L’efferatezza degli accadimenti ci lascia senza parole. Charlie Hebdo, Bataclan, Bruxelles. Adesso Nizza. Tutto questo dimostra la nostra fragilità di fronte alla ideologia della morte. Come difendersi da un individuo disposto a morire? Come battere questa violenza bestiale? Oggi, e per qualche giorno, gli esperti ci spiegheranno cosa fare. Poi tutto scemerà fino al prossimo attacco. Così è stato fino ad oggi. E purtroppo, così sarà. Oggi è il momento della rabbia, del dolore, della solidarietà. Poi verrà il tempo degli sciacalli. Nessuno trarrà l’unico insegnamento utile: cosa possiamo fare concretamente noi tutti. Certo c’è un problema di sicurezza, di intelligence e di prevenzione, c’è una guerra in Siria e altrove da vincere, c’è un problema di scontro interreligioso da affrontare, c’è infine un problema che coinvolge l’integrazione sia di chi arriva ma, soprattutto, di chi in molti Paesi in Europa c’è da più generazioni. Pier Luigi Castagnetti su Twitter ha aggiunto un pensiero importante. Proviamo a riflettere sulla distanza delle nostre discussioni quotidiane, delle nostre liti sul nulla, di una politica che nel nostro Paese e in tutta Europa si perde in confronti sterili. Cerchiamo di trovare nelle nostre radici, nelle nostre parole, nelle nostre determinazioni quell’unità di intenti e di senso fondamentali per fronteggiare questa situazione. Abbiamo tutti compreso, pur non condividendole e avversandole, le ragioni folli di chi decide di stare di là. Contro di noi. Dobbiamo trovare, prima che sia troppo tardi, quelle che ci dovrebbero consentire di sentirci orgogliosi di stare di qua. Insieme. Non solo oggi e nei prossimi giorni. Mettendo fuori gioco gli sciacalli. Non si vince questa “guerra” divisi su tutto e in perenne conflitto blablatico. La nostra libertà, le nostre comunità, i nostri valori tendono a perdere importanza per ciascuno di noi se non reagiamo insieme. Non serve a nulla unirci “solo” contro di loro. Perché non funziona più nelle nostre società benestanti e in crisi di identità. Occorre unirci su un idea di unità nella libertà dei valori che, dalla rivoluzione francese in poi hanno costituito la base sulla quale si è affermata la nostra civiltà moderna. In questo senso occorre credere e adoperarsi per costruire una nuova Europa, integrata e non matrigna e un Italia unita, forte delle sue radici e impegnata a condividere un grande disegno riformatore. Non si costruisce nulla sulla paura e sulla violenza. Solo partendo da questa convinzione, a mio parere, potrà ricostruirsi una coscienza pubblica forte, un rinnovato senso delle istituzioni e delle priorità riformatrici di una comunità in cammino disorientata e impaurita. Questa è l’unica strategia che può e deve vederci protagonisti. Partiti, corpi intermedi, istituzioni. Il resto, purtroppo, ci riporta ai nostri egoismi mediocri, alle nostre parole e alla nostra solidarietà purtroppo inconcludente.