In una vertenza sindacale l’elemento fondamentale è il suo risultato. Per realizzarlo le parti in campo, pur rappresentando interessi diversi, sanno che, prima o poi, è necessario trovare una sintesi. Il rapporto di forza tra di loro è generalmente asimmetrico quindi la parte più debole ricorre a tutto ciò che può (mobilitazione, comunicazione esterna e ricerca di solidarietà politica e istituzionale) per aumentare il proprio potere contrattuale e provare così a condizionare il risultato finale.
Ovviamente la dimensione del problema e il coinvolgimento di più complessi interessi in campo fa la differenza tra situazioni che coinvolgono più o meno la stessa quantità di persone ma che restano sostanzialmente diverse. In epoca di disintermediazione occorre infine considerare anche l’interesse della politica nazionale e locale di scendere in campo per marcare una presenza sul tema o per strumentalizzarne i contenuti. O per dispensare solidarietà con documenti che lasciano il tempo che trovano.
Per chi conduce il negoziato tutto questo conta poco. Per le persone coinvolte resta un segnale di attenzione. Tutti vorrebbero rimediare all’asimmetria delle forze in campo alzando il tono della vis polemica, cercando di catturare l’attenzione dei media, delle istituzioni e della politica non essendo più in grado di reggere mobilitazioni di stampo tradizionale.
La vicenda Conad/Auchan ha una caratteristica che la rende unica. C’è un’azienda che a differenza di Arcelor/Mittal non ha minacciato di andarsene ma se ne è già andata (Auchan) lasciando diciottomila lavoratori a terra, c’è un’altra azienda che sta subentrando (Conad) compatibilmente con le sovrapposizioni con la sua rete e con le decisioni dell’antitrust per i quali è comunque alla ricerca di altri soggetti interessati. Leggi tutto “Conad/Auchan. Traiettorie, peso e risultati in vertenze differenti”