Ben cinquantaquattro anni fa Leonardo Sciascia spiegò a Giampaolo Pansa “la teoria della palma” per indicare l’espansione della mafia al Nord. Era l’ottobre del 1970. Scrisse Pansa nel suo famoso Bestiario: “Andai a trovare Sciascia a Palermo. Tra le verità che mi offrì, una soprattutto mi colpì per la carica profetica. Lo scrittore mi domandò: “Conosce la teoria della palma?”. Ammisi di no. Lui proseguì: “Secondo una teoria geologica, per il riscaldamento del pianeta la linea di crescita delle palme sale verso il nord di un centinaio di metri all’anno. Per questo motivo, fra un certo numero di anni, vedremo nascere le palme anche dove oggi non esistono”.
Gli chiesi: “Che cosa c’entrano le palme con la mafia?”. Sciascia sorrise: “Anche la linea della mafia sale ogni anno. E si dirige verso l’Italia del nord. Tra un po’ di anni la vedremo trionfare in posti che oggi sembrano al riparo da qualsiasi rischio. E anche al nord la mafia avrà gli stessi connotati che oggi ha nel sud. Qui da noi il mafioso si è mimetizzato dentro i gangli del potere. Una volta in Sicilia c’erano due Stati, adesso non ci sono più. Quello della mafia è entrato dentro l’altro. Un sistema dentro il sistema”.
L’accusa ripiombata in questi giorni, suona come una sentenza di Cassazione. E per chi opera onestamente nel settore della Grande Distribuzione credo sia un pugno nello stomaco: «Tutti i supermercati dell’hinterland milanese sono in mano alla ‘Ndrangheta, idem i locali di divertimento dove vanno i vip». Lo ha detto il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri intervenendo a Palermo al convegno “Le rotte e le logiche del traffico internazionale di stupefacenti e le evoluzioni della criminalità organizzata transnazionale” organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura, dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, con il Programma Falcone Borsellino del Ministero degli Affari Esteri.
Ben dieci anni fa, a Firenze, a margine di un convegno sull’usura, l’allora Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Gratteri sottolineava: “La ‘ndrangheta vuol comprare ciò che è in vendita da Roma in su, lo vediamo nel campo della grande distribuzione commerciale e della gastronomia”. Con la denuncia di questi giorni ha rilanciato, confermando come la malavita organizzata è riuscita a infiltrarsi profondamente nel tessuto economico del nord Italia. Evidenziando però un “controllo” quasi totale sui supermercati situati nell’hinterland di Milano, senza precisare fatti e persone, può scatenare una cultura del sospetto generale che colpisce trasversalmente il settore e l’insieme delle insegne con gli imprenditori per bene che vi operano.
Secondo Gratteri la ‘Ndrangheta utilizzerebbe i supermercati per riciclare denaro proveniente da attività illecite. La tecnica utilizzata sarebbe quella classica: acquisire catene o punti vendita di supermercati in difficoltà, risanarli con capitali illeciti e usarli come veicolo per ripulire denaro sporco. Le parole di Gratteri hanno ovviamente sollevato reazioni immediate tra le istituzioni e le forze dell’ordine. Non altrettanto nel comparto. Gratteri ha suggerito l’introduzione di nuove misure legislative. Inasprire le pene per il riciclaggio di denaro e migliorare i meccanismi di controllo sui flussi finanziari. Inoltre, ha proposto la creazione di un’agenzia nazionale dedicata alla lotta contro le infiltrazioni mafiose nell’economia legale. È evidente che, questo fenomeno, non solo rappresenta una minaccia per l’economia legale, ma anche per la sicurezza dei cittadini. Nel comparto se ne parla poco e a bassa voce. In parte forse per la convinzione di essere estranei al rischio stesso, in parte perché per diversi operatori il fenomeno è considerato circoscritto ad alcune regioni del sud come ciclicamente emerge dalle notizie di stampa.
Nel comparto se ne parla troppo poco e a bassa voce. In parte per ignoranza, in parte perché, per diversi operatori, il fenomeno è considerato circoscritto ad alcune regioni del centro sud.
Per Gratteri, però, sarebbe da qualche decennio che non è così. Le sue dichiarazioni rappresentano un monito importante su cui riflettere. La diffusione dell’infezione della ‘Ndrangheta nell’economia e nel comparto stesso è un segnale allarmante della pervasività della criminalità organizzata. Condivido assolutamente che sia necessario un intervento deciso e coordinato da parte delle istituzioni per contrastare questa minaccia e ripristinare la legalità.
Fu l’ex Prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca nel 2015 a proporre un protocollo (https://bit.ly/4dVZ9dL) contro il rischio d’infiltrazione mafiosa all’interno dell’Ortomercato definito allora un “centro particolarmente esposto agli interessi dei clan”. Protocollo rinnovato anche nel 2022 (https://bit.ly/3wEZfpH), per un ulteriore triennio (2022-2025) e siglato dal Prefetto di Milano, dall’Assessore alla Sicurezza del Comune di Milano e dal Presidente della Società SO.GE.M.I. Spa e che rappresenta un importante strumento per rafforzare la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in relazione alle imprese soggette ai controlli. In virtù degli impegni assunti saranno assicurate ampie verifiche su tutti gli Operatori dell’Ortomercato, attraverso l’identificazione dei soggetti che accedono al Comprensorio Agroalimentare di Milano, dei mezzi utilizzati e delle relative merci.
Il testo aggiornato del Protocollo prevede, inoltre, la possibilità per le Forze dell’Ordine e la DIA di usufruire di una piattaforma telematica che raccoglie tutte le informazioni relative a imprese e mezzi presenti e agli appalti in essere, quale strumento volto ad intensificare il contrasto delle infiltrazioni criminali e delle situazioni di illegalità, consentendo anche lo svolgimento di accessi in loco mirati e tempestivi.
Le associazioni di categoria, in nome e per conto delle insegne associate, dovrebbero essere parte diligente proponendo un protocollo analogo per l’intero comparto della Grande Distribuzione che vincoli le insegne ad alzare il livello di attenzione. E dotarsi degli anticorpi necessari. Vigilare sulle acquisizioni, sugli operatori, sui franchisee, sugli appalti e su ciò che gira intorno allo sviluppo immobiliare e alle conseguenti imprese che fanno le ristrutturazioni è anche compito di chi opera nel comparto. È necessario un intervento coordinato per contrastare questa pervasiva infiltrazione criminale. Credo sia fondamentale monitorare l’evoluzione della situazione e adottare misure preventive per evitare ulteriori allargamenti del fenomeno.
La lotta contro la criminalità organizzata (mafia, ‘ndrangheta e camorra) richiede un impegno costante e la collaborazione di tutte le forze sociali ed economiche. Solo in questo modo sarà possibile costruire un futuro libero dalle infiltrazioni della criminalità organizzata. Ovviamente evitando generalizzazioni pericolose o accuse generiche alla Grande Distribuzione. Il comparto è sano. Anche per questo occorre separare, in modo deciso, il grano dalla gramigna.