È chiaro che alcune multinazionali hanno sbagliato i conti scommettendo sulla durata limitata del conflitto scatenato dalla Russia, con l’invasione dell’Ucraina. D’altra parte l’esodo delle aziende, che ne è seguito, dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, sembra sia costato alle società straniere più di 107 miliardi di dollari in svalutazioni e perdite di entrate, come ha dimostrato un’analisi Reuters dei documenti e delle dichiarazioni aziendali. Chi è rimasto in Russia lo ha fatto nella speranza di una rapida vittoria di Putin. Non ha messo in conto che un modello di globalizzazione era al tramonto e quella guerra ne rappresentava un forte segnale a cui ne sarebbero seguiti altri. Difficile, ieri come oggi, fare previsioni geopolitiche attendibili.
Auchan, è in Russia dal 2002, ed è il terzo distributore dopo Magnit e X5 Retail, ha ancora 30.000 dipendenti e 230 punti vendita tra ipermercati e supermercati con i brand Auchan City, Auchan Supermarché e ATAK. E cosa di non poco conto in un conflitto militare, è attivo anche dall’altra parte della barricata, in Ucraina, dal 2008 con circa 7.000 dipendenti e 43 punti vendita tra ipermercati e superstore. Auchan, a parte l’Italia, che ha lasciato nel 2019, è una realtà importante a livello mondiale. Non solo nella GDO. È presente in 14 Paesi e in 3 continenti con un fatturato 2023 di 32,9 miliardi pur con una perdita di 379 milioni di euro. Una grande azienda padronale solida economicamente pur con tutti i difetti tipici di queste realtà in termini di complessità decisionale, gestione delle cordate familiari e selezione del management.
La situazione in Russia si va però complicando. Le nazioni occidentali hanno congelato circa 300 miliardi di dollari delle riserve auree e valutarie della Banca di Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. La Germania ha nazionalizzato lo stabilimento tedesco di Gazprom, ribattezzandolo Sefe, e ha posto la raffineria Schwedt di Rosneft sotto amministrazione fiduciaria tedesca. La Russia ha promesso di reagire contro le proposte dell’UE di ridistribuire miliardi di euro di interessi maturati sui suoi beni congelati, avvertendo di conseguenze catastrofiche e affermando che qualsiasi tentativo di impossessarsi dei suoi capitali o interessi sarà ritenuto “banditismo”. Anche le banche occidentali sono preoccupate per le controversie legali che un’eventuale confisca potrebbe generare (vedi il caso della tegola giudiziaria in Russia per Unicredit. Il Tribunale arbitrale di San Pietroburgo e della regione di Leningrado ha posto sotto sequestro conti e proprietà della banca italiana per un valore di quasi 463 milioni).
Come ha giustamente sottolineato Luca Picotti su Startmag uscire dalla Russia oggi non è solo “una questione di scelta. È molto più complesso: ci sono equilibri tra ordinamenti giuridici, asset, conti e investimenti da tutelare, autorizzazioni da attendere, rischi di nazionalizzazioni e via dicendo. A volte è scelta, altre è geo-diritto. Non è tutto riducibile all’opportunità politica”. L’agenzia di stampa statale russa RIA ha calcolato che l’Occidente rischierebbe di perdere beni e investimenti per un valore di almeno 288 miliardi di dollari se Mosca dovesse reagire. Le nazioni UE detengono 223,3 miliardi di dollari di asset, di cui 98,3 miliardi di dollari erano formalmente detenuti da Cipro, 50,1 miliardi di dollari dai Paesi Bassi e 17,3 miliardi di dollari dalla Germania. Le aziende che ancora operano o fanno affari in Russia includono oltre ad Auchan, Mondelez International, PepsiCo, Nestlé, Unilever, Reckitt e British American Tobacco. Altri, tra cui Intesa Sanpaolo, si trovano ad affrontare ostacoli burocratici mentre cercano di andarsene.
Nel 2023, c’era stato il passaggio del controllo di Leroy Merlin alla direzione locale con l’obiettivo di mantenere i posti di lavoro e di perpetuare l’attività dell’azienda anche a seguito della sospensione di tutti i nuovi investimenti di ADEO in Russia. A marzo di quest’anno Auchan attraverso la sua holding Elo, ha ceduto una parte delle sue gallerie commerciali in Russia (secondo la stampa russa). Risultati e vendite sono peggiorati nel 2023. “Nell’ambito dei suoi regolari ambiti di attività e insediamenti geografici, Elo, società madre di New Immo Holding, ha ceduto, il 25 marzo 2024, i suoi beni immobiliari in Russia attraverso la cessione della sua filiale russa, la società Ceetrus. Questo rappresenta 19 gallerie commerciali”. Ecco in poche righe succinte, il comunicato stampa pubblicato il 5 aprile sul sito di Elo. E dietro Elo, la holding che copre le attività di distribuzione e le attività fondiarie, c’è Auchan.
Auchan è stata ripetutamente accusata di contribuire allo sforzo bellico russo. L’insegna ha sempre contrapposto l’idea di restare per sostenere dipendenti e popolazioni del posto. Gli ultimi risultati pubblicati lo scorso febbraio mostrano un netto degrado dell’attività in Russia. Le vendite sono diminuite del 4,2% e il suo risultato operativo è in calo del 29%. Nel suo rapporto di attività, Elo vuole essere rassicurante: “La società in Russia ha un livello di liquidità sufficiente a fine dicembre 2023 (178 milioni di euro) che le consente di far fronte ai suoi impegni. Beneficia anche di una linea di credito di 10 miliardi di rubli con una banca locale”.
Per quanto riguarda la cessione delle sue gallerie commerciali, la stampa russa non dà la stessa cifra del comunicato pubblicato da Elo. Evoca la cifra di 40 gallerie cedute, non 19. In un articolo, France Info sottolinea che la cessione non deve essere stata redditizia per Auchan, poiché una tassa del 50% è imposta dal governo russo alle aziende che lasciano il paese. Auchan deve decidere cosa fare delle sue attività. Restare impantanato in un mercato in declino non è nelle sue corde. Lo abbiamo già visto in Italia.
Altrove, le cose vanno molto meglio. Si è recentemente impegnata in partnership con Intermarché, nell’acquisizione di oltre 300 punti vendita di Casino in Patria. E Auchan ha acquisito 70 supermercati, 26 ipermercati, concentrandosi sulle “regioni in crescita economica e demografica”, in particolare il bacino del Mediterraneo, la regione Rodano-Alpi e l’Ile-de-France . “È un’operazione che siamo molto orgogliosi di aver realizzato”, ha commentato Il direttore finanziario di Auchan, Ludovic Delcloy. Il gruppo distributivo, è il quinto player della Gdo francese dopo E.Leclerc, Carrefour, Intermarché e Système U. È quindi ad un bivio importante. Vedremo presto le prossime mosse.