Per cercare di capire quale futuro prossimo attende il comparto della distribuzione non serve lanciarsi in avventate profezie a lungo termine. Basta osservare cosa succede intorno a noi. Cogliere negli avvenimenti che attraversano i Paesi vicini quei segnali che indicano possibili traiettorie sociali ed economiche.
Si segnalano nuove ipotesi di concentrazioni indispensabili per competere e un decisa affermazione dei discount con inizio di possibili disagi sociali causati dall’inflazione. Fino ad arrivare ai tentativi di inquadrare nuovi lavori in vecchi schemi. In Belgio una levata di scudi contro l’ecommerce segnala la nascita di una forma di neoluddismo 4.0 destinato ad avere riflessi anche altrove. Non è un caso che Amazon, ad esempio, si stia infilando in tutte le lobby possibili sia in Europa che in alcuni Paesi chiave del suo sviluppo futuro. Una misura preventiva comprensibile vista l’aria che tira.
Il futurista Marinetti nel 1930 se la prese con gli spaghetti. Il padre del futurismo propose “l’abolizione della pasta asciutta assurda religione gastronomica italiana”. La lotta contro i mulini a vento, dal don Chisciotte di Cervantes in avanti ha sempre avuto un certo fascino. La stessa fine, credo attenda, la proposta di Paul Magnette, presidente del Partito socialista Belga.
Anche lui si è dato un obiettivo ambizioso: “il Belgio dopo aver eliminato il nucleare deve diventare il primo Paese senza e-commerce e solo con negozi veri”. Non va dimenticato che proprio le rigidità sulle liberalizzazioni volute dai socialisti in Vallonia hanno indubbiamente favorito il commercio elettronico. Ma tant’è. Quindi adesso tocca all’e-commerce.
Sorpreso lui stesso dal clamore suscitato dalla sua intervista ha cercato di mettere una pezza che si è rivelata, come sempre, peggio del buco. “Non usciremo completamente e totalmente dall’e-commerce nell’immediato, ma penso che la questione meriti un dibattito”. La sua visione è però chiara: “Troppo spesso non ci poniamo più le domande su cosa c’è dietro questo tipo di settore” “Dimentichiamo che dietro c’è un pesante impatto ambientale e condizioni di lavoro pessime”. E ancora: “Penso che l’e-commerce non possa essere considerato progresso, ma regressione sociale ed ecologica. Perché accettiamo che ci siano lavoratori di notte nei centri di distribuzione? Perché le persone vogliono fare acquisti 24 ore su 24 e ricevere il pacco a casa entro 24 ore. Non possiamo davvero aspettare due giorni per un libro?”
In realtà è soprattutto il modello di e-commerce di Amazon ad essere nel mirino del presidente del Partito Socialista. “Non ce l’ho con il piccolo commerciante che utilizza una piattaforma online o un sito web. O che l’ufficio postale invii pacchi. L’illusione che sottende questa impostazione è che solo impedendone lo sviluppo sul proprio territorio sia possibile evitare un modello di business e di lavoro che non si condivide. Magnette, come molti politici, non solo in Belgio, sembra atterrato da Marte il giorno prima perché la realtà del suo stesso Paese è un’altra.
Il Belgio è terzo nel Logistics Performance Index (LPI) l’indice che misura le prestazioni lungo la catena di fornitura logistica all’interno di un Paese dietro Germania e Svezia. L’Italia, per dire, è al diciannovesimo posto. Le imprese utilizzatrici dell’ecommerce sono per l’82% del Belgio. In Italia solo il 28%. Negli ultimi 5 anni (2017-2021) l’utilizzo di internet è passato dal 89% della popolazione al 93%. In Italia dal 73% al 83%. Gli acquisti in rete sono passati dal 67% al 80%. In Italia dal 44% al 59%. (dati tratti da EUROPEAN E-COMMERCE REPORT 2021)
Se la proposta venisse presa sul serio andrebbero in fumo 9 miliardi di euro di fatturato e decine di migliaia di posti di lavoro. Senza contare che queste prese di posizione vagamente luddiste spingono i player a riprogrammare gli investimenti e i magazzini oltre confine. L’obiettivo legittimo di promuovere il commercio locale e non desertificare i centri cittadini non è certo perseguibile in questo modo.
Il rischio è di ottenere proprio un effetto opposto. I presidenti dei partiti liberali fiammingo e francofono, Egbert Lachaert (Open Vd) e Georges-Louis Bouchez (MR), hanno espresso immediatamente la loro opposizione all’uscita dal presidente del PS Paul Magnette. La federazione di categoria Comeos che rappresenta commercio e servizi ha dichiarato che “se Paul Magnette pensa che i negozi di “mattoni e malta” sopravviveranno così come sono si sbaglia. La realtà è che ogni catena fisica oggi ha una strategia digitale e il futuro del commercio sarà fisico e digitale.
Se Magnette vuole fare qualcosa di utile, dovrebbe aiutare a organizzare l’e-commerce qui in Belgio, anche perché, secondo Dominique Michel, CEO di Comeos, “offrire il monopolio delle vendite online ai Paesi confinanti è un errore. Al contrario puntando sull’e-commerce si guadagnerebbero tre cose: valore aggiunto economico nel nostro Paese con fornitori locali; lavoro in Belgio con condizioni lavorative e salariali rispettabili e consegne più locali con centri cittadini vivaci con piattaforme logistiche locali”. Anche il sindacato cristiano fiammingo ACV Puls ha reagito immediatamente. “L’e-commerce è una realtà in Belgio, tornare indietro è un’utopia”, ha affermato il portavoce Kristel Van Damme. “Sono i i negozi fisici che devono puntare su una diversa esperienza di acquisto”.
In conclusione credo ci possa venire in aiuto Miguel de Unamuno nel suo libro “Vita di Don Chisciotte e Sancho”. Nei mulini a vento lo scrittore e filosofo spagnolo percepì un riflesso delle reazioni umane di fronte allo sviluppo tecnologico a cui si può reagire in due modi: sbigottirsi e avere paura come Sancho che sceglie di ignorare la complessità del mondo che lo circonda o, come fa Don Chisciotte, ingenuo ed eroico, scegliendo di andargli incontro a viso aperto.