Carrefour/Couche-Tard. Perché il negoziato si è arenato. E perché deve riaprirsi

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

L’acquisizione di Carrefour da parte di Couche-Tard per il momento è congelata. Non certo chiusa. Le due società hanno rilasciato una dichiarazione congiunta dove non si dichiara, come era prevedibile, la conclusione dei colloqui ma si annunciano una serie di partnership operative. Un modo come un altro per guadagnare tempo.

Una cosa è chiara. Tutti sapevano benissimo, fin da subito, che acquisire il più importante datore di lavoro di Francia che presidia il 20% del mercato della distribuzione alimentare e ad un anno dalle elezioni presidenziali non sarebbe stata una passeggiata. Un’operazione facile da strumentalizzare che sarebbe stata vissuta negativamente dai francesi nonostante la congruità dell’offerta canadese.

Ma cosa è successo in realtà?

Scorrendo le notizie sui media francesi e confrontandole con quello che propongono i blogger con i quali ci scambiamo  spesso informazioni  sul comparto, tutto sembra essere iniziato prima dello scorso novembre.  Il gruppo del Quebèc dopo aver spedito emissari in visita nei PDV su tutto il territorio francese ha individuato una presenza eccessiva di grandi insegne  nella GDO. A parte Leclerc, Intermarché e Système U che hanno risultati soddisfacenti  l’attenzione si è concentrata sulle tre insegne in maggiori difficoltà: Carrefour, Auchan, Casino. I primi due alle prese con importanti piani di ristrutturazione, la terza per i suoi debiti. Carrefour è stata la scelta naturale anche perché i suoi due principali azionisti è da tempo che vorrebbero cedere le loro quote.

Un contatto verso fine anno con il CEO Alexandre Bompard e una lettera formale di interesse hanno dato il via all’operazione. Pochi giorni dopo  Alain Bouchard, Presidente e AD di Couche-Tard ha incontrato il management di Carrefour.

In premessa occorre sottolineare che Il petrolio rappresenta circa il 70% del fatturato e il 40% dei margini della realtà canadese che quindi sa bene che il suo è un business che rischia di trasformarsi in un futuro non troppo lontano in un handicap, anche per l’avanzare dell’elettrico. Per questo cerca di anticipare i cambiamenti necessari e far evolvere il proprio modello di business.

Carrefour soddisfa tutte le aspettative: sono forti in Europa dove non c’è Couche-Tard, sono forti nell’alimentare e, soprattutto, sono in vendita. A quel punto predispongono un’offerta congrua ma, come sempre avviene in questi casi, nella fase più delicata, qualcuno che ha interesse a far fallire l’operazione spiffera la notizia e salta la riservatezza del negoziato. Il ministro si infuria perché lo scopre dai media  e a poco serve la telefonata riparatrice del CEO di Carrefour.

Così anche i canadesi si rendono conto  che la loro operazione è di dominio pubblico e rischia di saltare. Bruno Le Maire irritato per quella che interpreta come una scorrettezza  nei suoi confronti se la prende con i principali  azionisti di Carrefour. Bernard Arnault  e Philippe Houzé, la cui famiglia detiene il 12% delle azioni e che solo poco tempo  prima ha chiesto e ottenuto un prestito garantito dallo Stato di 300 milioni di euro per resistere alla crisi. Da qui la durissima dichiarazione alla TV di netta chiusura sull’operazione da parte del ministro:  “Per riassumere la mia posizione espressa ai canadesi: è un cortese no, ma un no chiaro e definitivo.”

Il pari grado del Quebèc Pierre Fitzgibbon ha cercato di spiegare al collega gli stretti legami tra la provincia francofona e la Francia e i recenti accordi che hanno consentito acquisizioni in Canada da parte di aziende francesi. Niente da fare. A quel punto era meglio per tutti abbozzare.

