Il 17 ottobre il Gip del Tribunale di Milano sez. penale, dott.ssa Daniela Cardamone, aveva archiviato il procedimento penale a carico di 32 lavoratori e militanti del SICobas (tra cui 4 esponenti dell’esecutivo nazionale) difesi dall’avvocato Eugenio Losco a seguito delle denunce sporte dalla cooperativa Lgd e dal loro presidente Giuseppe Ghezzi durante gli scioperi avvenuti ad agosto e settembre 2021 fuori ai cancelli dei magazzini Unes – Brivio & Vigano di Truccazzano e Vimodrone (MI). Il SICobas aveva cantato vittoria ritenendo quella decisione “da manuale”. L’ha addirittura definito una sorta di “vademecum” sull’esercizio reale (e non solo simbolico) del diritto di sciopero, “da utilizzare e sbandierare ogni qualvolta le forze dell’ordine provano a sgomberare con la forza un picchetto per tutelare i profitti e svolgere il loro ruolo di cani da guardia dei padroni”.
Il 21 dicembre il Giudice Franco Caroleo del Tribunale del Lavoro di Milano capovolge e chiarisce, a mio parere, il perimetro entro il quale l’esercizio legittimo del diritto di sciopero si trasforma in qualcosa d’altro. E condanna il SICobas. Tra il 19 agosto e il 14 settembre e tra 15 ottobre all’11 novembre 2021, a Trucazzano era successo di tutto. Gruppi di manifestanti bloccarono autocarri e merci destinati a Unes. I filmati testimoniano le violenze e le minacce per convincere gli autisti a non entrare o uscire dalle piattaforme logistiche. Durante uno dei blocchi, si legge nelle carte del Tribunale, i manifestanti hanno impedito “lo scarico e carico della merce anche al di fuori del perimetro della piattaforma, rendendo necessario l’intervento della polizia”. Sempre per bloccare l’accesso dei tir alle piattaforme, hanno anche ostruito la carreggiata con reti e nastri da cantiere, impedendo la circolazione nelle strade adiacenti il magazzino.
Era intervenuta anche la FAI-Conftrasporto con un durissimo comunicato: “L’Azienda Brivio & Viganò, fra le più importanti società di autotrasporto e logistica del nostro Paese, opera da sempre nel massimo rispetto della legalità, applicando le normative dello specifico contratto del settore trasporti e logistica. Stesso impegno da parte di LGD che da sempre ha garantito il pieno rispetto del CCNL nella gestione del proprio personale. I continui blocchi in atto, oltre una ventina negli ultimi 3 mesi, stanno provocando gravissime ripercussioni sull’attività dell’azienda, creando situazioni che stanno mettendo a repentaglio la sicurezza e i posti di lavoro di centinaia di dipendenti. A fronte dell’ennesima situazione di blocco dell’azienda ad opera di manifestazioni illegittime e che rappresentano una palese violazione della legge, la Fai (Federazione Autotrasportatori Italiani) chiede un intervento delle Autorità preposte – Questura e Prefettura, affinché si trovino soluzioni a questo problema ormai insostenibile”.
La tensione è così salita alle stelle. L’ex senatore, Pietro Ichino, tra i massimi giuslavoristi d’Italia, e avvocato della coop di lavoro LGD ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano: “Come abbiamo esposto in un ricorso al Giudice del Lavoro l’obiettivo reale del Si Cobas era ed è quello di eliminare la LGD come operatrice nel settore”. Perché? Per indurre “le committenti, e in particolare Unes, ad avvalersi di appaltatrici più disposte ad accogliere le sue richieste di esenzione di parte delle retribuzioni, indennità varie e premi di produzione, da imposizione fiscale e contributiva”. “Il paradosso – ha proseguito il docente dell’Università degli Studi di Milano – è che con l’accusa di qualche irregolarità in singole buste-paga, risultata inesistente, si maschera il reale obiettivo del Si Cobas, che è quello di ottenere una irregolarità e non trasparenza generale e sistematica”.
È una tesi che Ichino e la coop hanno messo anche nero su bianco in tribunale con il ricorso depositato dove si chiedeva ai giudici della sezione Lavoro di Milano non solo di confermare i licenziamenti degli operai in agitazione per giusta causa, ma soprattutto di definire il “comportamento tenuto da LGD nei confronti del sindacato” come “pienamente legittimo sia sul piano civile e penale” sia su quello più “specificatamente sindacale”. A differenza di altre volte e di fronte ad altri giudici il SiCobas non ha rivendicato le forme di lotta messe in atto e ha addirittura negato di avere responsabilità nella vicenda, affermando di aver dato disposizioni ai lavoratori affinché fosse organizzato un “picchettaggio persuasivo”, senza bloccare mezzi o persone. Testimonianze e filmati hanno però smentito la versione del sindacato.
Il giudice del lavoro Franco Caroleo che ha pur ritenuto «legittimo il comportamento dello scioperante che muova critiche o rimproveri a chi abbia rifiutato di aderire all’agitazione», ha contemporaneamente sostenuto che sia «estraneo all’ambito di esercizio del diritto di sciopero, in quanto lesivo del diritto del datore di lavoro a svolgere l’attività di impresa, il cosiddetto blocco delle merci». Che qui «deve essere attribuito al Sindacato Cobas, in considerazione del significativo contributo dei suoi rappresentanti», senza mai attuare — ad avviso del giudice — «specifiche azioni per opporsi o dissociarsi».
Il ricorso era promosso dalla cooperativa Ldg (con gli avvocati Marco Lanzani, Filippo Bodo e Pietro Ichino) insieme a Assologistica e Federdistribuzione. La richiesta al giudice era di accertare l’illecito comportamento dei lavoratori, oltre che “la sussistenza della giusta causa o il giustificato motivo dei licenziamenti” operati dai gestori delle piattaforme logistiche. Non solo, gli attori in campo hanno chiesto al giudice di pronunciarsi circa il legittimo comportamento della società “nei confronti del Sindacato SICobas, sul piano civile, penale e strettamente sindacale”.
Secondo il legale del SICobas “La presenza davanti ai cancelli dei lavoratori i quali si limitano alla semplice ostruzioni dei cancelli dello stabilimento con la loro presenza fisica, senza porre in atto condotte minacciose o violente nei confronti di cose o persone, non può integrare il reato di violenza privata”. Il filmati e le testimonianze prodotti dalla azienda hanno dimostrato che quel confine è stato abbondantemente superato. Purtroppo è sempre così. Il giudice del lavoro Franco Caroleo ne ha preso atto e ha sentenziato di conseguenza confermando “l’illiceità del comportamento posto in essere dal Sindacato Intercategoriale COBAS con riferimento ai blocchi di causa effettuati presso le piattaforme logistiche di Truccazzano, Vimodrone e Pozzuolo Martesana”. Lo scontro sui piazzali e nei tribunali, continua.