Leggere che la FLAI CGIL si appresterebbe a denunciare per attività antisindacale l’azienda i suoi rappresentanti e, di conseguenza la FAI CISL firmatari di un’ipotesi di accordo che chiude una vicenda umana e sindacale pesante lascia perplessi.
Tra l’altro, se non ci fosse stato uno sciopero della fame di tre lavoratori immigrati e di un sindacalista della FLAI CGIL portato avanti per 11 giorni questa vicenda, non ci sono dubbi, sarebbe passata sotto silenzio.
Una scelta estrema, disperata, nata in un contesto di forte spaccatura tra i lavoratori coinvolti. Da una parte chi avrebbe voluto comunque accettare un compromesso pur di continuare a lavorare anche nelle condizioni date e dall’altra chi, messo di fatto alla porta, cercava di ribellarsi ad una fine già annunciata.
Dietro di loro chi avrebbe voluto utilizzare questa vicenda anche per far emergere quell’area grigia dell’economia che, approfittando della scarsità dei controlli, continua a consentire situazioni di dumping sui diritti e sul salario dei lavoratori.
E così, mentre la FAI CISL cercava di mantenere in provincia di Modena una vicenda ritenuta localmente risolvibile pur con qualche prezzo da pagare, la FLAI CGIL cercava di rompere l’isolamento trasformandola in una vertenza a cui dare un eco nazionale.
Due strategie destinate, ovviamente, a entrare in rotta di collisione. In mezzo i lavoratori. Sia quelli che volevano continuare a lavorare ma soprattutto quelli che avevano scelto una lotta estrema e senza ripensamenti.
L’accordo non è stato certo un fulmine a ciel sereno. È stato pensato, definito e raggiunto di fatto senza la FLAI CGIL o approfittando della sua indisponibilità a seguirne lo schema.
Siamo in zone dove la CGIL ha, da sempre, una egemonia sul mondo del lavoro e sulla decisione di proporre o siglare accordi. Pensare di escluderla mentre la stessa era impegnata a generalizzare lo scontro rappresenta uno schiaffo difficile da ricomporre. Ma qui c’è dell’altro che va ben oltre lo scontro tra sindacati.
C’è una vicenda che rischiava di finire molto male per il contesto socio economico collegato, la stessa scelta dell’obiettivo e delle modalità di lotta individuate per ottenerlo. Tra l’altro in totale isolamento dal resto dei lavoratori. Puro avventurismo sindacale, non ci sono dubbi.
La FAI CISL ha fatto bene a chiudere l’accordo. Lo dico senza se e senza ma. Anche se questo ha comportato alcuni passaggi di difficile comprensione.
Il problema però comincia adesso. C’è una intesa che coinvolge Confindustria, mondo cooperativo e FAI CISL che cerca di mettere una pezza laddove c’è sotto un problema enorme.
C’è l’idea di istituire un tavolo regionale che affronti la materia delle false cooperative e dei danni che provocano alla concorrenza. C’è un nuovo mondo che si sta aprendo nella logistica che crea occupazione e cresce a ritmi impressionanti ma scarica sul costo del lavoro le conseguenze di una mancanza di visione del settore e di una contrattualistica inadeguata.
Se lo vorranno fare sul serio la FLAI CGIL potrà ritornare in gioco. Anzi sarebbe auspicabile un rientro in gioco delle tre Confederazioni proprio perché intorno ai giganti del web cresceranno come funghi strutture ai confini della legalità preda di un sindacalismo estremista che cercherà di scalzare quello confederale.
Alla Castelfrigo non è successo e una soluzione è stata trovata. Occorre, adesso, guardare avanti.