Grande Distribuzione. Un comparto che deve crescere insieme per affrontare i cambiamenti necessari

L’amico Giorgio Santambrogio ha ragione a rivendicare un maggior peso politico per l’intero comparto della GDO. L’impegno delle imprese nei territori e per l’occupazione di tutti questi anni così come l’importante sbocco fornito alle PMI italiane sono lì a dimostrane l’importanza. Un settore che cresce e che deve essere riconosciuto per il contributo che dà alla nostra economia. Ma allora perché non è così?

A mio parere ci sono cause esterne e cause interne. Sulle prime è fuori dubbio che la GDO si è trovata per lungo tempo l’associazionismo di categoria schierato contro (oggi non più così) che ha lasciato in molti osservatori un retro pensiero negativo. Inoltre la maggiore capacità lobbistica e comunicativa dei settori a monte ha permesso di banalizzarne il ruolo e di trasformare l’anello finale della filiera nel responsabile unico di ciò che non funzionava in tutto il percorso.

Per non parlare del lavoro dove l’adozione di un modello tayloristico a volte troppo rigido, gli orari di lavoro  e il tema delle aperture domenicali  hanno creato tensioni e incomprensioni che hanno posto in secondo piano  le esigenze e le opinioni   dei consumatori, la concorrenza dei grandi player della rete e la necessità del comparto  di cambiare per accompagnare l’evoluzione delle abitudini di acquisto. 

Infine la difficoltà di convergere su un progetto condiviso che guardasse oltre le esigenze delle singole imprese ha fatto il resto, anche perché, gli imprenditori che hanno fatto la storia del comparto, spesso troppo innamorati di sé stessi e della propria azienda, hanno faticato a capire che era arrivato il momento di cambiare e di assumere, come settore, un ruolo propositivo  nel contesto sociale andando oltre la semplice difesa dell’esistente. Leggi tutto “Grande Distribuzione. Un comparto che deve crescere insieme per affrontare i cambiamenti necessari”

Terziario low cost. Lavorare meno per lavorare tutti?

I dati dell’ISTAT confermano che alla crescita del numero di occupati non corrisponde una crescita delle ore lavorate e Dario di Vico, attento osservatore del fenomeno, si interroga sulle ragioni che porterebbero PIL e occupazione su due strade diverse (http://bit.ly/307ZXHd). I 5S sono soddisfatti perché si afferma la loro idea di lavoro. Gli analisti un po’ meno.

Ma cosa sta succedendo?  C’è evidentemente in corso da tempo una mutazione genetica, una trasformazione  del lavoro autonomo e dipendente in cui però continuano a convivere diversi modelli. Alcuni più tradizionali, in linea con il 900 industriale altri dove è già più percepibile lo spostamento del rischio di impresa al fattore lavoro. Di Vico si interroga anche sui ritardi delle parti sociali e della politica sul fenomeno e sulle possibili terapie.

Leggi tutto “Terziario low cost. Lavorare meno per lavorare tutti?”

Conad/Auchan. Dilettanti allo sbaraglio…

Ad un immaginario congresso di matematici di qualche anno fa salì sul palco un eminente studioso con una vistosa cravatta verde. “signori io affermo senza tema di smentita che, da oggi, uno più uno farà tre”. Dalla sala tutti quelli che avevano una cravatta verde come la sua si misero ad applaudire con forza. Guadagnò a fatica il palco un altro matematico con una vistosa cravatta gialla e urlò alla platea: “Non è vero! Uno più uno fa uno, e sempre da oggi”. Parti immediatamente un applauso fortissimo. Erano tutti coloro che portavano una cravatta del suo identico colore. La confusione era al massimo quando un terzo matematico con una vistosa barba molto folta salì sul palco è gridò: “Signori. E che diamine. Uno più uno fa sempre due”. Nessuno si mosse. Nessuno applaudì. Una voce solitaria dal fondo chiese: “scusa collega, puoi spostare la barba così vediamo il colore della tua cravatta e così sappiamo chi ha ragione”.

