Sono segnali deboli che però annunciano un cambiamento di clima. Il punto di svolta è stato certamente il contratto nazionale dei metalmeccanici a cui sono ne sono seguiti altri altrettanto inequivocabili.
La fase delle grandi ristrutturazioni che aveva messo la sordina alle politiche di sviluppo e di coinvolgimento del personale è alle spalle. Non che sia terminata perché, purtroppo, non è così ma perché l’intero sistema delle relazioni tra impresa e lavoro sta cambiando segno cercando di lasciare dietro di sé le logiche legate esclusivamente ai rapporti di forza, alle conseguenti difficoltà organizzative del sindacato e alle convenienze a breve delle imprese.
Il documento “Impegno” di Federmeccanica ne rappresenta l’esempio forse più completo così come i tentativi a livello confederale, sia sindacale che imprenditoriale, di dare al sistema qualche tratto più collaborativo e innovativo.
Nel terziario, ad esempio, vanno sottolineati il recente CCNL per i lavoratori dei Pubblici Esercizi, della Ristorazione (collettiva e commerciale) e di altri settori del Turismo sottoscritto da Fipe-Confcommercio, Angem, Associazioni Cooperative. siglato dopo oltre 4 anni e mezzo dalla scadenza, l’accordo aziendale all’outlet di Serravalle, quello recente di Amazon piuttosto che quello di Esselunga sulla rotazione delle domeniche così come l’intenzione di Deliveroo di proporre, a livello internazionale, forme di assicurazione che rispondono alle esigenze dei propri bikers.
Il 16 aprile a Berlino è stato raggiunto un accordo importante tra Foodora ed il gruppo di cui fa parte, Delivery Hero, con i rappresentanti dei lavoratori eletti in diversi Paesi europei. L’accordo prevede che ogni paese esprima almeno un rappresentante dei lavoratori in seno al Comitato Aziendale, che sia data un’informazione dettagliata in merito alle strategie aziendali, ai piani di investimento, a tutti i programmi che possano incidere sull’organizzazione del lavoro e sull’occupazione in generale.
E’ chiaro che il sistema complessivo si sta rimettendo in movimento. E questo vale nel terziario, nell’industria così come nel mondo della cooperazione. Lo stesso fenomeno sta avvenendo nelle Direzioni Risorse Umane dove, alla generazione esperta ad accompagnare i tagli dei costi, stanno subentrando sempre di più esperti di formazione e sviluppo risorse.
Adesso è importante che anche il sindacato, tutto il sindacato, colga questo cambiamento è non confonda un alba con un tramonto perché questi cambiamenti diventano ancora più importanti se condivisi fino in fondo. Sottoscrivere intese, sentirsi protagonisti insieme ai lavoratori e alle imprese di questi passaggi, gestirne e accompagnarne la gestione successiva ricostruisce un clima positivo propedeutico a forme di collaborazione e coinvolgimento importanti in questa nuova fase economica e sociale.
Non è tanto l’evidente parzialità dei risultati, che non andrebbe compensata, come spesso succede, da una comunicazione mirabolante che annuncia vittorie e sconfitte che non sono più all’ordine del giorno da qualche decennio, ma è la direzione di marcia che va sottolineata. L’impresa e il lavoro ricominciano a parlarsi in modo nuovo, costruttivo e positivo.
E’ una nuova stagione. Non come in passato perché non ci sono più le stagioni di una volta però fa ben sperare. Il nostro Paese ha bisogno di crescere e di affrontare i nodi che ne frenano lo sviluppo e la produttività del sistema complessivo.
La litigiosità della politica rende questo passaggio ancora più arduo per la tendenza a considerarsi in perenne campagna elettorale. E a cercare nemici anche dove non ci sono. Imprese e lavoro hanno però capito da tempo che nessuno può vincere da solo. Ci hanno prima provato i sindacati nella seconda meta del 900 poi le imprese per ritrovarsi, comunque, ad essere il fanalino di coda in Europa.
E’ il momento di cogliere questi segnali di buona volontà e trasformarli in una nuova sfida per tutti perché ogni stagione da certamente frutti diversi se si lavora, insieme, per creare le condizioni migliori.