Un distinguo forte che non passerà certo inosservato. Lidl lascia Federdistribuzione in polemica sulla mancata firma del contratto nazionale e, di conseguenza, applicherà il CCNL firmato da Confcommercio. In Federdistribuzione c’era entrata due anni fa, il 23 aprile 2021 portando i suoi oltre ventimila dipendenti e i suoi 700 punti vendita. Al centro della strategia di Lidl allora come oggi la sostenibilità economica, sociale e ambientale. La responsabilità sociale nei confronti dei propri collaboratori ha quindi pesato non poco in questa decisione.
Lidl si è trovata spiazzata all’interno di dinamiche associative incomprensibili per una realtà di quel profilo dove ha prevalso chi, non avendo problemi di interlocuzione sindacale, ha puntato al rilancio sapendo di non correre alcun rischio. Tra le aziende associate non solo Lidl era per chiudere. Alcune come Selex, sono rimaste sorprese, dalla reazione dei sindacati per l’abbandono del tavolo. Altre speravano in una rapida conclusione.
Nella decisione ha pesato il cambio di atteggiamento di Federdistribuzione che, poco prima della firma di Confcommercio e Confesercenti ne aveva contestato i rilanci giudicandoli inopportuni e, subito dopo, si è posta di fatto sulla stessa linea, rivendicando una distintività apparsa provocatoria non solo ai sindacati di categoria. Com’è ho recentemente scritto “Lo stallo, se si trasforma in risultato, non è un’opzione negoziale. È una rinuncia al proprio ruolo”. Questa uscita segnala la presenza di rigidità interne alla Federazione che rischiano di trascinare l’intera vicenda in un cul de sac dagli esiti imprevedibili. La rapidità con cui si è manifestata questa uscita spinge i cosiddetti “falchi” all’arroccamento e i sindacati a confermare la bontà delle ragioni alla base della rottura.
Per Federdistribuzione questo era il primo vero CCNL. Quello firmato nel 2018 era una sostanziale ricopiatura di quello di Confcommercio con uno “sconto” sul salario. L’area lavoro di Federdistribuzione, composta dai direttori risorse umane delle insegne, è arrivata impreparata alla scadenza, non ha fatto quasi nulla per cinque lunghi anni per costruire un percorso alternativo e distintivo con l’interlocutore sindacale cedendo ruolo e iniziativa ai CEO delle insegne che in larga parte di questa materia non ne capiscono un granché salvo per i costi che genera. Questi ultimi, soprattutto se piccoli imprenditori, hanno dei sindacati una visione approssimativa e legata alla loro realtà specifica. E quindi non hanno valutato né il contesto politico e sociale né la necessità di chiudere rapidamente la partita.
Più che a Confcommercio questa volta era al contratto della Cooperazione che avrebbero dovuto guardare con maggiore attenzione. L’innovazione e la distintività non possono essere a senso unico. E le problematiche legate al lavoro povero, agli appalti e al franchising erano elementi di scambio che avrebbero dovuto essere approfonditi. Buttarelli che oltre ad essere Presidente della Federazione è un manager preparato e intelligente temo si sia trovato solo sovrastato dai limiti di scarsa visione politica e sociale presenti in molte realtà della GDO. Un peccato. Adesso la strada è in salita per tutti. Certo la firma di Confcommercio, Confesercenti e Coop consente di guadagnare tempo a Federdistribuzione sfruttando le tranche firmate da altri e rinunciando così ad una conclusione rapida. Ma questo provocherà tensioni tra “falchi e colombe” provocando il rischio di una inutile paralisi associativa sul tema.
Intanto Lidl conferma la sua coerenza. Ancora una volta sono i discount che si smarcano. Questa volta sul versante sociale. Sta avvenendo così in tutta Europa. Il personale per Lidl è centrale e non a parole. Soprattutto per la fatica e l’impegno che comporta il suo reperimento in un settore che comincia a segnalare difficoltà di recruiting. Da qui la scelta di replicare il percorso di studio e lavoro di Alta Specializzazione “Lidl 2 your career” per diventare Assistant Store Manager avviato per la prima volta a Brescia nel 2022, per poi essere esteso anche alle città di Firenze, Roma e Bari. Nato dalla collaborazione tra LIDL Italia e AHK Italien (la Camera di Commercio Italo Germanica) e che assegna fin dal primo giorno uno stipendio mensile e assicura un contratto a tempo indeterminato al termine dei due anni.
Per LIDL, per la sua dimensione organizzativa, per il lavoro sarebbe stato impossibile reggere a lungo in questa ambiguità sul mancato rinnovo. “Da quattro anni i nostri collaboratori attendono il rinnovo del CCNL ed è per noi inaccettabile che le trattative si siano ulteriormente arenate per dinamiche che esulano dai loro bisogni. Il prolungato immobilismo nella trattativa ha introdotto incertezze che intendiamo subito superare per il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti delle nostre persone”, ha dichiarato Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia. Da qui, per coerenza, l’uscita da Federdistribuzione e la scelta di applicare il Ccnl già rinnovato da Confcommercio.
Ha fatto benissimo. Io in Unes attendo ancora fiduciosa ma veramente la federdistribuzione dovrei essere “bannata”
Spero che i grandi marchi seguano l esmpio lidl non si può sempre speculare sulla pelle dei lavoratori che sono l asse portante delle aziende spero che per federdistribuzione sia l inizio del sua fine…..
Federdistribuzione si e’ dimostrata in questi anni la costola peggiore di tutto il Settore Terziario,il suo unico scopo e’ stato sempre quello di speculare sulla pelle dei lavoratori.
Spero che le altre Aziende lascino al piu’ presto Federdistribuzione per passare con la Confcommercio
questo addio di Lidl non può non far pensare a quanto in effetti federdistribuzione si stia rivelando, piú che una federazione che si fregia di interpretare al meglio le necessitá del settore, un rifugio per i padroncini dei franchising terrorizzati di dover mettere mano al portafoglio e palesemente non in grado di gestire le risorse umane cui al contempo richiedono sforzi spesso inconciliabili con la vita moderna, spero che i grandi marchi proprietari,abbandonino presto questa nave, che tutto sta dimostrando, meno che essere indispensabile per l’organizzazione efficiente dell industria.