Ecco oggi, nella intricata vicenda Conad/Auchan siamo qui. La cosa più stupida che poteva accadere è accaduta. Le posizioni si sono definitivamente polarizzate. E le persone sono finite in ostaggio o obiettivo delle fazioni in campo.

Leggi tutto “Conad/Auchan. Dilettanti allo sbaraglio…”

Il 2020 si è aperto con i principali contratti nazionali scaduti

Non ci sono solo le vertenze sindacali aperte con il pesante fardello occupazionale. All’appello mancano anche i rinnovi di molti contratti nazionali. Dal primo gennaio 2020 sono oltre 4 milioni i lavoratori con un contratto scaduto, quasi la metà nel settore privato. Metalmeccanici, Commercio e terziario, logistica e chimici, i principali. Dietro la porta il tema del salario minimo.

Lo scenario economico complessivo induce le imprese alla cautela e l’intervento relativamente modesto sul costo del lavoro da parte del Governo non lascia molti margini di manovra. All’ordine del giorno dei sindacati confederali la questione salariale ritorna in primo piano ed è destinata ad aprire scenari nuovi sul piano delle dinamiche sociali. Gli spazi di manovra sono ristretti e difficilmente offriranno sbocchi facili ai negoziati in corso.

Leggi tutto “Il 2020 si è aperto con i principali contratti nazionali scaduti”

Grande Distribuzione 2020: a chi la prossima mossa?

Tutti i riflettori restano puntati su Conad  ma il 2020 a mio parere riserverà anche altre sorprese. Le realtà più performanti sono alla ricerca di nuove identità e la GDO rimasta sostanzialmente orfana dei “grandi vecchi” che l’hanno costruita e condotta dalla seconda metà del novecento, sta cambiando pelle.

Le diatribe tra Bernardo Caprotti e le Coop sembrano ormai un residuato di un’epoca di aggressività tra insegne che oggi non ha più ragion d’essere. La “sua” Esselunga è ad un bivio. Presto la parte della famiglia che ne detiene la maggioranza, per volere espresso nel testamento del patron che l’ha costruita, dovrà liquidare il resto degli eredi. Non sarà un’operazione indolore. Non occorrono grandi esperti per capire che all’azienda più performante della Grande Distribuzione italiana questa vicenda potrebbe cambiarne la prospettiva. Nello stesso testamento, Bernardo Caprotti auspicava la cessione indicando addirittura il profilo migliore e più adatto per garantirne la continuità. Una continuità che rischia di non essere una prospettiva rassicurante visto il contesto competitivo.

Fino  a pochi anni fa la cessione ad una multinazionale della GDO sarebbe forse stata vissuta diversamente. All’orizzonte i giganti della rete inducono tutte le imprese del comparto alla riflessione e la stessa ritirata prima di REWE (discount a parte) e poi di Auchan raffigurano scenari poco rassicurati  per una cultura imprenditoriale che ha fatto la sua fortuna quando i cosiddetti competitor dall’altra parte erano piccoli bottegai difesi strenuamente  da Confcommercio e da Confesercenti già in crisi per il costo degli affitti, le tasse, alle prese con difficili passaggi generazionali e amministrazioni locali alla ricerca di consenso e di risorse economiche.

Oggi lo scenario competitivo è ben diverso. All’espansione quantitativa tradizionale in grado di coprire molte limiti strutturali fa premio la capacità di cambiare, di innovare, di muoversi rapidamente, di concentrarsi per generare le risorse economiche indispensabili per competere. 
Leggi tutto “Grande Distribuzione 2020: a chi la prossima mossa?”

Buon 2020 ai lettori del blog e a chi ci segue sui social….

Anche quest’anno si è concluso. Per il blog è stato un anno impegnativo  che si è  via via trasformato da occasionale in un appuntamento quasi  quotidiano. Oltre settemila contatti  al mese di media con punte che crescono esponenzialmente quando vengono trattate situazioni  specifiche, come ad esempio, la vertenza Conad/Auchan poco proposte dai media tradizionali e dagli stessi protagonisti. Ha funzionato il collegamento del blog con gli altri social e la presenza costante su LinkedIn, Twitter e la pagina di Facebook (il blog notes di Mario Sassi) che hanno consentito una ulteriore crescita costante dei contatti. In questo modo  la presenza è aumentata sia sul piano quantitativo che qualitativo. Un  incentivo a insistere.

