Destra, sinistra e corpi intermedi italiani nella globalizzazione

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La Brexit consente a tutti, finalmente, di aprire gli occhi. Dopo la Germania anche la Spagna si avvia inevitabilmente verso la grande coalizione. In Italia, le analisi sulla crisi europea tra centro destra e centro sinistra non si differenziano più di tanto. Sono segnali di convergenza. Lo stesso intervento di Galli della Loggia sul corriere segnala un fenomeno su cui è necessario riflettere. Oggi, in Europa, si affrontano sostanzialmente due grandi schieramenti. Da una parte le forze che si riconoscono nel sistema, dall’altra chi lo vuole superare o distruggere. È uno degli effetti della globalizzazione. E chi si riconosce nel sistema economico, sociale e politico, pur con proposte e priorità differenti, comincia a comprendere che l’avversario vero è un altro e che, se non affrontato con determinazione e unità di intenti, rischia di terremotate il sistema stesso. Lo stesso vale per il nostro Paese. Chi lo ha capito e prova a giocare una carta diversa è Milano come sottolinea Galli della Loggia. Lo ha capito perché l’Expo ha messo in moto un approccio diverso, interculturale e globale. Lo ha capito perché i due candidati proposti sia dal centro destra che dal centro sinistra erano simili anche se non uguali. Entrambi hanno parlato del futuro di Milano e non del passato. E, entrambi, possono contaminare positivamente i rispettivi schieramenti. E questo è un bene. Quello che sta succedendo in tutta Europa è sotto gli occhi di tutti. Il disorientamento dei “perdenti” della globalizzazione, non gestito, sta provocando reazioni che scardinano le politiche nazionali, ne provocano la rimessa in discussione facendo riemergere rigurgiti nazionalisti, populismi e chiusure difensive cavalcati con grave spregiudicatezza da forze politiche nuove non riconducibili alle tradizioni novecentesche. Questo scontro non lascia spazio né margini alle vecchie culture politiche se costrette nei loro recinti ideologici. O entrambe sapranno rigenerarsi attraverso un processo di convergenza sui temi principali (economia, migrazioni, lavoro e giovani) portando risultati credibili nei singoli Paesi e lasciando ad un secondo tempo le differenze su altri temi o dovranno capitolare davanti alle forze anti sistema. In Italia ci aspetta il referendum. È un passaggio importantissimo per il futuro del nostro Paese. Ed è il terreno sul quale le vecchie culture di destra e di sinistra hanno l’occasione di iniziare un processo di rigenerazione e di ripartenza. Per questo non credo nelle teorie che presentano come tripolare il nostro sistema. Al contrario, mai come in questo momento siamo di fronte ad un sistema bipolare. Da un lato chi vuole e può riformare il sistema dentro un disegno più ampio, dall’altro chi lo vuole abbattere. In italia però abbiamo una carta in più: i corpi intermedi con la loro rappresentatività sociale, la loro capacità di proposta e il loro radicamento territoriale. E i corpi intermedi possono dare un contributo importante. Mai come ora chi ha qualcosa da dire dovrebbe scendere in campo con determinazione e generosità. Non sono tempi di irresponsabili neutralismi. Il disorientamento e le paure di questa fase faranno emergere egoismi e rancori profondi che solo una grande unità di intenti di tutto il Paese potrebbe esorcizzare. Speriamo che questa necessità venga compresa e interpretata con forza.

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