In ricordo di un’amica..

E’ passato già un anno dalla morte di Jole Vernola.

A me manca ancora tanto la sua compagnia, il suo trascinare il trolley tra i sampietrini romani con una mano e l’altra impegnata a sorreggere il cellulare, le serate al ristorante con Francesco  e le impegnative discussioni su tutto. 

Mi mancano i suoi dubbi, la sua fragilità, la sua assenza di superficialità. Mi manca la sua determinazione ad approfondire ogni cosa, la sua capacità di pretendere innanzitutto da sé stessa ciò che poi avrebbe preteso dagli altri.

Mi manca la sua capacità di interpretare una parte anche quando chi la delegittimava non era di fronte ma nascosto dietro di lei. Mi manca la sua capacità di infierire sulla superficialità ma anche la sua generosità nel tollerarla.

Mi manca la sua capacità di distinguere le persone dal loro ruolo e la sua capacità di intuirne il valore o la pochezza umana e professionale. Mi mancano i rari momenti in cui si toglieva la corazza, indispensabile in piazza Belli.

Mi manca la sua capacità di ricaricarsi e di ripartire quando veniva scaraventata  al tappeto. Mi mancano la sua devozione al lavoro, la sua competenza e il suo affetto.

Mi manca il suo sorriso, l’ansia per il suo futuro, il senso della famiglia e delle responsabilità nei confronti della mamma e del fratello sempre presenti in ogni sua riflessione.

Mi mancano gli ultimi sguardi in ospedale. La fatica con cui ormai priva di ogni forza correggeva le  mail dei suoi collaboratori.

Mi manca una vera amica.

Capita nella vita di ciascuno di incontrare persone straordinarie e accorgersene troppo tardi.

Mi manca non avere avuto il tempo di dirglielo. 

Conad/Auchan. Chi si (pre)occupa dei manager?

Nel settembre del 2011 ero il negoziatore della Confcommercio al tavolo delle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale dei dirigenti. Raggiunta l’intesa di massima con Manageritalia sui capitoli principali e pronti alla firma la situazione precipitò improvvisamente perché nella delegazione datoriale, Federdistribuzione mi chiese di “pretendere” una formulazione particolarmente indigesta a Manageritalia che rendesse facoltativa l’applicazione di due elementi centrali del rinnovo contrattuale.

Dietro c’era sostanzialmente la determinazione di Auchan di respingere l’obbligatorietà dell’iscrizione al CFMT (centro di formazione del management del terziario) e dell’iscrizione al Fondo Pastore che garantiva una importante  forma di previdenza complementare a condizioni particolarmente favorevoli  ai dirigenti.

Pur non condividendo quella presa di posizione come rappresentante delle aziende chiesi l’interruzione del negoziato. Furono ore concitate che però mi consentirono di capire quella volontà di sentirsi altra cosa rispetto all’insieme delle aziende, non solo della GDO, che caratterizzava in parte l’intera delegazione di Federdistribuzione ma principalmente di questa importante multinazionale francese.

Tenere oltre cento dirigenti fuori dalla possibilità di confrontarsi con colleghi di diversa provenienza attraverso il diritto soggettivo alla formazione continua garantito dal CCNL e contemporaneamente escluderli da un’interessante fondo previdenziale testimoniava la volontà di considerare i propri dirigenti come cosa di loro esclusiva competenza e giurisdizione.

Quella forma di “totalismo aziendale” di una cultura cioè che nasce e muore dentro i confini dell’azienda e che prevede liturgie, comportamenti e riconoscimenti a chi vi si conforma,  funziona, in genere, solo quando le cose vanno bene. Distingue i suoi componenti, dà loro un tratto unico di orgoglio di appartenenza  che, a loro volta, si espande nell’intera organizzazione.

Ed è, a mio parere, uno dei motivi del disorientamento attuale di una parte importante del management. Lo posso decifrare dalle numerose mail che ricevo quotidianamente o dalle persone con cui dialogo con maggiore frequenza. Si sentono traditi, lasciati in balìa degli eventi, estromessi dai canali comunicativi,  dal loro ruolo e costretti alle forche caudine di una supposta cultura aziendale di nuovo conio che li vede più  come un costo da eliminare e da un sentimento prevalente in azienda che li addita come corresponsabili della situazione.

Sono, nella vulgata prevalente, tutti sacrificabili, inetti e costosi. Non è affatto vero ma è chiaro che questo crea una sensazione di abbandono e di solitudine che rende ancora più difficile gestirne il destino. Il contratto nazionale dei dirigenti in situazioni come queste non garantisce nulla.

La soppressione delle posizioni manageriali procederà a ritmo serrato non appena sarà più chiaro il destino di BDC. Per chi ha a portata di mano una soluzione individuale di cui può determinare tempi e modalità  l’attesa è forse conveniente. Così come per chi ha in maturazione la pensione. Per tutti gli altri non avere una base comune di riferimento è un rischio evidente.

So che Manageritalia pur nelle estreme difficoltà della situazione ha provato ad impostare un negoziato ma, allo stato, è prevalente tra i colleghi l’illusione che l’azienda possa fare ben altri sforzi economici. E a BDC, in fondo, non conviene legarsi troppo le mani. Farà accordi con chi ha una professionalità utile in questa fase lasciando gli altri al loro destino.

Tra poco i dirigenti si troveranno tra due fuochi e, sinceramente, non la vedo molto bene per loro. Auchan avrà pure lasciato risorse per gestire le uscite ma i pretendenti che ne reclamano una fetta consistente sono numerosi e ben organizzati. La comunicazione interna formale e informale punta a prendere tempo, rassicurare, evitare che si sovrappongano queste tematiche individuali  ad altre priorità.

Manageritalia, essendo composta da gente non di primo pelo ci ha visto giusto. Negoziare una base economica sulla quale lasciare aperti eventuali negoziati specifici e puntare decisamente alla tutela di chi si dovesse trovare in difficoltà nel ricollocamento. E farlo prima che il negoziato al MISE metta tutti gli esuberi sullo stesso piano. Dirigenti, impiegati e addetti alle filiali.  Ai colleghi che mi chiedono cosa ne penso ho già risposto individualmente.

Ogni caso è troppo specifico se parliamo di manager. Occorre valutare la propria impiegabilità, il sistema relazionale costruito o meno in precedenza, il valore del proprio CV. Quindi decidere il proprio futuro. Manageritalia, come sempre ha fatto il suo lavoro. E lo ha fatto bene.
Vedremo i prossimi passi.

Conad/Auchan. Due verità a confronto..

Oggi purtroppo  è il tempo delle polemiche, delle rigidità e delle accuse reciproche.  Per queste ragioni, Il 30 di ottobre, al MISE, andranno probabilmente  in scena due verità.

Da una parte i rappresentanti di Conad che ribadiranno il senso strategico di questa operazione. Il sogno di creare un grande gruppo italiano sulle ceneri della “fuga” della multinazionale francese, la convinzione profonda nel successo del loro modello imprenditoriale, i tempi e i contenuti di un progetto che contiene evidenti rischi ma anche enormi potenzialità. E che se,  messi in condizione di fare e supportati, le conseguenze sull’occupazione potranno essere  gestibili.

Dall’altra i sindacati di categoria che si devono misurare con la realtà e con la preoccupazione che il costo di questa importante avventura imprenditoriale possa comportare conseguenze pesanti sulle persone, sui loro diritti, sulle loro condizioni economiche  e quindi sul loro futuro.

Due verità, al momento, di  difficile composizione.

Nella visione di Conad le persone di Auchan potranno essere rioccupate al “massimo possibile” solo se l’operazione raggiungerà i suoi obiettivi nei tempi e nelle modalità  ipotizzati. Nell’insieme dell’universo Conad, in altre realtà del comparto interessate all’acquisizione di singoli PDV in sovrapposizione con la loro rete e infine altrove attraverso gli strumenti che potrà e dovrà prevedere l’accordo stesso.

In questa visione è evidente che non ci sono automatismi certi per le persone. C’è un mercato con cui fare quotidianamente i conti, c’è un piano industriale, c’è la convinzione di potercela fare ma non ci sono garanzie per nessuno a prescindere dai risultati attesi. Né per gli imprenditori associati, né per i lavoratori coinvolti. Leggi tutto “Conad/Auchan. Due verità a confronto..”

