Fernando Liuzzi ha descritto con grande trasparenza lo stallo nel negoziato dei metalmeccanici sul Diario del Lavoro. Le contraddizioni che hanno prodotto due piattaforme sindacali e la firma separata con Confimi sarebbero riemerse nei tre sindacati sulle differenti strategie da adottare per sbloccare il negoziato con Federmeccanica. Venti ore di sciopero, già fatti, non sono certo bruscolini e il negoziato sembra essere ancora al palo. Secondo alcuni sindacalisti è il momento di allargare la vertenza coinvolgendo le confederazioni e quindi i sette milioni di lavoratori ancora senza contratto. Lo strumento individuato sarebbe lo sciopero generale: in autunno, con una situazione internazionale estremamente complessa, il referendum alle porte e la legge di stabilità tutta da costruire. Uno sciopero che non può essere contro Confindustria che sta iniziando la nuova consiliatura all’insegna del confronto con le OOSS né contro il Governo che sta aprendo un confronto, pur difficile, sul pubblico impiego e sulle pensioni. Inoltre potrebbe rischiare di spaccare il sindacato confederale mettendo a rischio l’importante percorso unitario nel quale la CGIL ha ripreso un ruolo di regia costruttiva e propositiva importante. Tra l’altro lo scontro politico oggi non vede più come protagonisti i tradizionali alleati della sinistra sindacale ridotta ormai ad un ruolo di pura testimonianza tra lepenisti veri, grillini dilaganti e centro destra in ricostruzione. Comunque tutte forze che oltre ad essere contro il Governo considerano il sindacato, tutto il sindacato, un vecchio arnese del novecento. Per assurdo gli unici interlocutori intenzionati a costruire un rapporto costruttivo con il sindacato sarebbero individuati come i veri nemici da battere dallo stesso sciopero generale. Più che una strategia di attacco mi sembra un autogol inutile. Il risultato sarebbe solo il rafforzamento del fronte antisindacale e la crisi nel rapporto tra le confederazioni. E tra queste e Confindustria. Se non è addirittura questo l’obiettivo sotteso da chi vuole far precipitare la situazione mi sembra più convincente la posizione di chi vuole rilanciare il negoziato e ricercare una mediazione accettabile. Oggi, pur rispettando l’opinione di chi pensa di modificare il contesto economico e sociale che sovrasta il negoziato ricorrendo allo sciopero generale, non è quella la strada. E non credo che Federmeccanica o le aziende coinvolte siano impressionabili da questi annunci che, per certi versi, lasciano il tempo che trovano. Se la distanza è di natura economica il confronto è l’unica strada da percorrere. Semmai occorrerebbe trovare il punto di collegamento tra negoziato confederale e di categoria. Ed è questa l’unica via percorribile. Mediaticamente la vicenda contrattuale dei metalmeccanci non coinvolge l’opinione pubblica come in passato. Altri avvenimenti richiedono maggiore attenzione. Anche questo dovrebbe far riflettere tutti. I risultati stessi della mobilitazione promossa fino ad ora non segnalano alcuna inversione di tendenza. Anzi. Se non ci fossero FIM e UILM a tenere aperta una comunicazione efficace a 360 gradi la posizione di Federmeccanica sarebbe molto più convincente e presente in rete e sulla stampa. La vera posta in gioco è sulla prospettiva. O tutto il sindacato dei metalmeccanici è pronto o meno ad una svolta “corresponsabile” o una parte di esso crede di poter riproporre a breve una vecchia egemonia che costringerebbe tutto il sindacato metalmeccanico in uno stallo inaccettabile. Almeno per una parte di esso. Forse c’è chi punta proprio a questo. Eppure la vicenda FCA è ancora fresca. Dovrebbe aver insegnato qualcosa sulla difficile permeabilità dei “sistemi azienda” o sulla necessità di ridisegnare insieme un sistema contrattuale ormai obsoleto che assegni un ruolo da protagonista al sindacato in grado di guardare avanti. E, ultimo ma non ultimo, che consenta alle imprese medio grandi di continuare a riconoscersi in uno strumento altrimenti ritenuto obsoleto. E infine che questo rinnovo potrebbe consentire un passo avanti importante alla ricerca di un nuovo equilibrio tra le diverse anime del sindacato che aiuti a superare definitivamente la stagione delle divisioni e crei le premesse per una nuova convergenza. Tutto questo riemergerà prepotentemente in autunno. Certo la “lotta unitaria” nasconde bene difficoltà e divisioni ma non le cancella. Le sposta solo in avanti. Marco Bentivogli e altri dirigenti sindacali hanno capito fin dall’inizio le difficoltà di questo rinnovo. Forse c’è chi lo ha sottovalutato come aveva sottovalutato altre situazioni altrettanto importanti. Non è cosa di poco conto in una fase dove il sindacato è oggettivamente debole. Ma è proprio perché questa debolezza è sostanzialmente simmetrica e coinvolge l’insieme dei corpi intermedi che il negoziato va condotto fino in fondo su diversi tavoli con intelligenza e determinazione fino alla sua naturale conclusione. E, per la stessa ragione, Federmeccanica saprà fare la sua parte.