Grande distribuzione. Il lavoro domenicale nella prospettiva dell’integrazione online/offline

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Quella sulle domeniche è sicuramente una battaglia di retroguardia che infiamma le discussioni ma rischia di provocare inutili danni alle imprese in un momento difficile. E, indipendentemente dalla possibile soluzione che verrà individuata, nel tempo le costringerà comunque a cambiare.  E quando i cambiamenti diventano forzatamente più rapidi del contesto nei quali si devono innestare creano effetti collaterali imprevedibili.

Se restiamo sul tema, quello del lavoro tradizionale nel commercio,  che i 5S vorrebbero tutelare a prescindere e anche a  scapito di altre componenti del sistema basta un giro in altri Paesi per capire cosa questo potrebbe comportare.  

Alcuni esempi neanche tanto rivoluzionari per capire la posta in gioco. Non c’è solo Amazon GO che insidia il lavoro delle commesse  della GDO e supera, di fatto, il concetto di lavoro, settimanale,  festivo o domenicale che sia. A Seattle dopo una prima sperimentazione del negozio senza casse ne apriranno presto altri due. Un altro seguirà a New York. Quindi l’esperimento sta  funzionando.

Walmart, da parte sua,  non poteva stare a guardare e, da tempo ha creato un centro di ricerche che si occupa di nuove tecnologie, intelligenza artificiale ma anche di cambiamenti con basso impatto tecnologico. Nella recente visita  di Esselunga a Bentonville in Arkansas presso l’Head Quarter del colosso americano i top manager italiani hanno potuto vedere in prima persona alcune di queste novità.

Nel 2017 ha preso il via un servizio importante sotto questo punto di vista: il nuovo Walmart pickup.  E’ sufficiente scaricare una APP dedicata, scegliere fra qualche decina di migliaia di referenze comprendenti anche freschi e surgelati e impostare l’ordine. Quando è pronto si viene avvisati da un sms e quindi si può passare per il ritiro h24/7 giorni alla settimana bypassando tutti i problemi legati al personale. Questa tecnologia è disponibile sia in centri di consegna ma anche nei negozi fisici (oltre 100) dove si possono ritirare i prodotti ordinati on line.

A Barcellona Media Markt sta sperimentando dal 2016 un negozio urbano, piccolo, interattivo e ricco di servizi. Poche referenze esposte, tanta navigazione on line e assistenza di personale qualificato. Tempi di consegna ridotti e servizi h24/7 giorni.

Quello che è difficile spiegare ai teorici della decrescita felice è che gli interventi ipotizzati in queste settimane tesi a tutelare in modo tradizionale il lavoro dipendente accelereranno questi processi. Non riporteranno certo indietro gli orologi.

Non è un caso che le ricerche e i casi  in corso di sperimentazione puntano innanzitutto a non far perdere tempo al cliente sia nella scelta che nell’acquisto. Quindi a sostituire il personale di medio e basso livello.

Si va verso l’integrazione on line/offline.

E’ l’innovazione inevitabile che da noi, però,  fatica a decollare per ragioni di età anagrafica dei consumatori, tipologia del territorio, costi di investimento, dispersione e dimensione dell’offerta. Ma anche  età, cultura e qualità di molti retailer medi e piccoli più orientati a lasciare le cose come sono.

La crisi però spinge decisamente in quella direzione. Per il momento prevale il lamento e il tentativo di arginare il mare con il famoso scoglio di Lucio Battisti. Come sempre.

E il nuovo Governo, anziché porsi il problema di accompagnare  questi fenomeni per evitare impatti pesanti sull’occupazione, li nega nei fatti accelerandone il declino  pensando ingenuamente  di tutelare i lavoratori e le loro famiglie.

In Romania, Carrefour ha acquistato il 51% di Bringo una sorta di Uber che anziché trasportare passeggeri, trasporta prodotti food e non food a domicilio precedentemente ordinati on line. Anche qui, il  sistema è semplicissimo. Una volta che il cliente conclude l’acquisto la APP individua un partner disponibile in zona per la consegna con mezzi propri in max 1,5 ore.

Quello che resta di difficile comprensione è come sia possibile un comportamento schizofrenico di chi contemporaneamente si oppone a questa deriva (vedi gli stessi 5s sul tema dei bikers) e contemporaneamente ne accelera inevitabilmente  l’implementazione in grande stile introducendo sabbia nei meccanismi dell’attuale  sistema distributivo accelerandone così la crisi.

Dall’altra parte anche lo stesso sindacato di categoria sembra seguire lo stesso schema. Difendere i diritti di chi resterà comunque dentro l’azienda, tutelarne maggiormente il riposo ma non accompagnare questo inevitabile cambiamento, né rivendicando dosi massicce di formazione e riqualificazione, né interpretando e anticipando questi cambiamenti nella cultura di categoria e, di conseguenza nelle proposte da inserire nei rinnovi  contrattuali,  con il realismo necessario.

È comunque  interessante come, però, la stessa Filcams, il sindacato  del terziario della CGIL rilancia sul problema delle domeniche e dei festivi non nascondendosi dietro le proposte governative ma ponendo il tema della centralità del lavoratore dal punto di vista del riconoscimento economico, della rotazione nelle festività e quindi della volontarietà della prestazione.

Per questo non servono dichiarazioni forti o imposizioni. Ne scaldarsi o prendersi ad insulti tra favorevoli e contrari al lavoro domenicale. E’ necessario riflettere e avviare un confronto serio che porti ad una soluzione tarata sulle esigenze di tutte le parti in gioco e che, soprattutto,  non accentui la crisi in atto di molte imprese del comparto e di specifici format distributivi. Soprattutto che consenta di accompagnare i cambiamenti in atto nel mondo della GDO.

Altrimenti, alla fine, non vincerà nessuno. 

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