Non esistono top manager adatti a tutte le stagioni. Così come non esistono persone indispensabili. Certi “addii” sono più pesanti di altri ma la vita continua. Non esistono però, CEO fotocopia. Se un top manager lascia o viene sostituito l’azienda deve mettere in conto che ne risentiranno strategie e traiettorie del business. Amazon è una realtà importante e in grado di reagire con tempestività all’uscita di due top manager di primo livello. Beth Galetti, SVP, People eXperience and Technology di Amazon insieme al CEO Andy Jassy saranno già al lavoro perché non solo Tony Hoggett SVP Worldwide Grocery Stores ha lasciato. Anche Matt Wood, vicepresidente di Amazon Web Services e storico promotore delle iniziative di apprendimento automatico e intelligenza artificiale del gigante del cloud, ha lasciato l’azienda dopo 15 anni. Wood ha annunciato la sua uscita da Amazon in un post su LinkedIn mercoledì mattina. Un portavoce di Amazon ha confermato la sua partenza a GeekWire.
Non si sa ancora nulla sul successore di Wood. Così come non si sa ancora nulla sul successore di Hoggett. Due casi diversi tra di loro e probabilmente nemmeno collegati ma entrambi i top manager alla testa di due settori nevralgici per il gigante di Seattle. Pur sotto lo stesso tetto sono realtà agli antipodi. AWS è una “macchina” da soldi . Grande punto di forza di Amazon. Il retail fisico, al contrario, è il suo punto di debolezza; una “macchina” che deve trovare il suo equilibrio. Sia Hoggett che Wood sono già al lavoro altrove.
Partiamo da Wood che è US & Global Commercial Technology and Innovation Officer at PwC. Wood in Amazon AWS è stato coinvolto nelle iniziative di machine learning e business intelligence di Amazon per molti anni, molto prima dell’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa. È diventato VP of AI di AWS a settembre 2022, appena prima che ChatGPT di OpenAI mostrasse il potenziale dell’intelligenza artificiale generativa, spingendo AWS e altri a darsi da fare per recuperare terreno. Più di recente, Wood è stato coinvolto nel lancio di Amazon Q, l’assistente AI generativo dell’azienda per la business intelligence e lo sviluppo di software. “Dopo 15 anni incredibili, è tempo per me di dire addio ad Amazon”, ha detto Wood nel post su LinkedIn mercoledì mattina, che ha generato centinaia di commenti.
Dall’altra parte se dovessi scrivere un romanzo sulla vita di un top manager della grande distribuzione mondiale sceglierei proprio Tony Hoggett. Da noi forse solo Maura Latini AD di Coop Italia può vantare un percorso simile seppure circoscritto al nostro Paese. Tony ha iniziato come “trolley boy” in un parcheggio Tesco a Bridlington, ha fatto 30 anni in Tesco ed era uno dei suoi migliori manager. Quando Hoggett è entrato in Amazon ha detto: “Amazon mi ha offerto una sfida. Il punto di incontro tra qualcosa che amo e mi piace davvero, qualcosa in cui penso che sarò bravo e qualcosa di cui il mondo del retail ha bisogno”.
L’obiettivo concordato con Jassy era molto chiaro: “dobbiamo inventare e sperimentare nuove traiettorie perché vogliamo fare questo business in modo diverso dagli altri player.” Il suo compito non dichiarato era quello di riuscire a far capire che vendere nel mondo fisico è molto diverso dal vendere nella sfera digitale e, quello che è successo, uscita compresa, dimostra che per Amazon resta molto più difficile da capire il primo mondo rispetto al secondo. Infatti all’inizio mise le mani avanti affermando:“Non tutto ciò che devi fare nell’atto della spesa ha bisogno di essere reinventato. Ci sono cose che stanno facendo le tradizionali insegne di alimentari che funzionano benissimo. Ma non le capisci davvero se non hai lavorato nel settore per molto tempo”.
