Eurospin non è il solo discount a cercare di tenere testa ai tedeschi di Lidl. In terza posizione e con alle caviglie Aldi che prosegue la sua corsa solitaria c’è anche MD. Con una quota di mercato, secondo Nielsen che supera il 15% nel canale, un fatturato intorno ai tre miliardi, 8000 dipendenti in crescita a colpi di mille in più ogni anno, che punta a superare i 1000 punti vendita, si fa largo cercando una sua originalità. Fiore all’occhiello sarà il nuovo polo logistico di Cortenuova all’avanguardia per il canale. Più di un terzo degli investimenti vanno lì.
Sul piano della comunicazione ha scelto di parlare al Paese di tutti i giorni. Non solo quello che fatica ad arrivare a fine mese. L’obiettivo (interessante per un discount) è quello di arrivare a proporre vera qualità al giusto prezzo. Non solo il risparmio. Si muove in modo originale e equidistante dalla modernità e dalla convenienza cittadina dei tedeschi che puntano ad un mercato più giovanile e alle parrucche intelligenti di Eurospin. Più da supermercato di vicinato. Si vede la mano di chi viene dal mestiere.
E poi parte dal sud. O meglio ha scelto il sud come luogo di elezione. Nella mia personalissima classifica di fine anno avevo segnalato come importante la presenza nella GDO di un’imprenditoria meridionale sempre più competitiva e preparata interpretata da due leader regionali come Multicedi e Arena leader in Campania e Sicilia. Ne aggiungo un altro. Un imprenditore che ha scelto il sud, un quarto di secolo fa, pur essendo del nord.
Di un nord però che non c’entra nulla con le aree metropolitane, le multinazionali tascabili, l’asse dell’A4 e le università che competono con le migliori del mondo. Un nord di confine, riconosciuto sempre come chiuso nei propri valori e nelle proprie convinzioni ma curioso, attento e sensibile verso ciò che dovrebbe contare sul serio.
Avendo dovuto fare i conti con una fantastica nonna austriaca dolce come una Sacher-Torte ma altrettanto inflessibile nei suoi convincimenti e nei suoi pregiudizi mi ha indubbiamente incuriosito il profilo di un personaggio come Patrizio Podini da Bolzano. Patron di MD. Il terzo discount del mercato e il secondo italiano dopo Eurospin.
Per quello che è riuscito a costruire in questi decenni lo metto sicuramente tra i principali protagonisti della Grande Distribuzione del 900 che ne hanno segnato la nascita e la crescita pur da punti di partenza e di prospettive differenti: Bernardo Caprotti, Marco Brunelli, Giancarlo Panizza, Tito Bastianello. Tutti del nord e, più o meno, tutti acerrimi nemici tra di loro. Buona parte delle fortune e dei problemi del comparto nascono e si consolidano proprio grazie a quei protagonisti. Nel bene e nel male.
Patrizio Podini non ha partecipato a quella gara. Né si è cimentato con questi personaggi. Anzi ad un certo punto si è pure fatto da parte. Ma non perché non fosse in grado di competere con loro. Ha capito per tempo che quella non sarebbe stata la sua gara. Un’altra sfida lo attendeva di lì a poco.
I suoi trascorsi al di là del confine gli avevano fatto intuire le enormi potenzialità dei discount mentre i suoi colleghi più blasonati ne vivevano con fastidio e supponenza la crescita pronosticandone una quota di mercato marginale. Anzi. Imprenditori visionari come Caprotti e Brunelli, ad esempio, già ormai a cavallo del nuovo secolo, cercavano di scambiare i loro negozi più piccoli con Standa e poi con Billa in cambio delle grandi superfici proprio perché scommettevano su un altro scenario. Ho vissuto in prima persona sia il travaso di piccole superfici da Esselunga a Billa che l’abbozzo di negoziato (fallito) sullo scambio dell’intera area delle grandi superfici Standa-Billa con Unes quando i fatturati sostanzialmente si equivalevano.
