A Filadelfia sostengono che il nome “Black Friday” derivi dal traffico causato quel giorno per le vendite straordinarie, altri sostengono che è il momento nel quale le vendite fanno un balzo in avanti lasciando il rosso delle perdite per il nero dell’attivo per i negozianti. In ogni caso è un nero che, stando ai dati, fa bene all’economia americana.
I consumatori italiani meno ossessionati si erano ormai abituati ai tranquilli saldi post natalizi. Un giro per le vetrine prima di Natale, soprattutto nelle città, con l’acquisto rimandato a dopo le feste. Così come i commercianti che, salvate le vendite prenatalizie svuotavano con maggiore tranquillità le vetrine e, a volte, i loro magazzini dell’inveduto.
Tra l’altro, il Natale, dal punto di vista commerciale, ogni anno scala di qualche settimana all’indietro. Tra poco rischieremo di ritrovarcelo già dal mese di settembre al rientro dalle ferie. Per quanto riguarda la spesa delle famiglie italiane si prevede, per quest’anno e per il prossimo, una decelerazione della crescita dei consumi in Italia. Le esigenze di sostituzione dei beni durevoli si stanno riducendo come testimoniano gli ultimi dati sulle immatricolazioni delle auto. Pertanto inglobando i segnali più recenti non si va molto lontano dall’ipotizzare un’attenuazione della spesa in beni non alimentari. Da qui l’enfasi sull’affare a portata di mano…
Per quanto riguarda gli alimentari secondo il recente rapporto Coop 2018: ”La polarizzazione sociale inasprisce il divario alimentare: la spesa media cresce del 2,8% per le famiglie di alto reddito, ma cala del 4% per le fasce di basso reddito, e addirittura del 7% per gli under 35. Questi dati sono segno della difficoltà della ripresa economica e della crescita delle disuguaglianze: non a caso, è aumentato il carrello del lusso (+9,3%), ma dopo anni è anche tornato positivo quello dei prodotti più basici (+2,1)”.
In questi giorni quindi i media ci propongono il Black Friday. Una novità per il nostro Paese. Nato negli anni 20 ma esploso, di fatto, negli anni 80 del secolo scorso il Black Friday è ritenuto un significativo segnalatore della propensione ai consumi degli americani. E’ il venerdì che segue il giorno del ringraziamento. Essendo il Thanksgiving Day il quarto giovedì di novembre, il giorno successivo è sempre un venerdì.
Come Halloween che negli anni ha sempre preso più piede anche da noi nonostante non c’entri nulla con le nostre tradizioni, il Black Friday, in un sistema distributivo come quello italiano, è destinato ad affermarsi e a lasciare il segno. E non certamente del tutto positivo. Almeno per i commercianti.
Se ci accontentassimo di una sua definizione più adatta al nostro contesto diremmo che si è dato il via ad uno o più giorni di saldi prenatalizi. Detto in inglese ha, però, tutt’altro significato e impatto. Fuori dagli States si è diffuso in molti Paesi sudamericani ed europei.
Da noi, almeno per ora, è, più che altro, una semplice operazione di marketing a sostegno delle vendite non essendo legato a nessun giorno né a tradizioni specifiche.
I giganti della rete hanno una grande convenienza con iniziative come questa. Proseguono la loro marcia trionfale, consolidano la loro posizione offrendo un’immagine forte del brand selezionando prodotti e proposte di grande impatto. E’ ovvio che questo non può piacere all’interno modo del commercio sia esso tradizionale che moderno. Non è in mano loro il pallino. Devono subire limitandosi a replicare colpo su colpo. E i margini ne risentono.
La Grande Distribuzione chiede da tempo l’abolizione del periodo dei saldi per poter offrire, tutto l’anno sconti mirati ai consumatori. E, da sempre, trova la contrarietà degli operatori più piccoli che vedono erodere, sempre più i loro margini. I giganti della rete, da parte loro, non hanno questi problemi. Anzi.
Uno dei motivi di contenzioso è proprio il fatto che non esercitando controlli particolari su chi propone prodotti super scontati tramite le loro piattaforme i giganti del web spingono sempre più i consumatori a frequentare i negozi fisici solo per vedere e capire le caratteristiche di un prodotto per poi acquistarlo in rete dove spesso la differenza di prezzo è notevole.
Il recente temporary shop aperto a Milano da Amazon dove non si compra nulla ma si possono avere tutte le informazioni sul prodotto esposto e desiderato è la prova di una tendenza che probabilmente si affermerà anche da noi. Il negozio fisico come espositore che offre anche una consulenza personalizzata e che consente di rimandare l’acquisto in una fase successiva e che però aggira buona parte delle regole imposte ad un normale esercizio commerciale tradizionale.
E’ l’off line ancillare all’on line. E questo solo perché non esiste ancora la possibilità di vivere la stessa esperienza esclusivamente on line. Ma è solo questione di tempo. Le possibilità offerte dalla realtà aumentata incombono… Ovviamente il Black Friday all’italiana è diverso da tutti gli altri Paesi. Innanzitutto perché qui lo fanno tutti. Dal negozio di vicinato alla catena dell’elettronica o dei mobili tutti propongono, obtorto collo, il loro venerdì nero.
I conti si faranno comunque a gennaio. Per quanto ogni singola catena o negozio possa impegnarsi ritengo molto difficile possano competere con i giganti del web.
E, molto presto, dovremo abituarci al “Cyber Monday” Il lunedì dell’elettronica. In arrivò quindi grandi opportunità per i consumatori ma anche una necessità di ripensamento profondo per l’intermediazione commerciale. Come direbbe qualcuno: “E’ la globalizzazione, bellezza”.