Al MISE il sottosegretario Alessandra Todde ha invitato alla cautela sui numeri degli esuberi. Ha fatto bene. C’è una dichiarazione di Conad/BDC che circoscriverebbe a 3105 le persone per le quali vanno individuate soluzioni di ricollocamento esterno e c’è la preoccupazione dei sindacati che, tolto i dipendenti collegati ai 109 punti vendita, in passaggio da Auchan a Conad, sul resto non ci sono, ad oggi, certezze di alcun genere.
Sopra questo numero c’è però la volontà di comprenderne altri 45 circa nell’universo Conad e impegnarsi contemporaneamente alla sistemazione dei restanti 116 presso altri competitor della GDO. Nel primo caso fa testo la credibilità del piano industriale e la possibilità per il sindacato di verificarne l’evoluzione. Sul secondo la partita è più complessa.
Innanzitutto perché solo il pronunciamento dell’antitrust consentirà di comprendere ciò che è definibile in sovrapposizione con la rete Conad e, di conseguenza, il tipo di soluzione individuabile. Sembra che anche in Sicilia l’autorità per la concorrenza stia sollevando problemi sul passaggio di alcuni PDV ex Auchan al gruppo Arena.
Questa passaggio sarà comunque molto delicato. Non tanto e non solo perché deve individuare i possibili partner dell’operazione ma anche la loro compatibilità sul piano della potenziale concorrenza prossima ventura con la stessa rete Conad.
Visto da fuori è un passaggio importante. C’è l’aspetto occupazionale, c’è il contributo che queste aziende possono dare nella soluzione complessiva del problema degli esuberi non solo del punto vendita acquisito ma c’è anche da valutare da parte di Conad e dei suoi soci il rischio di agevolare un concorrente che, sul territorio nel quale sceglie di insediarsi, non ha certo la debolezza manifestata negli ultimi anni da Auchan/SMA. Nei punti vendita non si fabbricano bulloni per l’export. Ci si contendono clienti che, giustamente vanno a fare la spesa dove conviene a loro. E, lavorare per il Re di Prussia non credo sia nelle intenzioni di nessuno..
Io più che preoccuparmi che ci possano essere o meno interlocutori interessati che comunque ci saranno mi concentrerei sull’equilibrio da trovare nei territori tra esigenze diverse. Il rischio di strumentalizzazioni, di interventi di disturbo e di colpi bassi è purtroppo concreto..
Fortunatamente un’azienda da oltre cinquantamila collaboratori ha, da parte sua, una capacità di assorbimento grazie solo al turn over che, se distribuita in un tempo ragionevole, può ridurre ai minimi termini il problema degli esuberi dei PDV nei territori.
Lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto sulle altre insegne che Auchan detiene in Italia. Sarebbe un segnale altrettanto importante. Certo, con il closing di fine luglio le responsabilità, gli oneri e gli onori, sono completamente passate di mano ma un segnale di assunzione di responsabilità sociale sarebbe, a mio parere, decisivo per l’immagine di Auchan.
Anche perché mentre non vedo particolari difficoltà sulle filiali (se tutti concorreranno alla soluzione ipotizzate) sulle sedi, senza un ricorso al ricollocamento esterno di vario genere, le opportunità interne non sono sufficienti. Certo si possono offrire soluzioni occupazionali nei PDV ma credo che queste rappresentino l’estrema ratio.
La soluzione migliore sarebbe quella di offrire una chance vera almeno alla sede centrale riorganizzando in tutto o in parte il lavoro e le attività. Almeno per un tempo credibile. C’è un organico di prim’ordine, che, ad oggi non risulta essere ancora stato oggetto di incontri individuali.
Condivido il fatto che Conad non ha alcuna responsabilità su ciò che ha lasciato Auchan ma credo che quest’ultima non possa sottrarsi dal contribuire ad individuare le soluzioni possibili. E queste soluzioni, anche di tipo individuale, si concretizzano innanzitutto parlando con gli interessati. Fuori da questo che comunque per me rappresenterebbe la priorità, occorre prepararsi a gestire il ricollocamento esterno impostandone modalità e strutture.
La cosa peggiore, in questi casi, è il rischio di mancanza di trasparenza e carenza di comunicazione interna. Lo sottolineo perché in un gruppo come Auchan dove almeno negli ultimi dieci anni si è più o meno lavorato per mettere in un angolo il sindacato (sia quello dei lavoratori che quello dei dirigenti) e sopirne così le voci critiche è difficile pensare che quest’ultimi abbiano l’ascolto necessario in fasi così delicate di cambiamento. C’è un rischio vero di confusione e di disorientamento difficile da gestire. Soprattutto se la struttura di BDC è fragile e autoreferenziale.
Conad resta a mio parere il perno centrale di un’operazione importante, unica nel suo genere, ma sulla quale il giudizio finale dovrà tenere conto di diversi aspetti. Non solo commmerciali. La volontà di mettersi in gioco per offrire soluzioni a tutte le risorse coinvolte comporrà, che lo si voglia o meno, una parte importante di quel giudizio.
