C’è l’intero Governo in affanno sul tema. L’inflazione, se non verranno messe in atto le contromisure necessarie per attutirne gli effetti e provare a stimolare la discesa, rischia di lacerare il tessuto sociale del Paese. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso punta ad un accordo su un paniere di prodotti di largo consumo a prezzi calmierati. Il negoziato che si aprirà vede una GDO che si sente presa di mira mentre l’industria alimentare ha “svicolato” fino ad ora dalla proposta di aprire un tavolo comune. I rapporti di forza pesano.
Confindustria è sul pezzo. Sta cercando di salvaguardare le traiettorie economiche dei suoi associati. Quindi Federalimentare, fino ad ora, ha rimbalzato le richieste di coinvolgimento. Confcommercio ha sotto la sua ala una pluralità di settori, ognuno con le sue priorità. Insieme a Coldiretti sono però gli interlocutori privilegiati del Governo Meloni. Federdistribuzione e tutto il resto della compagnia, pur animati da tanta buona volontà, sono il classico vaso di coccio tra vasi di ferro.
C’è poi una differenza strutturale nel modello decisionale tra le diverse rappresentanze. Confindustria e Confcommercio fanno politica “per” le imprese. Federdistribuzione prova a fare politica “con” le imprese. E mettere d’accordo teste abituate a diffidare l’una dell’altra e tutte convinte di saperla lunga non è cosa facile. Di questo ne va dato atto.
“Va premesso che l’inflazione in Italia sta diminuendo più rapidamente che in altri Paesi europei, ma noi vogliamo fare di più anche per evitare che gli aumenti diventino strutturali come è avvenuto durante la fiammata del 2007/2009. Stiamo lavorando per calmierare i prezzi dei beni di largo consumo individuando un paniere non solo alimentare con meccanismi che definiremo in questi giorni con tutti gli attori della filiera, dalla grande distribuzione organizzata a produttori e commercianti. L’obiettivo da raggiungere già prima della pausa estiva è un accordo di sistema per un “trimestre anti inflazione”. ha dichiarato il ministro al Corriere. In questi mesi l’industria alimentare si è mossa con lungimiranza. Da un lato forzando con richieste di aumenti dei listini generalizzati alle singole insegne e dall’altro, convincendo il Governo che la GDO ha margini abbondanti a disposizione mentre il primario e il secondario devono consolidarsi nel post pandemia e in una situazione geopolitica e climatica tutt’altro che assestate. Per queste ragioni vanno lasciate lavorare per consolidarsi in una fase difficile.
La GDO, al contrario, si è mossa in ordine sparso. Ha scommesso, insegna per insegna, su un’inflazione transitoria puntando ad un miglioramento della situazione geopolitica e quindi si è fatta carico di una parte degli aumenti dei listini lamentandosi, solo a parole, dell’ingordigia dell’industria e cercando una sponda nei consumatori. Questi ultimi, frastornati dalla realtà, hanno cercato tutte le scorciatoie individuali possibili. Alla fine si sono convinti che qualunque piega prenderanno le cose a pagarne le conseguenze saranno comunque loro. Se qualcuno pensava fosse sufficiente proporsi come difensore dei consumatori si è sbagliato. Nessuno ci ha creduto. Aggiungo sommessamente che sono mesi che diverse insegne annunciano ai quattro venti bilanci in salute e risultati straordinari. Un’ingenuità comunicativa che non è passata inosservata alla politica e che sta contribuendo a creare le condizioni peggiori per il prossimo negoziato. E poi c’è il mancato rinnovo del contratto nazionale che pesa come un macigno.
Federdistribuzione ce l’ha messa tutta a spiegare numeri e impatti ma la realtà è questa. Per il Governo uscirne rapidamente intestandosi un “successo” resta una priorità. Se però non sarà portato con mano verso una soluzione vendibile al Paese scatterà la caccia al colpevole. Urso, dalle dichiarazioni, sembra voler seguire l’esempio francese quindi non vuole imporre nulla. Contemporaneamente non vuole restare con il cerino in mano.
La GDO è quindi sotto scopa. Come uscirne? Pretendere che al “tavolo” ci siano tutti i protagonisti resta una priorità che ha convinto il Governo. E questo, è un successo innegabile per la GDO. Purtroppo la situazione geopolitica non promette nulla di buono. Gli aumenti sono in gran parte giustificati. Sconti e promozioni non contano nulla in tempi di inflazione. Si annullano a vicenda. Bisogna inevitabilmente concentrare le iniziative su un paniere specifico di generi di prima necessità che si integrino con l’iniziativa recente della card “dedicata a te”. I margini maggiori sono indubbiamente sulla marca del distributore ed è lì che occorrerebbe lavorare. Tra l’altro un’intesa che punti a valorizzare la MDD agli occhi del consumatore è positiva in prospettiva per il mix volumi di tutte le insegne e costringerebbe comunque l’industria a doversi giustificare sia in termini di differenza di prezzo che, in alcuni casi, di grammatura delle confezioni. Fossi al tavolo lancerei una proposta di “margine zero” per tre mesi su un paniere preciso di prodotti scelto autonomamente dalla GDO scaduti i quali il sacrificio potrebbe essere bilanciato da un intervento compensativo sul piano fiscale.
Il rischio è che dopo la sottovalutazione del contesto economico uscito dalla pandemia e scandito dal conflitto ai confini dell’Europa si sottovaluti ciò che l’autunno riserverà sul piano sociale se questa situazione non verrà tenuta sotto controllo. Alcuni sindacati scalpitano per passare alle maniere forti, lo stesso blocco del rinnovo dei contratti rappresenta una contraddizione in termini e quindi il rischio di trovarsi nell’occhio del ciclone come comparto e senza compagni di strada è molto forte.
Per la prima volta l’intera grande distribuzione si trova a dover dare una prova di maturità, di compattezza e di lungimiranza perché non si è mai trovata in una situazione di queste dimensioni politiche e di necessario protagonismo. Ne sarà capace? Ovviamente bisogna augurarselo.
Una risposta a “Grande distribuzione e inflazione. Presto si aprirà un negoziato decisivo con il Governo”