Nell’incontro di Serravalle Pistoiese le carte sono state messe sul tavolo. Bene ha fatto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ad accettare di confrontarsi direttamente con il segretario generale della CGIL Susanna Camusso perché le polemiche a distanza e i fraintendimenti non servono a nessuno, soprattutto in un passaggio delicato della storia delle relazioni industriali del nostro Paese.
Il nodo resta il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. E non tanto per le “pretese” di Federmeccanica o per quelle dei sindacati di categoria. Boccia è stato estremamente chiaro: si può trovare un punto di incontro ma all’interno di una strategia da condividere. E per fare questo è necessario e indispensabile un salto culturale. Non c’è più spazio per ritorni al passato. Camusso, dal suo punto di vista, ha fatto bene a sottolineare che esiste un problema serio legato alle retribuzioni nette dei lavoratori. Ed è un problema che non può essere lasciato in carico solo al sindacato. Però la soluzione, da ricercare insieme, non può essere rappresentata da aumenti generalizzati di vecchio conio a carico delle imprese e slegati da qualsiasi parametro oggettivo. Occorre definire regole nuove, attribuzioni specifiche per ogni livello contrattuale e farsi carico del cambio di rotta imposto dal contesto, non dalla rigidità delle imprese. Federmeccanica non è alla ricerca di uno scontro tradizionale. Così come l’intero sindacato non sembra avere alcuna intenzione di affidarsi alla prova di forza per uscire dall’impasse. I toni, nonostante tutto, sono estremamente cauti da entrambe le parti proprio perché tutti hanno compreso la posta in gioco. Quando Marco Bentivogli ha indicato come questo rinnovo era da ritenersi uno dei più difficili della loro storia sapeva cosa stava affermando. Su questo tavolo ci sono partite che attengono al futuro del sindacalismo confederale e alla qualità delle relazioni industriali del nostro Paese. Ci sono temi di grande interesse per le imprese e per i lavoratori che richiedono uno sforzo comune. Politiche industriali, fisco, spesa pubblica, investimenti. Argomenti che necessitano un salto culturale notevole per trovare risposte nuove. Un’epoca si è chiusa. Riaprirne un’altra è fondamentale. Sul tavolo del contratto dei metalmeccanici ci sono tutti gli ingredienti di una svolta importante. Ci sono i temi relativi ai livelli della contrattazione, alla produttività, al diritto soggettivo alla formazione e al welfare contrattuale. La differenza con gli altri contratti firmati è la portata politica e sociale richiesta e sottesa a questo necessario salto culturale. Farlo unitariamente avrebbe un valore simbolico molto elevato. Sicuramente maggiore che altrove. Checché ne pensino i suoi detrattori, io resto convinto che la Cgil si sta muovendo con grande lucidità insieme alle altre organizzazioni. La posta in gioco è alta ma non credo sia interesse di nessuno ritornare alla stagione degli accordi separati. Certamente non lo è, e lo si vede dai comportamenti, né da parte Federmeccanica né da parte Sindacato nel suo complesso. Quello che serve oggi è una dose aggiuntiva di lungimiranza da parte dei negoziatori. In autunno la partita si rivelerebbe più complessa proprio sul versante del salto culturale necessario. Soprattutto perché affiderebbe a mediatori esterni ciò che, per sua natura, dovrebbe essere condiviso tra le parti. Personalmente non credo che questo sia un rinnovo dove serve mettere in campo una continua dimostrazione dei reciproci rapporti di forza. Al contrario serve uno sforzo di coinvolgimento convinto nell’interesse di tutti. Il vero rinnovamento che oggi è alla portata delle parti passa solo da questa consapevolezza e dalla condivisione di una strategia. Altrimenti questo contratto non produrrà quel valore aggiunto necessario e atteso dalle imprese e dai lavoratori.