Carrefour in Belgio sperimenta nuove formule di vendita…

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«Non siamo più l’azienda di tre anni fa, la nostra ambizione entro il 2026 è diventare una Digital Retail Company, il che significa porre il digitale e i dati al centro del nostro modello creativo e di creazione del valore», ha dichiarato il Presidente e AD Alexandre Bompard durante il Digital Day che ha avuto luogo lo scorso novembre. Nel mondo, tecnologia e sperimentazioni anche nel comparto della grande distribuzione, non si fermano. A Zaventem in Belgio, una  cittadina situata nella periferia settentrionale di Bruxelles, di cui è parte dell’area metropolitana, Carrefour  lancia una  nuova formula a tutti gli effetti, chiamata Carrefour BuyBye, che completerà e amplierà la gamma offerta finora ai clienti: Hyper, Market, Express ed e-commerce e le numerose altre sigle che la caratterizzano nel mondo.

Carrefour BuyBye vuole offrire una soluzione pratica per gli acquisti dell’ultimo minuto. Il punto vendita di soli 18 metri quadrati è composto principalmente da frigoriferi dove i clienti possono acquistare il loro pranzo, snack, bevande fredde, frutta e così via. Carrefour BuyBye funziona al 100% utilizzando l’intelligenza artificiale, una combinazione di ponderazione del prodotto e rilevamento della visione artificiale. Le telecamere posizionate strategicamente su ogni scaffale forniscono il doppio controllo, garantendo la massima precisione di fatturazione.

L’IA è addestrata a riconoscere ogni prodotto da ogni angolazione, garantendo un’esperienza cliente fluida e senza soluzione di continuità. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la start-up Reckon AI, specializzata nella progettazione di micronegozi dotati di intelligenza artificiale.  Il negozio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 22 e da gennaio 7 giorni alla settimana. (da www.gondola.be). È quindi sufficiente  una connessione internet e una  presa elettrica per aprire un negozio cosiddetto non presidiato. La caratteristica particolare che lo distingue dai negozi convenzionali è che si tratta di un negozio completamente automatico.

La tecnologia riconosce i prodotti, tiene traccia anche dell’inventario in tempo reale, consentendo un’esperienza efficiente e personalizzata. Sono integrabili in qualsiasi ambiente di vendita al dettaglio esistente o creane uno nuovo. Carrefour in Belgio prevede di implementare il concetto di micro-store nei suoi negozi fisici esistenti, in un prossimo futuro.

Il piccolo negozio è quindi costituito semplicemente  da frigoriferi dove i clienti possono acquistare pranzo, snack, bevande fredde e frutta dopo aver scaricato l’app Carrefour Buybye e creato un account con il  metodo di pagamento scelto prima di poter utilizzare l’app per aprire i frigoriferi stessi, estrarre prodotti ed effettuare il pagamento. Alimentata al 100% dall’intelligenza artificiale, la combinazione di pesatura dei prodotti e visione artificiale garantisce una fatturazione accurata con telecamere posizionate strategicamente per un doppio controllo. Addestrato a riconoscere i prodotti da qualsiasi angolazione, promette un’esperienza cliente fluida e senza interruzioni.

La collaborazione con la startup portoghese Reckon.ai, azienda specializzata in micro store dotati di AI, dà vita a questo progetto innovativo.  Attualmente, il negozio stand-alone è attivo dal lunedì al venerdì dalle 7:00 alle 22:00. Il rivenditore prevede di estendere le operazioni a sette giorni alla settimana a partire da gennaio del prossimo anno.

E così mentre da noi ci si sta interrogando sull’opportunità o meno di automatizzare la barriera casse nei piccoli supermercati le sperimentazioni nel mondo continuano. Chiuso l’esperimento di Terni, avviato quello di Verona da parte della cooperativa DAO di Conad, annunciati quelli di Esselunga e PAM per il 2024, la tentazione per molte insegne che se lo possono permettere  è quella di muoversi decisi in quella direzione. Sperimentare per non farsi cogliere impreparati. Con tutta la cautela tipica del nostro mondo. Costi e problemi dimensionali dei negozi ovviamente frenano queste innovazioni. Solo le imprese più grandi si possono permettere test, sperimentazioni, errori e ripartenze. La stessa Amazon ha dovuto prendere atto che la tecnologia non può essere considerata un fine in sé  ma solo uno strumento. Gradita dai clienti ma non certo sostitutiva di ciò che il cliente si aspetta di trovare in un  negozio fisico tradizionale.

Ci sono però applicazioni possibili di una tecnologia di questo tipo  che fanno riflettere. Penso nei piccoli comuni di montagna dove un’attività commerciale classica non è remunerativa. In Trentino, ad esempio, esistono sovvenzioni locali per chi tiene aperte attività altrimenti destinate alla chiusura. Queste e altre soluzioni potrebbero aiutare. Il tema quindi non è solo circoscritto a ciò che oggi intendiamo per “negozio”, al sistema di relazioni interpersonali che lo animano, al servizio che offre e alla sua natura intrinseca così come l’abbiamo ereditata dal passato. È ormai ben altro.

La tecnologia offre traiettorie nuove a ciò che abbiamo catalogato, semplificando, come negozio fisico o negozio virtuale. Ciascuna soluzione, a modo suo, offre tasselli di un puzzle di cui non conosciamo ancora il risultato finale. Percepiamo solo la necessità di proseguire con l’entusiasmo e con l’ottimismo  necessari queste  sperimentazioni perché il futuro non si attende ma si costruisce giorno per giorno.

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