Dario Di Vico, anche questa volta, ha centrato il problema e… l’avverbio. A parte i disagi provocati dallo sciopero dei trasporti di ieri due dati dovrebbero far riflettere.
Dopo la batosta dell’Alitalia il sindacato confederale del settore trasporti continua “pigramente” a subire l’iniziativa dei COBAS. Nessuna battaglia politica, nessuna presa di distanza, nessun contrasto vero. I riflettori oggi sono tutti su questa agitazione. È normale. Però non è tutto qui. Purtroppo.
I COBAS hanno anche rilanciato sulla logistica. È lì, e non altrove, che c’è in corso una battaglia sindacale vera. L’obiettivo è la titolarità della rappresentanza dei nuovi “ultimi”.
Preso tra voucher, congressi e Jobs Act il sindacato confederale sembra distratto altrove. Pubblico impiego, trasporti e logistica rappresentano il luogo ideale per tentare di mettere in discussione i tradizionali equilibri di forza. COBAS e altre formazioni lo hanno capito benissimo.
Purtroppo i sindacati confederali continuano a osservare da spettatori la scena mettendo in campo attori di secondo piano. Inconsistenti sulla vicenda Alitalia, “pigri” mentre gli scioperanti prendono i cittadini per il collo, fuori gioco domani. Lo “schiaffo alla democrazia” viene anche da qui. Troppo facile per la CGIL cercare nemici solo altrove.
La stagione congressuale della Cisl, purtroppo, non ha detto quasi nulla su questo punto. Giuseppe Sabella fa bene a valorizzare ciò che i congressi di FEMCA e FIM hanno saputo mettere all’ordine del giorno. Sono segnali importanti. Il sindacato confederale deve però saper ritrovare una strategia unitaria che faccia chiarezza su determinati temi.
Fortunatamente AnnaMaria Furlan ne ha preso rapidamente le distanze: “Non è abusando di uno strumento così importante e delicato come lo sciopero nei servizi pubblici che si portano a casa risultati. Anzi e’ l’esatto contrario: si danneggia l’immagine del sindacato e si portano a casa solo difficoltà inutili per la gente e per gli stessi lavoratori”.
Il congresso confederale della CISL offre una grande opportunità ad Annamaria Furlan. Non lasciare isolato il pragmatismo sindacale di Marco Bentivogli, continuando l’operazione trasparenza e pulizia interna non fermandosi davanti alla forza economica e alla numerosità di alcune categorie e riposizionare, così, la CISL sul piano politico e sociale completandone il ridisegno organizzativo.
Sull’altra sponda la CGIL oggi porta in piazza la sua forza ma anche tutta la fragilità di una posizione sempre più condannata a interpretare un ruolo politico e di perno sociale di una sinistra vecchia e prevedibile circondata dalla diffidenza di generazioni sempre più lontane.
Oggi in campo, insieme alla CGIL, si ritrova una sinistra “neo paternalista” che insiste nell’offrire ai giovani di oggi soluzioni troppo semplici a problemi complessi. Propone i soliti “draghi invisibili” da combattere e liquida con troppa disinvoltura ambiguità, responsabilità e complicità delle generazioni precedenti, e quindi anche del sindacato e dell’intera sinistra, sulle speranze e sul futuro di questa generazione.
È vero che Susanna Camusso deve innanzitutto tenere insieme il suo popolo in un momento di grande smarrimento della sinistra (non solo in Italia) ma farlo su di un obiettivo di fatto secondario limitandosi ad offrire una sponda al rancore antirenziano e un punto di coagulo dell’estremismo salottiero mettendo a repentaglio un disegno unitario ben più importante resta un azzardo pericoloso.
Farlo subito dopo che i COBAS hanno buttato benzina sul malessere del Paese lo è ancora di più. E non sarà facile per Camusso rimarcare l’abisso morale e politico che separa (fortunatamente) la CGIL da queste formazioni distruttive e minoritarie.
Nel movimento sindacale c’è in corso una evidente battaglia politica sull’egemonia dagli esiti incerti. I contratti nazionali hanno segnato un possibile percorso che però non è affatto scontato.
Ci sono ritardi, interessi e storie personali, ambiguità, resistenze, furbizie che, ad esempio, il percorso congressuale della CISL non ha sciolto completamente e che sono presenti, purtroppo, in tutto il sindacalismo di matrice confederale e che rischiano di rallentare i cambiamenti necessari e urgenti.
La giornata di ieri pur con il suo carico negativo e passatista ha mostrato però segnali che vanno colti. Chi sta dalla parte dei cittadini non è affatto un crumiro sempre e comunque così come chi sta “pigramente” dalla parte dei colleghi che interrompono un servizio pubblico di venerdì non è sempre e comunque, un “collega che sbaglia”. E questo è un importante passo in avanti…