Lo stesso AD di Couche-Tard ha però lasciato aperta la porta dichiarando che “se ricevessimo segnali diversi dal governo francese o da altri attori chiave, vorremmo avere l’opportunità di impegnarci nuovamente, pur alle giuste condizioni”. Stesso atteggiamento dai vertici di  Carrefour “Dobbiamo continuare ad avanzare fuori dalla portata dei radar” e gettare le basi per quello che potrebbe tornare d’attualità dopo le elezioni presidenziali. È chiaro che è interesse di tutti superare lo stallo e voltare rapidamente pagina.

Per Carrefour è una doccia fredda. Qualcuno nell’entourage  avrebbe sibilato a denti stretti  “È incredibile che un ministro dell’Economia respinga un’operazione senza nemmeno averla studiata”. Fonti vicino al vertice del gruppo fanno trapelare che oltre agli ingenti investimenti messi sul tavolo, alle garanzie occupazionali per un periodo di due anni, Couche-Tard avrebbe accettato che Carrefour mantenesse  la sua sede a Parigi e che il nuovo gruppo probabilmente chiamato “Couche-Tard-Carrefour”, venisse quotato anche alla Borsa di Parigi. E, ultimo ma non ultimo, i canadesi si erano dichiarati pronti a lasciare  Alexandre Bompard alla guida del Gruppo pur affiancato da Brian Hannasch.

Fin qui i fatti. Continua però sui social un duello interessante tra il CEO del gruppo  Alexandre Bompard e il ministro dell’economia del Governo Francese Bruno Le Maire. L’occasione l’ha offerta una recente promozione di Carrefour sullo sciroppo d’acero ultra scontato lanciata anche sui social. Un prodotto tipico canadese diffuso nel Quèbec e parte della cultura popolare  di quel Paese. “Per chi si alza presto (lève-tôt) ma anche per chi va a letto tardi (couche-tard) lo può trovare nei nostri punti vendita aperti h24… Alexandre Bompard lo ha immediatamente rilanciato con un tweet (https://bit.ly/3piJyeV)   “io non rilancio mai le nostre promozioni, ma questa…” sottolineando ironicamente il gioco di parole. Bruno Le Maire ha replicato immediatamente con una GIF animata (https://bit.ly/3p7EPfE ) dove si vedono delle crêpes francesi su cui scivola via lo sciroppo d’acero canadese. Punture di spillo che segnalano i rispettivi disagi.

Da una parte la direzione di Carrefour e i suoi principali azionisti che scommettono ancora sull’operazione, dall’altra un Governo a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali. Secondo Marc Guyot et Radu Vranceanu  (https://bit.ly/3sKsbWl) “questo intervento a gamba tesa del Governo in un’operazione di ristrutturazione dell’azionariato è intrisa di populismo e di cinismo e rischia solo di danneggiare l’insieme dei collaboratori di Carrefour”.

Al di là delle battute su Twitter c’è Il rischio di uno stallo pericoloso. Da una parte la necessità di un’azienda di approfondire una opportunità importante per il proprio futuro con il rischio che il possibile compratore accantoni il suo progetto e si rivolga altrove e dall’altra le esigenze della politica che preferisce mettersi di traverso pur di  non decidere nulla sotto elezioni. Il nervosismo è evidente e i tweet, pur spiritosi, non lo rimuovono.

Couche-Tard è un’azienda sana  che vuole investire in Europa in una realtà importante  senza creare sovrapposizioni pericolose. Un’ottima scelta per Carrefour, per i suoi collaboratori e per il suo futuro dentro e fuori i confini francesi. Queste operazioni funzionano però se si aprono e si chiudono in un tempo ragionevole.

Le elezioni presidenziali francesi non sono una formalità dall’esito scontato. Carrefour potrebbe anche trovarsi in balìa di risultati imprevedibili sul piano politico nel pieno  della crisi della grande distribuzione stretta tra le conseguenze economiche e sociali della pandemia e la necessità di avere le risorse necessarie per competere. Di fronte a scenari complessi che coinvolgono anche altre grandi insegne francesi in difficoltà potrebbero scattare veti, appetiti, idee di progetti comuni e cordate dai quali gli azionisti di Carrefour e il suo management non credo vorrebbero esserne  coinvolti. 

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

Una risposta a “Carrefour/Couche-Tard. Perché il negoziato si è arenato. E perché deve riaprirsi”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *