C’è una differenza profonda tra le vertenze sindacali di oggi con quelle passate. E c’è n’è ancora di più tra settori merceologici differenti. Da un lato l’intensità e la durezza delle agitazioni tradizionali è sensibilmente diminuita mentre dall’altro sono aumentati metodologie e strumenti per raggiungere e sensibilizzare attraverso i media, vecchie e nuove solidarietà.
Nei settori è fondamentale la tradizione e la forza di mobilitazione del sindacato di categoria. Più è autorevole e riconosciuto più ne mantiene la guida, determina tempi e modalità delle iniziative, individua gli interlocutori utili e dosa le forze per poter reggere fino alla conclusione. In sostanza sa cosa occorre fare per accrescere la solidarietà intorno alla vertenza, gestire i rapporti con i media, con la politica e le istituzioni locali.
L’obiettivo è la soluzione migliore possibile della vertenza. Non la lotta in sé. Meno il sindacato è radicato più cede il passo all’estemporaneità delle iniziative, agli umori e alle tensioni altalenanti delle persone coinvolte e alla difficoltà di rappresentare le proprie ragioni all’esterno.
La differenza sostanziale sta proprio nella scelta dell’obiettivo. Nel primo caso, laddove il sindacato è forte e autorevole, si punta a far modificare opinione al management o alla proprietà anche attraverso alleanze e interlocutori istituzionali. Nel secondo caso si attacca a testa bassa l’azienda in sé, la si individua come responsabile in toto della situazione cercando addirittura di rallentarne le vendite o provando ad incrinarne il rapporto con i potenziali clienti. Con il rischio che, alla fine, ci si procura solo una serie infinita di autogol. Leggi tutto “Conad/Auchan. Quando lo scontro rischia di essere fine a sé stesso”