Il segretario nazionale della Fisascat CISL (a nome di tutte e tre le confederazioni) ha parlato delle difficoltà a comporre il puzzle ma a che della possibilità che questo possa costituire una best practice per l’intero settore. Lo stesso AD di Conad, sottolineandolo, credo abbia voluto scommettere su questa opportunità. Il MISE dovrà lavorare su questa volontà se vuole contribuire ad una soluzione positiva di questa complessa vertenza. Personalmente e fino a prova contraria, non vedo alternative praticabili.
Sarebbe un sogno pensare che Conad possa accettare la sfida di risanare davvero Auchan con la forza delle sue capacità commerciali, rinunciando ad abbandoni ed amputazioni?
Così com’è si. Se fosse stato possibile Auchan non avrebbe certo “regalato” l’azienda.
Allora è vero che è stato un regalo; se lo sa e lo dice anche lei che è così informato.
Buongiorno Dott. Sassi,
mi permetto di commentare l’articolo da lei scritto facendo riferimento ai vari punti:
1) L’invito alla cautela del sottosegretario, potrebbe anche voler dire “attenzione, guardate che gli esuberi potrebbero essere molti di più!”
2) Mi pare che Lei insista a non voler tener conto del fatto che quello che chiama giustamente “L’Universo Conad” non potrà fornire nessuna garanzia di rispetto dei livelli occupazionali da parte dei singoli imprenditori titolari degli esercizi. Meno che mai potranno esserci garanzie per gli altri 116 punti vendita Auchan che non si sa se ed a chi dovrebbero essere subaffittati, tenuto conto delle potenziali controindicazioni basate sull’esigenza di Conad di non rafforzare la concorrenza sul territorio.
3) E’ singolare che lei passi dall’espressione “Universo Conad” a quella “Un’azienda da oltre 50mila collaboratori” riferita a Conad; sembrerebbe un lapsus freudiano: é un universo o un’azienda? Perché le cose sul piano giuridico, con quello che ne segue per gli effetti sulle garanzie occupazionali, sono molto diverse, come sono sicura lei sappia.
4) Lei é proprio sicuro che con il closing sia ineluttabile il passaggio di responsabilità onori ed oneri? L’ambiguità degli strumenti utilizzati potrebbe anche riservare delle sorprese.
5) Concordo con lei sull’ipotesi di quale possa essere una soluzione opportuna per la sede. Avevo già letto da qualche parte sul web un suggerimento del genere. Resterebbe da chiarire quale sia il tempo credibile. Vogliamo suggerire che si potrebbe ottenere un alleggerimento progressivo della sede basato, almeno per un certo numero di anni, solo sulla volontarietà incentivata degli esodi e dei trasferimenti?
6) Conad non ha alcuna responsabilità su ciò che ha lasciato Auchan, ma ne avrebbe molte se decidesse di operare il “salvataggio” sacrificando di fatto un terzo del personale. Quanto ad Auchan, la deformazione professionale mi fa interrogare su quali potrebbero essere gli strumenti giuridici per obbligarla a contribuire al salvataggio. Ne individuo alcuni, ma non é strano che la questione sia rimasta totalmente assente nei confronti sindacali?
7) Bontà sua, il segretario della Fisascat dopo sei mesi ha colto la difficoltà di comporre il puzzle. Forse avrebbe fatto bene, molto prima, a non considerare ineluttabile il modello Conad, fatto di ambiguità che molti hanno già segnalato.
I risultati economici favorevoli sono valori da condividere, ma sempre nel rispetto rigoroso del diritto e di un pizzico di etica imprenditoriale.
Saluti.
Cercherò di rispondere alle sue sollecitazioni.
1) il sottosegretario aspetta solo di sapere chi sono i terzi disponibili e di quanti si potranno fare carico.
2) l’universo Conad è composto da 2500 e oltre imprenditori.Cosa faranno o meno lo deciderà l’accordo.
3) questione per me di lana caprina.
4) il closing è ineluttabile, le conseguenze, no.
5) i tempi non possono essere quelli. Credo che il massimo sia il 2020. Poi scatterà come mi sembra scontato la procedura di licenziamento collettivo. Io non darei un euro a chi se ne va da solo. Gli incentivi andrebbero usati solo per chi non ha possibilità di ricollocamento. E, anche in questo caso, dati in parte a chi li assume. Al lavoratore licenziato darei solo la differenza tra la sua retribuzione attuale è quella proposta, se inferiore.
6) Conad avrà responsabilità anche su un solo esubero dal closing in poi. Auchan ritiene di aver messo a disposizione risorse sufficienti. Il tema però è che ha altre attività in Italia e quindi a mio parere può contribuire a risolvere qualche problema. Per una questione di responsabilità sociale. Non di obbligo formale.
7)Il sindacato ha sbagliato (a mio modesto parere) proprio perché non ha capito fin da subito che il modello Conad era ineluttabile. Insistere su questo li ha distratti dal problema principale in questi casi: la gestione degli esuberi. Che Conad possa cambiare modello è una delle bufale più assurde che abbia mai sentito. Probabilmente evolverà ma ci vorranno anni. E per i collaboratori di Auchan il tempo è scaduto.
Spero di avere risposto alle sue perplessità. Resto della mia idea come, credo, lei.
Buonasera