Dei quattro argomenti proposti (grande distribuzione, corpi intermedi, relazioni industriali e singole situazioni aziendali) quest’anno il focus principale, nella seconda metà dell’anno,  è stato posto sulla operazione Conad/Auchan. Fondamentale per capire la GDO. Nella prima parte su Embraco, Whirpool, l’evoluzione di Confcommercio, i rinnovi dei contratti nazionali e i cambiamenti  della grande distribuzione e della logistica. Ma tutti gli argomenti scelti sono stati trattati approfonditamente e posti all’attenzione di chi ha scelto di seguire il blog.

L’idea, credo originale, nelle singole vertenze aziendali o nelle  situazioni trattate e scelte perché emblematiche, è di accompagnarle, passo dopo passo, da ciò che le determina e poi via via fino alla loro conclusione. Non limitandosi a prendere atto della narrazione proposta unilateralmente dalle parti ma analizzandone i comportamenti, sostenendoli o criticandoli, fornendo spunti e proposte. E scontando il fatto che questo può innervosire i protagonisti più fragili e meno strutturati.  Leggi tutto “Buon 2020 ai lettori del blog e a chi ci segue sui social….”

L’ANNO DEL NOSTRO SCONTENTO di Giovanni Cominelli

Infelicità pubblica e infelicità privata 

Il calendario è spietato, non concede tregue. Così, sospinti verso la fine del 2019, siamo costretti ai bilanci di fine anno. Ciascuno compila il proprio. Nonostante le apparenze, c’è osmosi tra i due vasi: quello delle fortune private e quello delle fortune pubbliche.

Difficile sentire il vento in poppa per la propria privata barchetta, se ci si trova in una palude pubblica non sfiorata da alito di vento. Difficile immaginarsi un futuro individuale in un Paese che guarda all’indietro. Impossibile una felicità privata, se esiste una vasta infelicità pubblica.

La fenomenologia di quest’ultima è piuttosto vasta. L’ultimo Rapporto Censis la descrive compiutamente. Il governo è tenuto su dalle proprie debolezze, sta in piedi solo perché non sa che da parte cadere. Non ha né programma né prospettive. Aumenta la massa degli scontenti, mentre ben il 42% degli interpellati dichiara che si asterrebbe alle prossime elezioni. Come ha ripetutamente segnalato Nando Pagnoncelli, chi, godendo del 30% dei voti, parla a nome degli Italiani, ne rappresenta, in realtà, solo il 18%. E così via in discesa per chi dispone di percentuali più basse…

Leggi tutto “L’ANNO DEL NOSTRO SCONTENTO di Giovanni Cominelli”

Responsabilità dei manager, delle imprese e dei sindacati di fronte alla crisi della grande distribuzione

  • Quando un’azienda precipita in una crisi senza sbocco le responsabilità del management e della proprietà che l’hanno causata passano velocemente  in secondo piano. Non ci sono mai nomi e cognomi e se vengono individuati sono già altrove. Pronti a ricominciare daccapo. Se appartengono a compiacenti cordate internazionali vengono ricollocati in altri Paesi. Per chi resta sono guai.

Per una parte del middle management c’è il nuovo carro su cui saltare. Per “l’hombre vertical” o per chi ha mercato, come si usa dire in azienda, “il dissenso si manifesta con le dimissioni”. In tutti coloro che non hanno alternative c’è solo voglia di voltare pagina.

Se la crisi è però profonda o chi acquisisce non prevede di avvalersi del management aziendale parte una fase dove gli zombie si materializzano. Gole profonde, segreti di pulcinella, minacce larvate di improbabili cause milionarie e, da quando impazzano i social, anonimi celati dietro pseudonimi fantasiosi  per paura di sporcarsi i polsini della camicia che distribuiscono voti a destra e a manca.

