Sui numeri c’era da aspettarselo. Secondo i sindacati la protesta è riuscita, secondo Federdistribuzione, no. Nulla di nuovo sotto il sole.
La novità, semmai, sta nel comunicato di Federdistribuzione. Per la prima volta si apprende, in pieno sciopero dichiarato che sono mesi che ci sarebbero divergenze (o differenti sensibilità) tra la Fisascat Cisl e le altre due organizzazioni sindacali (Filcams CGIL e Uiltucs Uil) la prima disponibile ad incontri con la controparte le altre due sigle, no.
Nel comunicato il Presidente Cobolli Gigli dichiara che: “abbiamo convocato lo scorso mese di marzo e di nuovo a giugno le organizzazioni sindacali per concludere le trattative del Contratto Collettivo Nazionale della Distribuzione Moderna Organizzata, ma Filcams e Uiltucs si sono rifiutati di incontrarci.
Ribadiamo che vogliamo un contratto per i nostri collaboratori, ma dobbiamo trovare soluzioni equilibrate per imprese e lavoratori, tali da non pregiudicare l’occupazione di un settore già messo a dura prova da anni difficili”.
La pretesa dei sindacati di sottoscrivere il medesimo contratto di Confcommercio è inaccettabile per le evidenti differenze esistenti tra le grandi aziende associate a Federdistribuzione e quelle del dettaglio tradizionale rappresentate da Confcommercio”.
Quindi permangono “evidenti differenze” che impedirebbero la firma di un contratto identico o, addirittura, di sottoscrivere quello già in essere, firmato da Confcommercio così da evitare un contratto fotocopia che aumenterebbe solo strumentalmente il numero dei contratti nazionali. Posizione assolutamente legittima.
E allora dove starebbero le differenze nel merito del negoziato tra i tre sindacati? Dividere strumentalmente e a parole i tre sindacati per giustificare il proprio immobilismo non è mai una buona politica. Personalmente non ho segnali di differenze tra i tre sindacati di categoria sui contenuti. Possono essercene sulla forma su come condurre una trattativa ma non mi risultano differenze nella sostanza.
I tre sindacati confederali e di categoria, unitariamente, hanno sottoscritto un impegno a non favorire forme di dumping salariale tra imprese delle stesso settore che aderiscono a Federazioni o Confederazioni differenti.
Quindi se le differenze sono ancora così evidenti come sostiene Cobolli Gigli nessuna Confederazione può essere accusata di essere più o meno disponibile al negoziato.
Forse, su questo punto occorrerebbe maggiore chiarezza. Capisco la necessità di Federdistribuzione di marcare un perimetro, meno quella di inventare disponibilità o indisponibilità di questa o quella sigla nel giorno dello sciopero.
La Fisascat Cisl che chiede ad alta voce il forte ridimensionamento dell’utilizzo delle festività lavorative e adeguamenti salariali significativi sarebbe, secondo il Presidente di Federdistribuzione, la più disponibile al proseguimento comunque del negoziato indipendentemente dai contenuti.
Mi sembra una verità un po’ troppo di parte, difficile da accettare. A questo punto la parola dovrebbe tornare ai protagonisti.