Conad/Auchan. Priorità, idee e obiettivi realizzabili

Una ristrutturazione aziendale nella GDO, per quanto dura, segue uno schema classico sempre uguale a sé stesso. Semplificando per brevità, si chiudono le filiali obsolete, si restringe il numero degli addetti, si trasferisce altrove parte degli esuberi, si incentivano le cosiddette “dimissioni volontarie” e si “spera” nei prepensionamenti. Le aziende poi tentano di aggredire, se ci riescono, i costi e i vincoli della contrattazione aziendale preesistente,  o di neutralizzarne gli effetti ritenuti negativi  attraverso contropartite definite con i sindacati.

L’operazione  Conad/Auchan, a mio parere, è profondamente diversa e non può rientrare facilmente  in questo schema. Per varie ragioni. Innanzitutto per la sua complessità sul piano strategico, organizzativo e commerciale. E quindi per i rischi che comporta sia su chi l’ha progettata che per il contesto su cui ricadono effetti pesanti.

Aggiungo che ad oggi le prime 109  filiali  hanno iniziato il cambio di insegna. Quindi per una parte dei diciottomila lavoratori la soluzione è stata trovata. Adesso toccherà al piano industriale affrontare e proporre nuove idee per gli  ipermercati e, di conseguenza, un’altra parte dell’occupazione troverà così una soluzione adeguata.

Poi c’è il resto dove le soluzioni si potranno costruire solo strada facendo. Penso alle sovrapposizioni, all’antitrust, alle partnership individuabili e alle filiali non comprese nel primo giro che forse potrebbero rientrare in gioco. Quindi una ulteriore parte importante dell’occupazione troverà anch’essa, seppur in tempi diversi, una soluzione positiva. Leggi tutto “Conad/Auchan. Priorità, idee e obiettivi realizzabili”

Conad/Auchan. un tavolo negoziale da ricomporre rapidamente

Trent’anni di trattative mi rendono un osservatore attento e curioso delle dinamiche negoziali in campo sociale. Ho recentemente seguito Embraco, Whirpool, i CCNL delle diverse categorie e i comportamenti tra le diverse parti sociali un po’ dovunque. È un “vizio” che ho sempre coltivato con cura. È ovvio che da fuori è più facile esprimere giudizi ma spesso la giusta distanza dal tavolo può aiutare ad offrire spunti di riflessioni.

Nella GDO, come nel Commercio in generale è più difficile perché c’è maggiore gelosia, provincialismo e abitudini consolidate. I media stanno lontani perché lo hanno sempre considerato un comparto di serie B. Poca innovazione nelle imprese, sistemi bilaterali spesso chiacchierati, ruolo del sindacato marginale. Contrattazione aziendale ai minimi storici. Non dovrebbe essere così però bisogna farci i conti. Basta vedere il diverso peso che una vicenda di queste dimensioni ha, per la stampa, rispetto ad esempio ad Embraco o Whirpool. E anche qui c’è una multinazionale che rilocalizza il suo business. Ma tant’è.

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Conad/Auchan. Un passo avanti e due indietro.

Mi hanno fatto riflettere le considerazioni di uno dei numerosi colleghi, manager di Auchan, con cui mi confronto spesso, che pur condividendo quello che scrivo sul mio blog mi ha espresso le sue perplessità sulla mia determinazione a sostenere l’operazione Conad “senza se e senza ma”.

D’altra parte posso capire i colleghi perché, a prescindere da cosa potrà succedere alla loro ex azienda, per molti di loro le prospettive sono già scritte. E quindi le reazioni personali sono comprensibili. Napoleone sosteneva che “si può chiedere di tutto ai propri soldati meno che sedersi sulla punta delle loro baionette”. Ed è da qui che, credo, sia necessario partire.

Dallo stato di disorientamento delle persone sul proprio destino.

Mi rendo conto, che è difficile accettare una realtà che non consente grandi spazi di manovra. Lo si capisce anche dalla difficoltà dello stesso sindacato di categoria a prendere le misure. Questa acquisizione è diversa da molte altre per come è nata (una realtà imprenditoriale “anomala e diffusa” tipicamente italiana che si è lanciata in un’operazione realizzabile solo riuscendo a mettere questa anomalia a fattor comune), per il modo con cui una multinazionale come Auchan, esperta e importante è “scappata” dal nostro Paese, per come ha lasciato a piedi un middle mangement preparato e lavoratori appassionati del loro lavoro. Veri “tifosi” della loro squadra. E come tutto questo è potuto avvenire in un tempo così ridotto e senza avvisaglie concrete se non negli ultimi mesi.

Due mondi e due culture aziendali, Auchan e Conad agli antipodi con un solo punto in comune: il cliente. Il quale decide o meno di entrare in un  punto vendita cercando solo convenienza, servizio e qualità. E se non le trova o pensa che non vale più la pena di cercarle in quel PDV, se ne va da un’altra parte. E su queste tre caratteristiche chi ha comprato i PDV dalla multinazionale francese deve lavorare di gran lena per ricostruire un rapporto con il consumatore altrimenti l’infezione rischierà di allargarsi anche alla parte sana provocando un ulteriore calo del fatturato  e un inesorabile aumento dei costi determinando   un loop infinito.
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Conad/Auchan. La negazione dell’evidenza porta alla sottovalutazione della realtà

La disdetta del CIA Auchan/SMA era assolutamente prevedibile. Così come l’avvio delle procedure di trasferimento. I rappresentanti di Conad lo avevano anticipato nei diversi incontri. Si potrà discutere sulla modalità utilizzata o sull’efficacia legale dell’atto.  Quindi ci potrà  essere anche chi minaccerà di impugnare il provvedimento. È una reazione comprensibile quanto inutile. I trasferimenti in Conad e l’abrogazione CIA sono evidentemente collegati.

A dimostrazione che non sempre il sindacato comprende la gravità della situazione basta la recente dichiarazione di un segretario nazionale di categoria che ha definito “un’ossessione” la determinazione dell’azienda sull’abrogazione del CIA. Come ho già scritto, la sottovalutazione della drammaticità della situazione porta a queste dichiarazioni senza capo né coda.

A mio parere è meglio essere chiari. Conad ha cercato di far comprendere che non ci sono scorciatoie praticabili né tempo da perdere. Fatturato e costi continuano inesorabilmente a peggiorare. Salvare il salvabile resta l’assoluta priorità e la missione di Conad e dei suoi imprenditori.

La “fuga disordinata” di Auchan dal nostro Paese non può essere stata sottovalutata al punto da non capire che siamo ormai al “game over”. Da tempo ho cercato di  sottolineare che ci si trova di fronte ad un evento eccezionale e non ad una semplice riorganizzazione/ristrutturazione  aziendale. Ma tant’è. Leggi tutto “Conad/Auchan. La negazione dell’evidenza porta alla sottovalutazione della realtà”

Confindustria e il prossimo ricambio al vertice.

Oggi non parlerò della longevità alla guida di Confcommercio del suo Presidente. Anche se i numeri parlano da soli. Nel mondo reale sono altri i protagonisti in campo. Confindustria  ha avviato il percorso per eleggere il nuovo Presidente. È il quinto dal 2005. Più o meno il periodo della Presidenza Sangalli in Confcommercio.

Per il momento l’organizzazione degli industriali ha ripreso una sua centralità e si è proposta come punto di riferimento per l’insieme delle parti sociali. Spesso aspramente criticato, Vincenzo Boccia si è dovuto barcamenare in solitudine tra sovranisti e grillini, con una base a volte recalcitrante con il Governo giallo verde e a volte indulgente con una parte di esso, soprattutto nel nord, riuscendo a portare a termine il suo mandato. Adesso tornerà a fare l’imprenditore. Lì si usa così. Non ci sono cariche a vita.

Nell’organizzazione degli industriali si riapre quindi la partita della successione.  Per il momento in campo c’è solo un candidato: Giuseppe Pasini, presidente del gruppo Feralpi, dell’Associazione Industriale Bresciana, componente della Giunta Nazionale di Confindustria e già presidente di Federacciai. Una candidatura autorevole e certamente di peso. La fretta con la quale è stata presentata dagli imprenditori bresciani sembra però più finalizzata a “disturbare” altre possibili  candidature lombarde.