Personaggi simili a quelli del  film Yes Man del 2008 interpretato da Jim Carrey il cui tratto caratteristico, sul piano  professionale, è solo di aver detto sempre “sì” a chiunque. E sarebbero pronti a continuare a farlo anche oggi. Se considerati. Messi però fuori gioco dal contesto tentano di strumentalizzare il difficile compito di chi subentra nella gestione e dei sindacati.

Leggi tutto “Responsabilità dei manager, delle imprese e dei sindacati di fronte alla crisi della grande distribuzione”

Conad/Auchan. E’ necessario aprire una seconda fase del negoziato

La prima fase del negoziato sindacale si è chiusa purtroppo con un nulla di fatto. Era prevedibile. Troppo complessa e improvvisa  un’operazione che ha risvolti economici, organizzativi e sociali mai accaduti nel nostro Paese. Foriera di incognite sotto diversi punti di vista. E altrettanto prevedibili le reazioni pavloviane  dei sindacati di categoria di fronte ad un evento di queste dimensioni e fuori dalla loro portata.

Molti osservatori superficiali  l’hanno frettolosamente ridotta ad una mera operazione speculativa condotta con spregiudicatezza sia dalla multinazionale francese ormai pronta alla fuga dal nostro Paese che da Conad con alla testa Francesco Pugliese alleato con Raffaele Mincione. C’è anche questo ovviamente. Ma c’è ben altro.

Il futuro della GDO passa anche attraverso queste operazioni. Le concentrazioni sono necessarie per crescere rapidamente in un contesto complesso come quello italiano caratterizzato da un tessuto imprenditoriale particolarmente stratificato. Per Conad quindi un’operazione necessaria, determinante per il suo riposizionamento. Così come aver assunto con responsabilità il ruolo di perno centrale  della riassegnazione a terzi della parte di Auchan che non era comunque destinata a restare  nel  Consorzio senza scatenare un’asta speculativa.

A chi avrebbe preferito assistere in poltrona al destino già scritto della multinazionale francese  o fatica ancora a comprendere il termine “salvataggio” declinato in questa situazione basterebbe ricordare la vicenda Mercatone Uno e cosa avrebbe significato uno spezzatino di queste dimensioni gestito da un commissario completamente fuori dalle logiche della GDO. A meno che non si pensi più ingenuamente che Auchan sarebbe stata disponibile a gestire in prima persona la ritirata. I risultati sarebbero stati ben più drammatici per i dipendenti e non solo. A monte e a valle.

Leggi tutto “Conad/Auchan. E’ necessario aprire una seconda fase del negoziato”

Conad/Auchan. Le sedi tra conflitto autolesionista e soluzioni possibili.

Aver fatto per tanti anni il direttore risorse umane aiuta. Soprattutto in vicende complesse come quella che coinvolge l’azienda nata sulle ceneri di Auchan. Innanzitutto le dinamiche sindacali di sede (e spesso anche di filiale) sono profondamente influenzate dalla mancanza di radici.

Questo genera comportamenti più simili ad una assemblea di condominio che ad una vertenza classica. Lo si era già capito con il primo tentativo di accordo propugnato da Manageritalia e immediatamente contestato da un nugolo di dirigenti che, riuniti in assemblea, avevano deciso di nominare loro rappresentanti, contattare avvocati esterni  per simulare un negoziato parallelo contrastando il diritto del sindacato dirigenti di raggiungere intese sgradite.

Una inutile confusione. Come nelle assemblee di condominio guadagnano spazio i più decisi. Immediatamente sostituiti da altri ancora più decisi. Fino a quando tutto si sgonfia e si ritorna al via. Poi tocca agli anonimi. Per lettera o per social. L’inesperienza sindacale li condanna alla solitudine. E alla sconfitta.

Il collega che non li segue è tacciato di un opportunismo. O di essere un venduto. Chi parla di loro sui social  un servo del padrone. Cercano megafoni, non soluzioni. Spariscono quando il loro problema personale viene risolto. Come nelle assemblee di condominio.

Leggi tutto “Conad/Auchan. Le sedi tra conflitto autolesionista e soluzioni possibili.”