La marcia in più dei Discount. Il caso di Netto Marken-Discount..

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”  Seneca  

Netto Marken-Discount è un discount tedesco un po’ diverso dagli altri. Innanzitutto non opera nel nostro Paese e questo può aiutare la riflessione evitando endorsement più o meno intenzionali. Mi ha incuriosito, dopo una lunga  chiacchierata con alcuni suoi manager, soprattutto per la  strategia scelta e per la volontà/capacità di innovare,  sperimentando a 360° e anticipando tendenze interessanti per l’intera GDO tedesca e non solo. I discount continuano imperterriti e ovunque la loro marcia trionfale. Giocano a tutto campo mentre la GDO tradizionale sembra arrancare. L’alternativa, per chi vuole stare in partita,  non può però limitarsi a tenere botta tra i discount e i giganti della rete sui temi della convenienza o sulla rapidità della consegna.

Certo è più semplice per chi aggiunge servizi e innovazioni, che prima non proponevano ai loro clienti,  partendo da un modello più leggero, come fanno i discount, rispetto a chi deve declinare, da un modello ridondante e affermato, dovendo ripensare la sua ragion d’essere. Per questo i discount, pur nelle diverse configurazioni, vanno osservati immaginando le loro possibili traiettorie più che limitarsi a fotografarne i risultati e le performance attuali. Oggi partecipano ad un campionato facendo sostanzialmente gara a sé. Ma il futuro riguarda tutti coloro che comprendono, prima e più degli altri,  che non va atteso ma è già cominciato.

Netto Marken-Discount appartiene al Gruppo Edeka (63 miliardi di fatturato, oltre 400.000 collaboratori, 11.000 PDV): in Germania ha fatto spesso parlare di sé, in passato, per le polemiche sullo stile di gestione dei lavoratori ritenuto piuttosto spregiudicato. Credo che l’ossessione sui costi abbia spinto, nelle fasi di crescita,  un po’ tutto il comparto ad insistere su quell’aspetto, rispetto ad altri, con risultati tutto sommato modesti, nel lungo periodo. È un po’ il cane che si morde la coda.

Il costo e la flessibilità  del lavoro come leva centrale (a volte esclusiva) della gestione ha condizionato tutto il comparto.   Da noi questo si è trasformato in un parziale autogol nell’immaginario collettivo e per i media che, più degli ottimi  risultati sul piano occupazionale, hanno insistito  sulla qualità dello stesso. Dal cosiddetto lavoro povero al part-time involontario fino al lavoro festivo o al mancato rinnovo del CCNL che continuano a pesare in termini di credibilità complessiva  del comparto e quindi di ascolto a livello politico unito alle persistenti quanti inutili divisioni associative. Oggi,  non solo in Germania,  questa fase è sostanzialmente alle spalle. Leggi tutto “La marcia in più dei Discount. Il caso di Netto Marken-Discount..”

Quando la formazione professionale dà spazio ai pensieri, alle idee e ai sogni degli studenti

Se c’è un’area dove la Confcommercio e i suoi partner sociali hanno lavorato più di altri negli anni  è certamente quella del welfare contrattuale e soprattutto della formazione. Se ci concentriamo sulla seconda, enti formativi come il CFMT (centro di formazione manager del terziario) discendenti dal contratto nazionale dei dirigenti e Quadrifor per i quadri del terziario inserito nel CCNL di categoria rappresentano certamente una risposta nata in tempi dove la formazione, l’aggiornamento delle competenze professionali e personali non erano certo priorità per la negoziazione sindacale.

Una visione che è sempre stata nelle corde della confederazione di Piazza Belli che ha sempre messo al centro della propria iniziativa, la necessità di formare non solo manager e dipendenti delle imprese più grandi ma gli stessi piccoli imprenditori e i loro potenziali collaboratori che, finita la scuola dell’obbligo, per i motivi più vari non proseguono gli studi e si affacciano al mondo del lavoro. I numeri parlano chiaro e presentano Confcommercio come il principale erogatore privato di formazione professionale in Italia. E questo quasi in ogni realtà territoriale dove la Confederazione è presente.

Da qui la notizia positiva con la quale chiudere l’anno. La Fondazione Capac (Politecnico del commercio e del turismo di Milano) ha ottenuto un finanziamento di 1,3 milioni con cui la scuola potrà attuare importanti interventi strutturali di ristrutturazione e riqualificazione dei laboratori didattici – cucina, meccanica, meccatronica, digital, pet care – per migliorare ed accrescere la formazione al lavoro svolta in un’area della periferia milanese che presenta condizioni di fragilità economico-sociale.

