L’ultimo miglio. Un business da reinventare.

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C’è un dibattito  in corso  in tutta Europa sui cosiddetti unicorni che popolano l’ultimo miglio. Alcuni chiudono, altri vengono acquisiti da concorrenti. Altri ancora si concentrano su alcuni mercati. Le aziende della GDO, oltre che con i loro negozi di vicinato, cercano sempre di più di coprire in proprio quel tratto di strada per garantire un servizio ai loro clienti. Nel frattempo i ministri del Lavoro Ue hanno raggiunto l’accordo sulle nuove regole a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme. Lo ha annunciato la presidenza di turno svedese del Consiglio Ue. Tra i punti principali della posizione comune dei Ventisette vi è l’inquadramento, secondo determinati criteri, dei lavoratori della gig economy come dipendenti, e non più come autonomi.  Una sorta di (difficile) quadratura del cerchio. Ne vedremo gli sviluppi.

Personalmente trovo questa attività  assolutamente utile.  Poter ordinare da casa prodotti o servizi, al di là di ciò che abbiamo dovuto affrontare con il lockdown è un passo in avanti. Va normata meglio, tutelati gli addetti e inserita in un contesto economico che garantisca una redditività.  Ma resta un servizio come qualsiasi altro. È però un lotta contro il tempo. C’è un modello di business da reinventare. Non basta puntare ad incrementare il numero dei clienti come nella fase precedente sperando in un loro consolidamento successivo. I conti devono tornare. E il servizio in sé, per ora, non è  in equilibrio economico.

La fase della pandemia ha illuso che la strada sarebbe stata solo  in discesa. Secondo McKinsey (https://mck.co/43MasAr) il mercato globale della consegna dell’ultimo miglio nel mondo  avrebbe dovuto raggiungere i 66 miliardi di dollari entro il 2026, dai 39.5 miliardi del 2020.  La mancanza di domanda per la consegna di generi alimentari in 30 minuti in Europa occidentale, l’aumento dei costi operativi e l’inflazione stanno rendendo difficile  la redditività costringendo startup come Getir a rivedere la loro strategia nei diversi Paesi per cercare di rilanciarsi. Da noi Gorillas e Sezamo hanno chiuso. I rispettivi Head Quarter hanno deciso di ritirarsi dai mercati ritenuti meno profittevoli o dove la ricerca della redditività sarebbe stata per lungo tempo più un miraggio che un obiettivo. 

La principale startup europea di quick commerce, Getir, sta considerando di chiudere tutti i suoi dark store in Francia oltre a quelli situati a Parigi dopo aver acquisito il rivale Gorillas nel dicembre 2022 per più di 1 miliardo di dollari. Il declino del quick commerce sta iniziando a sembrare veloce quasi quanto il suo successo iniziale. Sembra passato un secolo da quando Getir è stata lanciata, a metà del 2021, in Francia. Anche lì  aveva beneficiato di un contesto favorevole. I vari lockdown avevano reso la consegna rapida una risposta interessante. La startup turca era stata lanciata anche a Londra qualche mese prima.

La realtà è che oggi l’atteggiamento dei consumatori nei confronti della spesa in generale, nell’Europa occidentale, non favorisce il quick commerce. L’inflazione presenta il conto e frena gli investitori. Il punto è che  concentrandosi esclusivamente sulla consegna di generi alimentari, queste startup sono entrate in competizione con i minimarket di vario tipo un canale che è in crescita nelle città. Aggiungo che tutti i principali attori GDO, oltre a difendere il proprio modello di business,  stanno investendo pesantemente sull’e-commerce per rispondere all’aumento dello shopping di generi alimentari online in tutta Europa.

Carrefour ha annunciato nella sua ultima presentazione agli investitori l’obiettivo di triplicare il suo GMV (Gross Merchandise Value) per l’e-commerce entro il 2026, raggiungendo 10 miliardi di euro e punta ad un aumento di 200 milioni di euro del reddito operativo dell’e-commerce. Il leader del settore alimentare del Regno Unito Tesco sta viaggiando con una  crescita delle vendite online del +60% rispetto ai livelli pre-pandemia e 1,1 milioni di ordini online a settimana. Con il miglioramento dell’evasione degli ordini e degli slot di consegna, i big GDO possono ora soddisfare la domanda di consegna il giorno successivo. Di conseguenza, perché gli acquirenti non dovrebbero ordinare generi alimentari dai rivenditori a cui sono da sempre abituati?

Le vendite di alimentari online hanno rappresentato quasi 85 miliardi di dollari nel 2022 e dovrebbero crescere del +11% nei prossimi cinque anni, sottolineando l’importanza di servizi di consegna convenienti e veloci. I rivenditori classici riconoscono la necessità di servizi di consegna efficienti, ma affrontano molti problemi  che le startup di quick-commerce non hanno, motivo per cui, collaborare con queste startup di consegna, potrebbe aiutare. Carrefour lo ha fatto con la startup spagnola di consegna veloce Glovo per il suo servizio di consegna dell’ultimo miglio nel 2019 in vari mercati e le aree servite sono in aumento. In Polonia, anche l’assortimento del portafoglio si sta espandendo: “Per soddisfare le esigenze dei nostri clienti, prevediamo di introdurre presto prodotti non alimentari nella nostra offerta, come l’elettronica, la casa e il giardino o prodotti per bambini”, ha affermato Marek Garus, direttore delle operazioni di e-commerce e dello sviluppo di Carrefour Polska in un recente articolo. In molti dei suoi supermercati francesi e spagnoli, Carrefour offre servizi di consegna gratuiti per acquisti superiori a 40 € e una consegna di 30 minuti grazie a Glovo, consentendo al rivenditore di soddisfare tutti i tipi di richieste  grazie a questa partnership.

Il consolidamento e le partnership con la GDO sono anche il percorso favorito per le startup di quick commerce per poter aumentare i volumi degli ordini e ottimizzare i costi. E, ovviamente, per raggiungere la redditività. Il 2023 ci dirà chi  è pronto a reinventarsi  e chi declinerà definitivamente. Almeno in Europa occidentale. Altri soggetti importanti si muovono. Alcuni  in controtendenza.

Amazon, ad esempio,  sta sperimentando negli USA una forma di sconto/rimborso per chi ritira la merce presso i suoi centri. Amazon Prime costa (forse troppo) all’azienda di Seattle. Un passo indietro per farne uno in avanti o un’ammissione di difficoltà? Lo vedremo presto. Aldi, al contrario,  in Germania prova ad entrare direttamente nella consegna a domicilio. La sua capacità di rendere profittevole ogni cosa che fa, è proverbiale. Per questo molti si aspettano di capire se riuscirà a realizzare quelle economie di scala necessarie che la possano rendere conveniente per aziende e clienti. Per poi copiarne il modello. Una bella sfida per Aldi. Però serve tempo.  Tempo concesso che solo a chi ha risorse economiche sufficienti. 

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