Credo sia utile seguire il dibattito che la FIOM ha messo a disposizione in rete sulla assemblea di Napoli dal titolo “Ci siamo: la FIOM in FCA”.
Dopo la firma unitaria del CCNL di categoria, dalla volontà di rientro in FCA di Landini, dalla sua capacità di trovare un punto di incontro con le altre organizzazioni e, infine, dalla disponibilità stessa di FIM e UILM a superare le vecchie divisioni passa una parte importante del futuro, e quindi della natura, dello stesso sindacalismo confederale e della capacità di nuovi protagonisti di segnarne l’evoluzione.
Appuntamento importante al quale ha partecipato, e anche questo non è un segnale da sottovalutare, il segretario generale della CGIL Susanna Camusso. Sono Intervenuti nel dibattito sindacalisti e delegati della FIOM CGIL e hanno raccontato quello che è il loro punto di vista sulla vita di tutti i giorni e, a loro giudizio, le preoccupazioni dei lavoratori.
C’è una visione marcatamente negativa su quasi tutto, questo è vero, però, a partire dalle parole di Landini: “forti del CCNL unitario ora dobbiamo aprire discussione con FIM e UILM anche per FCA-CNH”, sembra esserci la volontà di rientrare in gioco.
D’altra parte sarebbe forse troppo aspettarsi almeno qualche ammissione di corresponsabilità sul passato in un confronto pubblico, ma il dibattito interno segnala indubbiamente una consapevolezza nuova. Anche perché, le identità e le visioni del futuro delle rispettive organizzazioni, sembrerebbero aver imboccato strade profondamente diverse.
Per la FIM, credo, tre temi su tutti. Partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa attraverso il sindacato come strategia di fondo, l’innovazione tecnologica e organizzativa come sfida da cogliere e non da combattere, contrattazione e welfare come strumenti per sostenere il lavoro, la professionalità e il reddito dei lavoratori.
Anche la UILM credo viaggi sostanzialmente su questa lunghezza d’onda forse con una maggiore sensibilità al salario derivato dal contratto nazionale e una maggiore cautela sulle potenzialità positive dell’innovazione tecnologica.
Per la FIOM, però, il discorso resta più complesso. C’è la “carta dei diritti” ma c’è anche la permanente abitudine a volersi sovrapporre all’intera CGIL percfiocàrecuncruolo “politico” e c’è, infine una visione del futuro e dell’innovazione, a mio parere, ancora molto arretrata e passiva. La firma unitaria del CCNL è, però, un fatto rilevante e indiscutibile. Landini in prima persona si è speso superando difficoltà e resistenze.
Aver contribuito in modo decisivo a chiudere il cerchio anche con Federmeccanica consente alla FIOM di giocare alla pari su tutte le partite aperte. E su questo c’è, credo, la disponibilità dell’associazione datoriale che ha avuto la lungimiranza di scommettere su di un esito positivo del negoziato e che, quindi, si conferma in un ruolo trainante e non certo gregario al completamento del percorso innovativo contenuto nei testi del CCNL.
Ma FCA resta un’altra cosa. C’è un ulteriore soggetto, l’azienda, ben più ostico è affatto disponibile la cui strategia sembra essere quella di continuare ad intestarsi i meriti del cambiamento senza condividerli apertamente anche con chi li ha resi possibile.
Una sorta di “disintermediazione tattica” pro domo sua. Però è da qui che può passare il vero salto di qualità dell’intero sistema. Possibile se l’azienda deciderà di scommettere non solo sul suo capitale umano ma anche sugli interlocutori sindacali che lo rappresentano consentendo, così, una saldatura positiva e lungimirante con i contenuti del CCNL appena firmato.
Anche per questo un rientro della FIOM è auspicabile e, per certi versi, imprescindibile nonostante il difficile dibattito interno che, per il momento, sembrerebbe riconfermare una visione essenzialmente negativa.
Non credo, però, che i delegati di FIM e UILM si possano riconoscere in queste posizioni. E neanche l’azienda.
Ma, su questo, verrà in soccorso la realtà e, forse, la survey messa in programma dalla stessa FIOM che potrà fornire elementi utili sul presente e sul futuro non attardandosi sul passato.
Anche le traiettorie che hanno preceduto il rinnovo dell’ultimo CCNL sembrava non avrebbero mai potuto incrociarsi e così non è stato. Quindi un po’ di ottimismo è fondamentale.
L’intero sindacalismo confederale ha bisogno che, in un comparto così importante, si affermi una cultura diversa, possibilmente unitaria se vuole guardare al futuro.
D’altra parte i tre sindacati di categoria, pur partendo da posizioni molto diverse, hanno saputo trovare la sintesi necessaria al momento giusto sul contratto nazionale grazie anche all’autorevolezza dei rispettivi segretari generali. Io credo che lavoreranno per cercare di trovarla anche in FCA.