Visioni del futuro differenti nulla tolgono al carisma, ai risultati e alla capacità di quei protagonisti ma accendono un riflettore su chi, pur della stessa generazione, ha saputo guardare oltre il business vincente di quel periodo. E non era facile intuire il potenziale di crescita di un formato guardando gli hard discount di allora. Podini poi ha deciso di affrontare una doppia incognita. Discount, si, ma scommettendo e partendo dal Sud.
Mi sono domandato se, al suo posto è in quegli anni avrei condiviso quella scelta. Non credo proprio. Ma è solo dopo averlo visto protagonista dello spot accanto ad Antonella Clerici che ho deciso di ritornare sul personaggio. Patrizio Podini non mi era piaciuto. Mi era parso un po’ imbarazzato e intrappolato nella gestione di una professoressa del mezzo televisivo. Inseguire Giovanni Rana e Francesco Amadori proponendo ancora una volta la propria persona come testimonial aziendale non credevo potesse ancora funzionare. Eppure la semplicità e la spontaneità dell’uomo ha pagato ancora una volta. Due indizi quindi fanno una prova.
E due successi, seppure distanti e di peso diverso lo dimostrano. Patrizio Podini è indubbiamente una persona che al “no, perché” scelto da chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto preferisce il “perché no?” del bicchiere mezzo pieno. Non si è scoraggiato di fronte all’evidenza, al pensiero comune che vede il Sud come un problema e non come un’opportunità. Ha scavato a fondo, si è interrogato, ha saputo andare oltre e quando è stato il momento di alzare l’asticella. Soprattutto con sé stesso. Ha compreso che è proprio dove gli altri si fermano che si nascondono le ragioni profonde del passo successivo da compiere quando si ha chiaro l’obiettivo a cui tendere.
È il talento del vero imprenditore. Quello che non hanno tutti coloro che gestiscono un’ impresa. La pittrice Frida Kahlo diceva “Non dico che posso fare tutto. Dico che lo farò lo stesso, nonostante tutto.” Difficile quindi che pregiudizi e luoghi comuni potessero fermarlo ieri come oggi. E, se penso ai grandi imprenditori del comparto che ho citato quasi tutti del nord non credo che nessuno di loro avrebbe avuto il coraggio di imitarne le mosse. Ed è questo che lo rende unico.
Oggi alla guida dell’azienda ci sono i Podini boys. Un’altra generazione chiamata a dimostrare le proprie capacità con la consapevolezza che sarà impossibile limitarsi a imitare chi li ha preceduti. Vale per questa dinastia imprenditoriale come per tutte le altre. Devono imparare a nuotare da soli. Il talento, l’intuizione, il carisma, il coraggio non si ereditano. È il vero limite delle imprese familiari italiane.
MD ha però ancora tanta strada da fare. Oggi è un’azienda nazionale che cresce a ritmi notevoli, innovando nell’offerta dei suoi punti vendita, nelle strutture e nella logistica. L’anima e il clima che ha saputo creare il suo ideatore non sono cambiati. L’obiettivo non è dunque semplicemente replicare sé stessa. Questo è il compito a cui sono chiamati i nuovi interpreti. Da qui, oltre alla qualità e alla convenienza, i progetti di sostenibilità ambientale, di efficientemente energetico e dei trasporti e il consolidamento della presenza sul web. Soprattutto sul no food.
L’imprenditore bolzanino ha saputo andare oltre il supermercato quando quasi nessuno ci avrebbe pensato. La sfida che consegna intatta a figli e nipoti è però quella di saper andare oltre il discount.
C’è voglia di crescere e di conquistare territori da parte di tutti i player. Ma non sarà così all’infinito. Come è stato per ipermercati e supermercati. Servono visione del futuro, risorse e progetti innovativi. Soprattutto concentrazioni per generare le risorse necessarie alla crescita. Pandemia e rischi collegati alla ripresa dell’inflazione rimescolano il settore e consentono ai discount una indubbia posizione di vantaggio rispetto agli altri formati. Il 2022 sarà il loro anno ma il contesto è però lì a dimostrare che non sarà un passeggiata per nessuno.