuköllner Oper di Berlino con i registi Marielle Sterra e Tristan Braun e alcuni meritevoli studenti delle Università UdK e Hanns Eisler. La collaborazione con la regista Sterra la porta a lavorare come direttore artistico di Catch 3000, rivisitazione in chiave moderna dell’opera di Monteverdi Il combattimento di Tancredi e Clorinda. Il progetto riscuote un grande successo e porta Marinella ad andare in tournée in diverse città della Germania (Berlino, Lipsia, Frankfurt Oder e Erlangen). Nell’ottobre 2017 ha avuto inizio un’importante collaborazione con il Teatro dell’Opera di Lipsia, tuttora in essere. Cinque belle  storie di radici, fatica, impegno e legami. Cinque donne eccezionali. 

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