Grande distribuzione e multinazionali. A ciascuna la sua strategia…

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Cambio di passo o cessione? L’articolo di Emanuele Scarci (https://bit.ly/2Dw45cw) lancia un allarme sul futuro di Carrefour in Italia che invita a riflettere. Personalmente non credo ai parallelismi con Auchan. Non bastano perdite simili  per giustificarli. Sono due aziende molto diverse tra di loro.

Il piano di Alexandre Bompard CEO del Gruppo sta funzionando. Le vendite sono in aumento in tutti i Paesi dove Carrefour è presente. Il fatturato a livello mondo è cresciuto del 7,8%. In Francia, le vendite hanno segnato un +4,3% con una crescita del 5,9% nell’alimentare e una caduta del 6,1 % nel non alimentare. L’Italia resta il fanalino di coda e Gerard Lavinay, ha fatto ciò che poteva fare. Le responsabilità della situazione vengono da lontano e i tempi necessari al giro di boa sono evidentemente più lunghi di ciò che la casa madre era disposta ad aspettare.

Da qui l’accelerazione che ha portato all’annuncio dell’arrivo dalla Polonia di Cristophe Rabatel. Quest’ultimo dipenderà direttamente da Alexandre Bompard quindi le decisioni che verranno prese saranno rapide e le responsabilità saranno necessariamente condivise al massimo livello. Nel bene e nel male. Non ci saranno dunque capri espiatori da poter scaricare.

Per il CEO di Carrefour è una scelta coraggiosa. A mio parere non indica affatto una volontà di disimpegno anche perché se il piano non dovesse dare le risposte necessarie non si potrebbe sottrarre  lui stesso al giudizio degli azionisti avendo condiviso ogni scelta. E il dopo Bompard avrebbe ben altre conseguenze.

Non sarà Rabatel quindi il “liquidatore”. Semmai il gestore, opzione che indica anche lo stesso Emanuele Scarci, di un “cambio di passo” determinato e ruvido. Lavinay ha invertito la rotta rispettando sostanzialmente le regole del gioco. Acquisizioni, chiusure, riorganizzazioni e piani sociali hanno seguito uno schema diverso dall’operazione Conad/Auchan.

Tutti coloro  che faticano a comprendere gli effetti inevitabili delle ristrutturazioni aziendali più complesse e delle conseguenti vertenze sindacali nel comparto hanno fatto paragoni tra le due vicende sottolineando la ricerca dell’accordo sindacale e i contenuti come qualificanti e opposti rispetto alla “durezza” di Conad.

Gli stessi sindacati confermano però di essersi trovati di fronte, in Carrefour e con una certa sorpresa, una controparte disponibile alle loro ragioni, alle loro richieste e ai loro rilanci. I più esperti tra di loro non hanno però usato toni trionfalistici ne fatto paragoni azzardati. Hanno capito immediatamente che per Carrefour l’accordo sui numeri, la pace sociale e il basso profilo avevano lo stesso peso. E che i costi, a fronte di una neutralizzazione del CIA aziendale, sarebbero stati sopportabili. 

Lavinay aveva un obiettivo preciso: tenere la partita riparata  da polemiche che coinvolgessero in un unico giudizio sulla stampa il “fallimento” di Auchan nel nostro Paese con il piano di rilancio e ristrutturazione di Carrefour rischiando così di comprometterne gli obiettivi. Altro che buoni e cattivi!

Ci vorrà ancora tempo per spazzare via la  superficialità di certi  giudizi sul ruolo di Conad nel salvataggio di ciò che aveva lasciato sul campo Auchan. Per Carrefour la strada è comunque tracciata. Avrà, molto probabilmente,  una forte accelerazione. Il modello multiformato su cui punta il gruppo esce rafforzato nelle strategie di Bompard, così come il ricorso al franchising che crescerà.

L’organizzazione subirà un ulteriore dimagrimento e l’online, pur non essendo ancora un canale redditizio ha dimostrato, nel lockdown che, il crescere dei volumi,  consente un maggior assorbimento dei costi fissi e Cristophe Rabatel, ha  fatto molti passi in avanti  in Polonia su questi terreni.

Carrefour, lo dico con grande rispetto, non sarebbe comunque in grado di gestire uno “spezzatino” della sua rete. Così come non lo poteva fare Auchan. Il caso Whirpool è sotto gli occhi di tutti. E lì si tratta della chiusura di una sola fabbrica.  O ti rassegni a farti gestire dalla politica e passi la mano ad un commissario (tipo Mercatone Uno) o cedi, come nel caso di Auchan,  ad un gruppo autorevole del comparto che sta cercando di crescere, vantaggi e svantaggi dell’operazione.

È questo che non hanno capito i menagramo e i detrattori dell’altra vicenda.

Conad ha intravisto una grande opportunità di crescita ma si dovuta far carico di una navigazione complessa, tra politica, sindacati, antitrust, in una fase di peggioramento del mercato.  Fortunatamente aveva ed ha le spalle grosse e tira dritto. Nel caso di Carrefour non c’è né la prima né la seconda ipotesi. Sperare poi nell’arrivo di un terzo soggetto, oggi non presente in Italia, è pura fantasia. Sono altre le aziende nel mirino di realtà multinazionali interessate al nostro mercato. Quindi Carrefour è “condannata” a credere nei suoi piani di rilancio.

Carrefour non è Auchan. Non è un’azienda padronale carica di parenti, ha un management più performante e innovativo e sicuramente voglia di farcela. La mossa di Alexandre Bompard di partecipare seppur indirettamente al rilancio in Italia lascia presagire una volontà precisa.

È interesse di tutti che questa scelta porti ai risultati attesi.  Nel 2021 altre realtà finiranno sul mercato e altri operatori, molto probabilmente, entreranno nel nostro Paese. La grande distribuzione italiana deve cambiare in profondità. E la presenza di realtà economiche di altri Paesi  è un essenziale fattore di crescita. 

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