La video conferenza che ha segnato l’avvio del rinnovo del CCNL del terziario che vede protagonisti Confcommercio insieme a Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs Uil è un segnale importante.
Scaduto nel 2019, quindi prima dell’esplosione della pandemia, l’intenzione di affrontarlo ha galleggiato per mesi stretto tra la volontà della responsabile della commissione lavoro della Confederazione, Donatella Prampolini (titolare di una piccola azienda della GDO e vice presidente confederale) di procedere al confronto e il timore di Lino Stoppani, (vicepresidente vicario di Confcommercio e presidente di FIPE, la Federazione dei Pubblici Esercizi) di innescare una stagione di rinnovi che avrebbero coinvolto anche la sua realtà alle prese con i lockdown successivi e una crisi senza precedenti.
Il cosiddetto terziario di mercato è un perimetro i cui confini contrattuali sono pressoché infiniti grazie all’abilità di Confcommercio e dei suoi interlocutori sindacali di costruire uno strumento flessibile, adatto ad una realtà che nei decenni è cresciuta molto pur in modo disordinato, dai costi contenuti e competitivi rispetto a quelli proposti da altri contratti firmati in altri settori.
Essendo un contratto confederale non prevede confini di categoria ed è, di fatto, utilizzabile da chiunque. Il nuovo secolo però lo ha visto sotto attacco pesante dai cosiddetti contratti pirata (pur depositati al CNEL) che hanno attratto numerose imprese e dalla concorrenza sui costi da quelli firmati da Confesercenti e soprattutto da Federdistribuzione sul versante della GDO scatenando un dumping contrattuale sottovalutato da molti che avrebbe potuto comprometterne i successivi rinnovi. Decidere di aprire il confronto è dunque un atto di coraggio soprattutto perché consente agli altri potenziali contraenti di attenderne gli sviluppi e muoversi in seconda battuta.
Confcommercio mette in campo una nuova squadra sia sul piano politico che tecnico che non ha mai gestito in prima persona e a 360° un rinnovo contrattuale pur vantando una esperienza tecnica di prim’ordine. Da parte sindacale la Fisascat schiera Davide Guarini al suo primo rinnovo da protagonista. La Filcams Maria Grazia Gabrielli alla sua seconda esperienza e infine Bruno Boco che vanta una navigazione di lungo corso nella categoria.
Sullo sfondo alcuni convitati di pietra. Confindustria che ha una parte importante di aziende sue iscritte che applicano il CCNL del terziario e quindi sta studiando come inserirsi per recuperarle e rilanciare la propria presenza nel terziario di derivazione industriale. Federdistribuzione impegnata nel rinnovo dei suoi vertici associativi che deve studiare le prossime mosse soprattutto in chiave di riunificazione del settore oggi sparso in diverse associazioni e Confesercenti che deve decidere se crescere puntando ad alleanze “innovative” con altri comparti o continuare a galleggiare nell’anonimato di bassa classifica sui temi del lavoro.
La fortuna di questa tipologia di CCNL è che rappresenta una sorta di salario minimo ante litteram. Per questo è molto gettonato dalle imprese anche nelle varianti pirata più spregiudicate. In più è accompagnato da un interessante welfare contrattuale costruito negli anni adatto al tessuto di piccolissime imprese che lo adotta garantendo tutele in campo previdenziale, sanitario e formativo (per i quadri) ai propri lavoratori.
Il limite vero di questo contratto confederale che copre oltre tre milioni di lavoratori è stato che la forte competizione sul costo del lavoro nelle imprese ha spinto i firmatari ad inseguirsi esclusivamente su quel terreno lasciando indietro il potenziale sviluppo del welfare di natura contrattuale ma non è riuscita comunque ad impedire che altri soggetti ne accelerassero il declino firmando contratti nazionali ben più convenienti sul piano dei costi dimostrando che se la competizione è solo sul costo alla fine non vince nessuno. Soprattutto se a ciò che il CCNL consente di negoziare in termini di flessibilità e costi si somma la deregulation che negli anni è avvenuta in materia di lavoro.
Al di là della piattaforma, imprese e sindacati oggi si trovano di fronte a temi ineliminabili che la pandemia ha ancora di più reso evidenti. Innanzitutto il lavoro. Sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Il terziario resta un polmone importante per il lavoro nel nostro Paese. Su questo sarebbe necessario attualizzare e sviluppare gli strumenti che nel comparto sono già presenti e anticiparne di nuovi in termini di politiche attive. La formazione, il recupero e l’arricchimento di professionalità, la possibilità di creare opportunità che consentano il passaggio da azienda ad azienda dovrebbero essere centrali nel confronto che si sta avviando. Occorre più coraggio per gestire e guidare la transizione in atto.
Contemporaneamente occorre pensare che gli anni di vigenza del prossimo contratto saranno decisivi per ridisegnare l’intero comparto del terziario di mercato. È certamente comprensibile che in questo contesto prevalga la cautela, la paura di correre troppo in avanti mentre le imprese e i lavoratori sono disorientati e spaventati per il loro presente d il loro futuro prossimo. E la cautela può portare a rinviare i problemi veri a tempi migliori.
Ma questo esporrebbe il rinnovo in corso alla pura competizione sui costi con gli altri contratti aperti. Addirittura a consentirne i rinvii all’infinito aprendo ancora di più al rischio di un’introduzione del salario minimo per legge che questa apertura di confronto tra Confcommercio e i sindacati di categoria vorrebbe evitare. Il sentiero come si vede è molto stretto.
Tra la voglia della politica di inserirsi nelle dinamiche del lavoro e la paura delle imprese di trovarsi nuovi costi in un contesto complesso scorrerà tra alti e bassi questo negoziato. Averlo aperto è però già importante. Ne seguiremo gli sviluppi.
Una risposta a “Al via il confronto sul rinnovo del CCNL del terziario tra Confcommercio e i sindacati di categoria”