Il congresso dei metalmeccanici della CISL conclude una fase e ne apre una nuova. Il contenuto del libro scritto da Marco Bentivogli “Abbiamo rovinato l’Italia?” e la firma del nuovo CCNL avevano segnalato un inizio di saldatura tra teoria e pratica.
L’idea di un sindacato autorevole, in grado di uscire dalla gabbia del 900, post ideologico ma ancorato a valori sani, affatto superati. Il congresso ha confermato e rilanciato questa impostazione. Intorno alla FIM CISL si sta radunando un mondo interessante, vivace, intellettualmente stimolante che propone un concetto di “comunità in cammino” dove il lavoro, nella sua accezione più moderna, diventa obiettivo, misura e senso.
Dove non c’è più spazio per la demagogia né per la vecchia retorica sessantottina. Dove la vita sociale e la democrazia non si fermano davanti ai cancelli dell’azienda ma ne diventano parte integrante in termini di diritti ma anche di doveri. Dove la realtà va cambiata vivendola e non trasformandola in un eterno drago invisibile da combattere.
Lo stesso slogan “Indipendenti ma non indifferenti” segnala la volontà di instaurare un rapporto adulto e pragmatico con la politica fatto di convergenze sulle risposte necessarie al futuro del Paese. Senza sconti ma senza pregiudizi ideologici.
Non c’è dubbio che la FIM CISL conferma e mette a disposizione dell’intero movimento sindacale, ma anche delle sue controparti, nuove strade da esplorare che pongono la responsabilità e la crescita della persona umana al centro della società e dell’impresa.
La novità è che, finalmente, questa puntigliosa rivendicazione non è accompagnata dalla solita saccenza sindacale di chi si sente depositario della ragione assoluta condita da insopportabili atteggiamenti predicatori destinati a lasciare il tempo che trovano.
Al contrario è una disponibilità da condividere, modellare e costruire, insieme, nell’interesse dell’impresa, del lavoro e di ciò che ci sta intorno. In questo senso un congresso sindacale utile, importante e diverso da tutti quelli celebrati in questa fase dalle altre categorie cisline.
E qui forse sta il punto vero sul quale focalizzare la riflessione nei prossimi giorni. Quanto emerso dal congresso della FIM CISL in termini di profondità e chiarezza non ha nulla da condividere con la tradizionale retorica congressuale uscita dalla stragrande maggioranza degli altri congressi di categoria.
Se togliamo il congresso della FEMCA CISL e poco altro che hanno confermato una tradizione collaborativa e riformista già nota, nessun altro congresso ha proposto alcunché di rilevante o che verrà ricordato dai posteri.
Annamaria Furlan ha, davanti a sé, un compito ingrato al suo congresso. Scegliere contenuti e qualità continuando fino in fondo la trasformazione della CISL che ha iniziato all’insegna della trasparenza e in questo modo riposizionare definitivamente l’intera CISL proiettandola nel futuro o restare ferma subendo le logiche interne di conservazione orami evidenti in molte categorie.
Lo scontro, più o meno esplicito, emerso anche dall’unico punto abbastanza criptico (visto dall’esterno) della relazione di Marco Bentivogli sulle vicende interne tra le categorie industriali e nei rapporti con la Confederazione non ha chiarito in modo univoco la direzione di marcia forse con lo scopo di consentire al congresso confederale il compito di trovare le sintesi necessarie.
Non sarà un passaggio di poco peso. La CISL è in evidenti difficoltà di ruolo e di proposta. Da un lato la CGIL ha già individuato una direzione di marcia che la pone al centro dell’iniziativa ma che rischia, se condivisa, di portare l’intero convoglio confederale, su di un binario morto.
Dall’altro lato il “dopo Bonanni” si sta rivelando molto più complesso del previsto. Il ritorno sulla scena di una CISL protagonista e propositiva resta però fondamentale.
Annamaria Furlan, in questi mesi si è mossa abbastanza bene affrontando alcuni nodi in modo risoluto. Per questo il congresso confederale sarà, da questo punto di vista un passaggio molto importante. Staremo a vedere.