Non è una sede qualsiasi quella di via Amoretti a Quarto Oggiaro, un quartiere periferico di Milano dove rafforzare il collegamento tra formazione e lavoro, e proseguire nell’azione di integrazione, inclusione e contrasto alla dispersione scolastica resta una priorità assoluta. Il progetto “Quarto Viva” promosso dalla Fondazione Capac punta a creare un polo di riferimento, rivolto alle imprese, per collegare la formazione scolastica al lavoro nel commercio, nel turismo, nei servizi e nell’artigianato. Leggi tutto “Quando la formazione professionale dà spazio ai pensieri, alle idee e ai sogni degli studenti”

Ortofrutta: il tallone di Achille della Grande Distribuzione

Non è compito del tuo cliente ricordarti.
È tuo obbligo e responsabilità accertarti
che egli non abbia  la possibilità di dimenticarti.
Patricia Fripp

Netto Marken-Discount è un discount tedesco. È finito sotto i riflettori nostrani per il super sconto su alcuni prodotti ortofrutticoli prima di Natale: Eurospin quindi non è più sola con il panettone a Natale e l’anguria a ferragosto con i suoi “prezzacci”. La promozione di Netto è meno semplice   quanto altrettanto efficace. Direi molto tedesca. Per un acquisto minimo di 30 euro, vengono offerti cinque prodotti ortofrutticoli sostanzialmente  per un centesimo. Promozione ovviamente limitata ad una sola confezione per ciascuno dei cinque prodotti in vendita.

Ortofrutta  di provenienza spagnola, tedesca, marocchina, belga e Paesi Bassi (melanzane, pompelmo, pere, cavolo di Bruxelles, pomodori). Nessun prodotto italiano. Più che prendermela con la promozione come fanno alcuni  detrattori nostrani mi domanderei se è un bene o è un male la nostra assenza in quel paniere visto che, in Germania, le nostre esportazioni restano sempre dietro Olanda e Spagna.

La prima riflessione riguarda la raccolta dei prodotti oggetto della promozione in quei Paesi e il conseguente sfruttamento degli addetti. In Italia è fonte di continue accuse nei confronti della GDO. Da qui le polemiche che hanno portato alla legge sulle aste al ribasso che ha individuato un colpevole di comodo senza rimuovere alcun  sfruttamento degli immigrati che, al contrario,   è continuato nei nostri campi come e più di prima. Nel caso tedesco, olandese, belga o spagnolo c’è meno provincialismo nelle accuse  visto che la narrazione prevalente propone che leggi e contratti di lavoro sono assolutamente rispettati.

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“Sovente constatiamo che il mondo non cambia ma tuttavia continuiamo a credere e sperare che val la pena di tentare e ritentare di cambiarlo”. Enzo Bianchi

Buon Natale e buon 2023 a tutti!

Grande Distribuzione e Industria. Il rischio di un conflitto di interessi destinato a provocare danni reciproci

Per ora il Natale sul piano dei fatturati non decolla. E stiamo parlando grossomodo dei 23 miliardi circa che consentono alle vendite al dettaglio di realizzare il 25% in più del resto dell’anno non solo nella GDO.  Già a novembre  Carlo Buttarelli dell’ufficio studi di  Federdistribuzione lo aveva anticipato: “ La tenuta dei consumi nelle prossime settimane, le ultime dell’anno, sono fondamentali per i bilanci delle imprese della Distribuzione Moderna”. Solo in prodotti alimentari e bevande parliamo di circa 15 miliardi di euro. Quante di queste vendite mancheranno all’appello lo sapremo tra poco. La preoccupazione però è forte nella GDO e non solo.

L’elevata inflazione causata dalla crisi energetica, scoppiata lo scorso anno e amplificata dopo l’invasione dell’Ucraina, condiziona le scelte dei consumatori rallentandone gli acquisti. Si profila un quadro preoccupante, che potrebbe avere il suo epicentro nel 2023. In questo contesto  sale di tono la polemica tra Grande Distribuzione e Industria sulle richieste di quest’ultima di adeguamento dei listini. Le dichiarazioni alla stampa di settore e ai quotidiani non lasciano spazio a dubbi. Maniele Tasca, direttore generale di Selex, ha lanciato il primo allarme: “I risultati del 2022 ci soddisfano ma siamo molto preoccupati dall’effetto che l’incremento dei prezzi sta determinando sui consumi in queste ultime settimane. Abbiamo esaurito la capacità del settore di assorbire gli aumenti dei costi di gestione e per limitare il rischio di ulteriore inflazione abbiamo chiesto ai fornitori di sospendere gli aumenti di listino per i prossimi mesi, in attesa si definisca meglio il contesto di riferimento del 2023“.

