La mancanza di una netta presa di posizione di alcune associazioni di categoria e dei sindacati sull’obbligatorietà del green pass e sulle conseguenze su chi non si adegua le renderà fragili alla ripresa di settembre. I novax pur presenti nelle piazze sono una realtà irrilevante numericamente dentro il variegato mondo delle imprese. Al minimo cenno di ripresa del virus cadranno dubbi e resistenze e si aprirà la caccia al non vaccinato. Per convincere gli indecisi e per isolare chi ha deciso di scaricare sulla collettività la propria scelta ideologia.
La posizione del sindacato e di alcune associazioni sarebbe assolutamente comprensibile in una situazione normale. “Né aderire né sabotare” lascia le mani libere ma riduce la credibilità ai tavoli che contano.
Tolto il pubblico impiego, che si nutre di regole proprie e di dinamiche interne, nel comparto privato il green pass è già di fatto instradato sulla via dell’obbligatorietà. E questo, in assenza di una presa di posizione forte dei sindacati, porterà verso forme di mobbing più o meno esplicito di capi e colleghi che, in caso di peggioramento della situazione, lascerà un segno pesante nelle relazioni interpersonali.
Precari e terzisti saranno i primi a doversi assoggettare ad un obbligo informale. Seguiranno tutti gli altri. Già oggi la debolezza delle associazioni del terziario nei confronti delle incertezze organizzative causate dalle norme ai propri associati è evidente. Potenziale cliente e dipendente sono stati parificati.
È però assurdo pensare che il primo debba sottostare ad obblighi in forza della non ritenuta essenzialità del consumo mentre il secondo, il cui ruolo è di relazionarsi con il cliente ne potrebbe essere, di fatto, esonerato.
Il luogo di lavoro, sia esso un negozio o un reparto industriale, vive di relazioni. Nel negozio c’è pure un terzo soggetto che è il consumatore per soddisfare il quale si muovono e interagiscono altri soggetti dai fornitori, alla logistica, ecc. un mondo che per funzionare deve potersi relazionare in assoluta sicurezza.
L’ impressione che il sindacato quando pensa al lavoratore si immagini una situazione statica nella quale il rapporto è simmetrico e non multidimensionale com’è nella realtà. Non guidare il processo che porta all’immunità di gregge espone no solo i novax ma anche gli indecisi al giudizio e alle azioni di chi gli sta intorno. Basta osservare la scarsa solidarietà di cui godono i commercianti presi tra più fuochi tra obblighi formali, reazioni dei clienti e dei collaboratori.
Esasperare il concetto di libertà vaccinale come fanno alcuni politici o dotare di salvacondotti preventivi i lavoratori laddove possono rinascere focolai con danni alla salute della maggioranza che rispetta le regole è un esercizio molto pericoloso.
Gli imprenditori non vogliono licenziare nessuno. Pretendono però che l’intera comunità di cui hanno la responsabilità riduca il rischio di contagio attraverso la vaccinazione e eviti danni collaterali sia alle persone che all’attività economica.
Gli ostinati, inconsapevoli vettori del virus vanno messi in condizione di capire la gravità del loro comportamento agito. Innanzitutto spingendoli alla vaccinazione ma anche mettendoli davanti alle conseguenze che in caso di problemi potrebbero subire dal contesto relazionale nel quale sono inseriti.
Per ora il rapporto tra sivax, novax e bohvax non è trasceso perché la copertura vaccinale non si è completata e quindi sono silos che non entrano ancora in contatto fisico tra di loro. Ma da settembre la situazione è destinata a cambiare. Prenderne atto e gestirla è fondamentale.