Allora fu proprio quella mancanza di esperienza nel comparto che aveva sollevato dubbi sulle effettive capacità di Amazon di poter competere sul serio con la guerriera concorrenza USA. Quando i negozi Amazon Fresh hanno fatto il loro debutto, nel 2020, l’attenzione era concentrata sulla tecnologia di checkout allora all’avanguardia, incluso il suo sistema Just Walk Out e i suoi Dash Carts, e meno sul resto del negozio. Dall’arrivo dei “Tesco Boys” l’attenzione si è spostata considerevolmente. I negozi hanno aggiunto centinaia di nuovi prodotti e servizi volti a ravvivare l’esperienza di shopping.
Il mercato USA è saturo di marchi affermati ed è a basso margine. “Quando Amazon è entrata in questo business, l’ipotesi era che potessero usare la tecnologia per compensare l’ingresso tardivo per la mancanza di una grande rete fisica”, ha detto Karan Girotra professore alla Cornell Tech. “La speranza era che la tecnologia avrebbe dato loro un vantaggio, ma in realtà non è successo”. L’uscita improvvisa di Hoggett conferma che, per l’azienda di Seattle, la strada è da ripensare. Eppure la convinzione di Amazon resta la stessa di allora: “Il mondo non ha bisogno di un altro retailer uguale agli altri. Dobbiamo cambiare il modo di fare la spesa”.
Tony Hoggett però non è un top manager a fine corsa. Anzi. Ha 50 anni ed è nel pieno della carriera. E non era nemmeno nella necessità di trovare una soluzione occupazionale alternativa a qualunque costo. La decisione di lasciare improvvisamente il ruolo di SVP Amazon per il retail Food non può non lasciare perplessi. Secondo Brittain Ladd avrebbe dovuto essere immediatamente ingaggiato addirittura da Kroger o Ahold Delhaize come CEO. Oppure da Starbucks proprio per progettare e guidare un programma simile a quello per il quale è stato chiamato da Wonder. Sembra più un passo di lato in attesa d’altro. Forse imposto da un patto di non concorrenza che impedisce, per un tempo concordato, di andare da retailer concorrenti. Non va dimenticato che Hoggett era uno dei trenta componenti dell’Amazon’s senior leadership team e quindi è a conoscenza di tutte le mosse possibili e i piani di sviluppo futuro di Amazon. Intanto lui scrive su LinkedIn: “After nearly three years at Amazon, it’s time for the next step in my career”. Quasi che Amazon, per lui, fosse solo un punto di passaggio. Personalmente ci credo poco. La partenza di Hoggett dimostra che “non crede che Amazon diventerà un leader nel retail food” ha sentenziato Brittain Ladd su LinkedIn. Da DHR temo che la realtà sia più semplice: azienda e top manager non hanno trovato la sintonia necessaria per continuare a lavorare insieme.
Wonder, l’azienda nella quale Hoggett è già operativo, è di proprietà di Marc Lore e gestisce 27 ristoranti fast-casual (proposte di ristorazione che incrociano convenienza e informalità del fast food con il mangiare bene in maniera raffinata) che offrono circa due dozzine di menu diversi ai clienti da un’unica posizione. “Sarà interessante vedere come si svilupperà il rapporto tra Hoggett e Lore” ha concluso Ladd. Marc Lore, tra l’altro, ha venduto la sua ultima startup, Jet.com, a Walmart per 3,3 miliardi di dollari e poi ha supervisionato l’attività di e-commerce del retailer per i successivi quattro anni prima di ripartire su altri progetti. Walmart credo sia soddisfatta. Per ora ha indebolito un insidioso concorrente. In futuro, se c’è dell’altro, si vedrà…
A Seattle devono chiarire e comunicare rapidamente traiettorie e strategie. Personalmente non credo che Amazon voglia ritornare sui suoi passi. Né credo voglia farsi da parte nel Retail. Capiremo presto, innanzitutto dalla scelta del successore di Hoggett e dalle successive mosse sul mercato se siamo di fronte ad un ripensamento della sua presenza nel settore o ad un suo rilancio con altri protagonisti. (Parte di quanto ripreso nell’articolo su Hoggett è stato originariamente pubblicato su Fortune.com)
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