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Grande Distribuzione e terziario. La firma unitaria sull’acconto economico per i lavoratori è un buon passo in avanti…

Il 2022 si chiude, purtroppo,  senza il CCNL del terziario e della grande distribuzione rinnovato. Fortunatamente, e dopo tre anni dalla scadenza, è stato concordato una sorta di percorso con un indennizzo parziale e  un acconto sui futuri aumenti contrattuali (https://bit.ly/3j0lD5r) che farà passare il Natale (che resta un momento decisivo  per le vendite) con qualche speranza in più sul rinnovo nei primi mesi del 2023.

Perché siamo arrivati qui?

Inutile girarci intorno, la  responsabilità è delle due associazioni principali: Confcommercio e Federdistribuzione. Confcommercio nell’ultima scadenza (2019) era rimasta “scottata” dalla firma di un altro CCNL firmato tra gli stessi  tre sindacati confederali e Federdistribuzione in dumping al suo. Contratto nazionale interamente copiato salvo nella parte economica dove sindacati e rappresentati della GDO hanno concordato un costo minore.

Un errore, pur comprensibile, per i sindacati che temevano di non riuscire a tutelare la maggioranza dei lavoratori della GDO le cui aziende avevano disdettato il CCNL firmato da Confcommercio e contemporaneamente un errore sia di Confcommercio che di Federdistribuzione che non si sono preoccupati a sufficienza delle conseguenze  che si sarebbero verificate alla scadenza né della presenza di più contratti nazionali nello stesso comparto.

Quella sottovalutazione ha prodotto due effetti dirompenti. Il primo è che diverse insegne ne hanno tratto la convinzione che, dumping per dumping, si sarebbe potuto fare di più adottando contratti ancora più laschi e meno costosi. Il secondo è che le due associazioni hanno inevitabilmente perso autorevolezza con i rispettivi associati. Un contratto nazionale non è un contratto aziendale un po’ più grande come il pennello cinghiale della famosa pubblicità. Leggi tutto “Grande Distribuzione e terziario. La firma unitaria sull’acconto economico per i lavoratori è un buon passo in avanti…”

Cosa ricordare del retail nel 2022 oltre alle polemiche sull’inflazione….

A prendere posizione a volte si perde qualcuno.
A non prenderla a volte si perde sé stessi…  A. Colella

Come ogni anno questo è il momento di mettere in fila qualche istantanea tra le tante di ciò che ha caratterizzato, dal mio punto di vista, il 2022. Ripresa post pandemia, inflazione e costi energetici hanno stressato il retail e l’intera filiera. Accelerato alcuni processi e frenato altri; evidenziato punti deboli e aree di miglioramento.  E tutto questo si riverserà nel 2023 rendendo complesse le previsioni su cosa ci attende. Restano i soliti nodi.

Con il mio blog  www.mariosassi.it. cerco di offrire un punto di osservazione diverso da quello proposto da altri. I lettori sono in costante aumento e, anche quest’anno è stato  ricco di soddisfazioni personali e professionali. Il solo pezzo “il gambero rotto di Oscar Farinetti” (https://bit.ly/3BH6jQL) ha superato le duecentomila visualizzazioni sui social che costituisce, per il blog, il record 2022. È continuata la collaborazione con www.retailfood.it e lo scambio con   startmag.it e infine la presenza su www.bollettinoadapt.it quando gli argomenti proposti sono di interesse comune. Ringrazio colleghi ed ex colleghi e tutti i contatti vecchi e nuovi che mi consentono un aggiornamento costante di ciò che avviene nel comparto e nel retail in generale.

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Gli Empori Solidali. Una risposta al disagio sociale e contro lo spreco alimentare

Aprirà a gennaio e non farà notizia. È un piccolo supermercato in tutto simile a quelli che vediamo aprire intorno a noi. Quelli sotto casa che gli esperti chiamano di “prossimità” perché nascono vicino a dove vivono le persone. Questo piccolo supermercato diverso da tutti gli altri aprirà a Lodi un comune a 40 chilometri da Milano località diventata famosa negli anni 50 per  una canzone del Quartetto Cetra che evocava un mondo antico fatto di sentimenti semplici, d’amori lontani di un tempo che fu, quando un innamorato poteva andare a piedi da Lodi a Milano per incontrare la bella Gigogin.

Sentimenti semplici come la carità e la solidarietà. Questo nuovo punto vendita non sarà solo  comodo, perché sotto casa. Lo sarà perché vicino ai problemi di povertà e di disagio sociale di chi vi abita. Sono gli   “altri”. Quelli che non vediamo perché invisibili  ai nostri occhi anche quando gli passiamo accanto.

