In questi giorni prevale il risentimento. Chi mette in discussione lo status quo è comunque e sempre colpevole. L’assurdo è che fino al giorno prima del referendum questa Europa non piaceva a nessuno. Adesso è una sequela di insulti contro gli inglesi “vecchi e campagnoli”, i loro giovani pavidi che non sono andati a votare, contro gli stessi istituti democratici che, addirittura, non sarebbero adatti all’espressione della volontà popolare su temi di questa portata. Il tutto condito da opinioni legittime quanto legate ad un mondo che ha le sue radici nel ‘900 e che non riesce a interpretare il nuovo paradigma insito nella globalizzazione. La finanza mondiale e, di conseguenza le multinazionali, spostano interessi, produzioni e affari dove conviene loro mentre i singoli Stati pensano di continuare a “giocare” con i loro interessi particolari dettando regole difensive, presidiando confini obsoleti e rinviando ad un futuro remoto scelte e decisioni che, prese oggi, consentirebbero di incidere sulla qualità della democrazia, sull’ambiente e sul futuro dei nostri figli. La scelta della Gran Bretagna è solo la rappresentazione plastica di una realtà che ci riguarda tutti. Una politica minuscola non può competere con il disorientamento e le paure di milioni di individui. Ma la politica è minuscola perché in questa transizione lo spazio assegnatole è ridotto dai vincoli che essa stessa si è creata in rapporto alla globalizzazione e alla interconnessione economica. L’Europa delle banche e della finanza ha dettato le sue regole e ha reso il sogno europeo un succedaneo di quanto avrebbero voluto i suoi costruttori. Adesso gli inglesi, ci consentono, di fatto, una nuova occasione. Per questo non dobbiamo farci condizionare da un dibattito che, a noi, che non siamo chiamati a decidere nulla, ci fa migliori di quelli che in realtà siamo. Ha ragione Gianni Pittella: ora o mai più. Occorre mettere la mordacchia alla burocrazia di Bruxelles e muoversi con coraggio e determinazione. Senza prendersela con falsi colpevoli. I colpevoli veri siamo tutti noi. È vero che il popolo duemila anni fa scelse Barabba e non Gesù. Ma, vista con gli occhi di oggi, mai un popolo fece scelta fu più azzeccata. Anche se lo si è capito solo molto più avanti.