Il 3 ottobre Assolombarda farà la sua assemblea a Milano a cui parteciperanno  invitati eccellenti. Dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Presidente Del Consiglio Giuseppe Conte. Un importante riconoscimento per Carlo Bonomi, presidente dell’associazione, che ha il pregio di aver incalzato l’intero quadro politico sul merito delle questioni, non facendo sconti a nessuno e non risparmiando critiche anche ai vertici della sua Confederazione. Leggi tutto “Confindustria e il prossimo ricambio al vertice.”

Confcommercio. Villasimius e i tramonti solo immaginati…

“Il potere non cambia le persone, mostra quello che sono realmente” Pepe Mujica 

Per chi in platea si aspettava una parola definitiva  dall’ottantaduenne Carlo Sangalli che chiarisse una sua ipotetica disponibilità ad un percorso di uscita dalla Confcommercio la delusione è stata palpabile. Solo chi non lo conosce bene poteva aspettarsi una seppur lontana disponibilità in questa direzione.

Come nel libro più famoso di Antoine de Saint-Exupéry, il Piccolo Principe,  il sole tramonterà solo quando sarà il tempo. E il tempo e le modalità, in Confcommercio, restano saldamente in mano al Presidente. E con il nuovo Statuto  lo sono ancora di più.

La tre giorni di Confcommercio appena conclusa a Villasimius continua ad essere, un momento importante di coinvolgimento dell’insieme della Confederazione. I gruppi di lavoro che la caratterizzano segnalano la genuina volontà di partecipazione delle federazioni e delle associazioni territoriali. Credo che anche quest’anno sia stata vissuta dai partecipanti come un momento importante di crescita e di rilancio dell’iniziativa della Confcommercio.

Ho avuto la fortuna di partecipare diverse volte negli anni  a questa iniziativa settembrina ed è indubbio che l’alto livello dei relatori, gli argomenti scelti e l’insieme del dibattito generato rappresentano forse più di altri momenti più istituzionali lo stato dell’arte della qualità del confronto interno, della partecipazione  e delle sfide che attendono le strutture nei territori e al centro, nel confronto con la Politica e le Istituzioni del Paese.
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Conad/Auchan. La buona notizia è che il negoziato prosegue pur tra necessità di innovare i contenuti e legittime preoccupazioni.

Gli incontri per trovare un accordo nella complessa vicenda Conad/Auchan procedono ad un ritmo serrato a testimonianza che l’obiettivo è raggiungere un’intesa equilibrata. Così come procede il dibattito in rete e sui media sulle preoccupazioni delle persone coinvolte, gli sbocchi occupazionali possibili e il futuro di quello che è stato uno dei gruppi più importanti della GDO.

La responsabilità che si deve assumere il sindacato di categoria è decisiva. Da qui le mie riflessioni sulla capacità o meno di comprensione di un’operazione di queste dimensioni. Emanuele Scarci, giornalista e grande esperto del settore ha giustamente sottolineato i meriti di Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL nell‘aver  saputo accompagnare l’evoluzione e il declino dell’intero  settore e quindi l’ineluttabilità dell’accordo finale, anche in un caso così complesso e diverso da tutti gli altri come quello sul quale ci stiamo confrontando.

È vero, nel sindacato di categoria sono passati dirigenti di grande livello che hanno affrontato la crescita e l’innovazione organizzativa con grande professionalità e disponibilità. Questo resta un settore dove gli accordi sulle partenze dei nuovi punti vendita, sui sistemi degli orari, sulle aperture e sul welfare contrattuale hanno fatto scuola.

Nella vicenda Conad/Auchan ci sono però degli elementi di discontinuità che se non compresi determinano una semplice reazione pavloviana che potrebbe far ritenere un’operazione dalle caratteristiche completamente diverse dal passato una semplice ristrutturazione/riorganizzazione aziendale a seguito di un normalissima acquisizione. Innanzitutto la resa della grande multinazionale francese e la conseguente (s)vendita di Auchan Italia. Leggi tutto “Conad/Auchan. La buona notizia è che il negoziato prosegue pur tra necessità di innovare i contenuti e legittime preoccupazioni.”