Aprirà un “Emporio Solidale” proprio dove prima c’era una piccola azienda metalmeccanica, oggi chiusa,  che dava lavoro a qualche decina di persone. Non è però concepito come un classico punto per la semplice distribuzione di alimenti per i poveri. Sarà un vero e proprio supermercato, dove, chi ha problemi economici che gli impediscono di frequentare perfino  un discount super scontato potrà andare a fare la sua spesa con il classico carrello tra i lineari carichi di merce e poi passare alla cassa “pagando” con una tessera a punti.

L’Emporio di Lodi segue gli altri due market solidali di  Sant’Angelo e di Casalpusterlengo. Il progetto nasce dalla Fondazione Casa della comunità, l’ente che comprende la Caritas lodigiana e una decina tra associazioni del territorio e sostenitori privati. Sono un migliaio le famiglie lodigiane (circa 3 mila persone, compresi 200 profughi ucraini) in un comune di 45.000 abitanti  che nell’ultimo anno hanno richiesto alla Caritas una mano per andare avanti. La metà sono italiane, non hanno più di 30 anni, con un lavoro precario e figli a carico.

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Esselunga tenta la mossa del cavallo….

Nella mia recente visita in via Spadari  a Milano il bar con la pasticceria Elisenda, pur piccolo, era strapieno. Semivuoto Il locale annesso con i top di gamma della linea “Cucina Esselunga” il nuovo brand che comprende e contraddistingue i prodotti della gastronomia dell’azienda. L’ideale per poterlo osservare con calma. C’è un po’ di tutto. Le eccellenze della produzione a marchio Esselunga, dalla produzione della paella al sushi fino al pane fresco. Dalla pasta al vino fino alle novità vegetariane. Tutto ciò che è anche possibile consumare sul posto. Il top di gamma della produzione aziendale. La soluzione ideale per la pausa pranzo o per chi a poca voglia di cucinare.

Non c’è ostentazione, c’è sobrietà; il giusto “understatement” di chi sa che non è lì per competere con altri in una via dove la Grande Distribuzione tradizionale non avrebbe ragione d’esserci se non con temporary shop specifici.

Assediata dai discount e dalle loro logiche, Esselunga prova la mossa del cavallo per uscire da una situazione che, alla lunga, potrebbe diventare critica, con una serie di sperimentazioni che probabilmente ritiene di poter consolidare nei suoi superstore. È una corsa contro il tempo. Esselunga vive la stessa “crisi” delle altre insegne. Pur indubbiamente in vantaggio, rispetto ai concorrenti, l’elemento di assoluta differenziazione e la cura dei dettagli che aveva  fatto la sua fortuna nel tempo si sta un po’ perdendo.

È come se passato e presente  non trovassero un linguaggio  comune per affrontare il futuro. Qualche segnale contraddittorio si percepisce girando per i punti vendita. Le motivazioni che portano molti consumatori a considerare i discount come opportunità alternativa li spingono anche a considerare altre insegne tradizionali, che in questi anni hanno lavorato per ridurre il gap con la prima della classe. Oggi, gastronomie ben servite, ad esempio,  si trovano in numerose insegne su piazza. E non credo che questo gap qualiquantitativo, che si va riducendo,  sia rimontabile in tempi brevi senza un vero cambio di marcia al vertice. Leggi tutto “Esselunga tenta la mossa del cavallo….”

Grande distribuzione. Bennet mette Moby Dick in pescheria…

Era da tempo che mi ero ripromesso di documentarmi per scrivere su Bennet. Insieme a Iperal fa parte di quelle insegne della grande distribuzione lombarda che nei loro territori hanno costruito un legame particolare di fiducia con i propri clienti,  resistono alla crisi delle grandi superfici e con le quali  è difficilissimo competere.

Iperal è cresciuta con la generazione di milanesi in vacanza in Valtellina, Bennet ha le sue radici nel comasco. Terra di laghée, di confine dove il boom demografico ed economico degli anni sessanta, insieme al successivo fenomeno di espulsione delle industrie dall’area metropolitana milanese, ha determinato la crescita vertiginosa di piccole e medie attività produttive. Ed è su questa cultura locale, simile ad altri territori del nord che ha costruito la sua fortuna grazie alla leadership del suo fondatore, Enzo Ratti che insieme a suo fratello Sergio, partendo da un negozio di alimentari nel centro di Como si è sviluppata fino a diventare quello che è oggi. Una realtà con un miliardo e mezzo di fatturato, settemila collaboratori e con una settantina di grandi superfici distribuite nel nord italia entrata a far parte del Gruppo VéGé dal 2019.

L’idea di inserirsi con una proposta  collegata a Bookcity (l’iniziativa voluta dal Comune di Milano con lo scopo di mettere al centro una serie di eventi diffusi sul territorio urbano il libro, la lettura e i lettori, come motori e protagonisti dell’identità della città e delle sue trasformazioni) non nasce a caso.

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