Il rischio dell’autoreferenzialità delle parti sociali…

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Dopo l’incontro con il Ministro Salvini non si sono lette autocritiche sulla strumentalità della convocazione al Viminale delle 43 associazioni. L’unico che ha sollevato dubbi, a nome del sindacalismo confederale è stato Maurizio Landini.

Quasi tutti gli altri partecipanti si sono trincerati dietro l’impossibilità di rifiutare un invito istituzionale. Alcuni addirittura si sono limitati   a gonfiarsi il petto per come hanno riempito di contenuti i tre inutili minuti a loro assegnati. Comprensibile per le piccole associazioni che non hanno altro modo per marcare la loro presenza sociale, meno per coloro che dovrebbero avere più a cuore le soluzioni nell’interesse del Paese che segnare il campo con le loro dichiarazioni e la loro presenza.

Giustamente Dario Di Vico si interroga sull’interesse che la rappresentanza  più significativa dovrebbe avere nel convergere almeno sulla richiesta di riduzione del cuneo fiscale ( http://bit.ly/2SlYNDW ). Trovare almeno un minimo comun denominatore dovrebbe essere il punto di partenza. Temo non sarà così.

Non tanto perché la richiesta non sia sostanzialmente condivisa da tutti i soggetti in campo quanto perché la loro autoreferenzialità li costringe a marcare in continuazione il territorio, a sottolineare l’importanza del loro ruolo sociale, a presentarsi esclusivamente ai propri associati come interlocutori privilegiati dalla politica. Soprattutto da quella che, a loro giudizio, è stata scelta proprio dalle loro rispettive basi.

La scena è destinata a ripetersi tra breve vista la nuova convocazione da parte dei 5S in accordo con il Presidente del Consiglio. L’autoreferenzialità gioca brutti scherzi.  Così come lo stesso Matteo Salvini che non ha minimamente recepito i contenuti delle proposte dei 43 ma solo il riconoscimento che a lui ne è derivato. 

Agli occhi del Paese ha segnato un punto a suo favore proprio perché i 43, di fronte ad un necessario linguaggio chiaro, sintetico  e comprensibile, hanno  voluto solo rilanciare ciascuno nei propri  dialetti di parte, argomenti importanti però a bassa voce, sovrapponendo le rispettive voci e rendendo inconcludente o addirittura criticabile per molti la loro partecipazione all’incontro.

Ciascuno parla ai suoi gruppi dirigenti limitandosi a sottolineare la bontà delle proprie ricette non interessandosi più da tempo alla loro concreta praticabilità o condivisione. Alle basi, ormai, parla, in diretta, solo una parte della politica. Quella che domina la scena.

Mi viene in mente un paragone con Otro, il fratello maggiore di Cerbero. Un grosso cane con due teste  custode della mandria di buoi di Gerione sconfitto  da Ercole nella famosa decima fatica. Ma, ritornando al nostro tempo qui non scorgo alcun eroe,  mitologico o meno, disposto ad affrontarlo.

Nessuna parte sociale (nemmeno i sindacati che pur vantano una piattaforma unitaria), è in grado di sconfiggere il “mostro” da sola. C’è chi ne attende la caduta, chi la auspica, chi tifa per una delle due teste. Di fatto, però, nessuno affronta di petto la situazione.

Il consenso elettorale che al momento resta sostanzialmente  a vasi comunicanti tra i due principali contendenti toglie lucidità a chi intuisce con preoccupazione la deriva sulla quale si è incamminando il Paese. E così mentre la Lega schiaccia l’occhio alle imprese e i 5S provano a riscrivere una parte della storia dell’antagonismo sociale i corpi intermedi rischiano di abbaiare alla luna bloccati dalla loro alterigia e dalla loro autoreferenzialità.

È vero nel Paese non c’è voglia di inutili autunni caldi o di rivolte fiscali imminenti. C’è un disorientamento che, per il momento, è ben gestito dai due contendenti principali. Ma i corpi intermedi sono i soli che potrebbero incalzare il Governo alzando lo sguardo e rendendosi portatori di un linea costruttiva e condivisa.

Dario Di Vico ha ragione. Farsi confondere con associazioni che non contano nulla o portare acqua al mulino delle liti interne alla politica non serve a nessuno. Ma soli non si va da nessuna parte. Credo sia chiaro a tutti. 

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