Corpi intermedi. Confcommercio, la sua Assemblea generale e la salita del Mortirolo…

La recente conclusione del Giro d’Italia mi ha fatto venire in mente, mentre ascoltavo Carlo  Sangalli in streaming, la fatica, il sudore e la tensione mentre i ciclisti arrancano sulla  salita del Mortirolo. Gioia e delizia per gli aspiranti scalatori, quella salita, ne segnala plasticamente i limiti fisici e motivazionali.

L’assemblea generale della Confederazione, d’altra parte,  è una grande messa annuale che raduna l’elite del popolo di Confcommercio. In diretta o in streaming non ne ho persa una, almeno negli ultimi dieci anni. La partecipazione è sempre numerosa, attenta, le persone sono orgogliose di essere lì. L’organizzazione è un po’  “spintanea” ma chi viene si sente importante, trait d’union tra i sempre irrisolti problemi quotidiani e la politica che conta. I selfie con i politici che vanno per la maggiore  si sprecano.

Con gli altri, no. Al massimo una battuta  al bar dell’auditorium o nella sala VIP dove qualcuno cerca di intrufolarsi sotto lo sguardo distratto degli uomini e delle donne di piazza Belli. Sergio Mattarella, dovendo scegliere,  ha scelto l’assemblea di Confindustria quindi qui ha mandato un suo messaggio. Sempre gradito, ovviamente. Il Presidente del Consiglio era impegnato dall’altra parte del mondo, Matteo Salvini era altrove.  Il Presidente del Senato è rimasto giusto il tempo della relazione per successivi  impegni di lavoro.

C’era però Luigi Di Maio. Ha concluso anche lui con un intervento asciutto, di circostanza, prendendosi qualche applauso sull’IVA ma si capiva che non si sentiva a suo agio. E’ stata la conclusione di una fredda giornata iniziata con una relazione che ho ascoltato con grande attenzione letta dal Presidente in modo altrettanto freddo. Leggi tutto “Corpi intermedi. Confcommercio, la sua Assemblea generale e la salita del Mortirolo…”

Auchan/Carrefour/Conad. Culture imprenditoriali e manageriali al bivio..

Auchan si è sempre considerata un’altra cosa. Durante il rinnovo del penultimo CCNL dei dirigenti del terziario  il loro rappresentante ha preteso dal sottoscritto, allora capo delegazione,  di mantenere la loro esclusione dagli istituti della bilateralità già ottenuta nei rinnovi precedenti. Anche Esselunga e altre aziende della GDO erano schierate su quella posizione ma senza arroganza.

Nella Grande Distribuzione  (che continua tutt’ora ad applicare il CCNL dei dirigenti del terziario firmato  da Confcommercio) c’è sempre stata un’avversione alla bilateralità in generale. Una impostazione culturale e politica che ha sempre considerato il sindacato (compreso quello dei dirigenti) un interlocutore negativo o non necessario. E, la bilateralità stessa, un orpello inutile e costoso.

Ricordo l’espressione radiosa del rappresentante di Auchan. Escludere i propri dirigenti dal  diritto soggettivo alla formazione e da parte del welfare contrattuale era, per quell’azienda, un grande successo. Già lì si poteva capire il livello culturale e valoriale di quel Gruppo che pretendeva di affrontare le dinamiche di un Paese con la mentalità di un’azienda. Seppure di grande dimensione. La convinzione della loro autosufficienza spinta all’eccesso.

L’idea che la vita professionale dei propri manager fosse destinata a restare dentro un perimetro definito in modo tale da far loro considerare quel perimetro, il mondo.  E non già uno dei mondi possibili. Convinsi Manageritalia ad accettare quella forzatura appellandomi al loro buonsenso. Meglio firmare il CCNL che discutere all’infinito di un problema culturale irrisolvibile.. Leggi tutto “Auchan/Carrefour/Conad. Culture imprenditoriali e manageriali al bivio..”

Corpi intermedi, leadership declinanti e prospettive..

C’è un grande differenza tra leadership manageriali e leadership politico-sindacali. Per i primi parlano esclusivamente i risultati di business. Infatti sono rari quelli che durano a lungo. Soprattutto in tempi di crisi.

Non è sempre così per il mondo dei corpi intermedi dove non sono i risultati (molto difficili da valutare) ma la durata della carica  a determinarne l’avvicendamento. D’altra parte il ricambio delle leadership politiche, fisiologico nei tempi e nei modi nel 900, oggi è fondamentale per allineare le organizzazioni di rappresentanza al contesto.

Coldiretti, che si è dimostrata la più svelta a capire i rischi di smottamento del potere nella filiera, si è attrezzata con una squadra di giovani imprenditori per affrontare la Politica con una autorevolezza di prim’ordine. Confindustria continua a prevedere quattro anni di mandato e li rispetta. Confartigianato segue più o meno lo stesso schema. Altri sono più laschi. Confcommercio costituisce un’eccezione. Il suo Presidente è in carica  dal 2006 e forse cercherà di ottenere una ulteriore rinnovo del suo mandato.

Peraltro, in alcune associazioni datoriali o sindacali, non è un’impresa difficile prorogarsi all’infinito. E’ sufficiente, ogni tanto, mettere mano agli statuti per ricominciare daccapo con i mandati. C’è chi riduce il problema all’età di questo o di quel leader. Personalmente non mi hanno mai convinto coloro che pretendono di giudicare i politici con in mano la carta di identità; in certi contesti, però, sembra manchi la volontà di comprendere quando è arrivato il momento di fermarsi, farsi da parte  e quindi di consentire alla propria organizzazione   di voltare pagina nell’interesse stesso di dare continuità a ciò che si è contribuito a costruire. Leggi tutto “Corpi intermedi, leadership declinanti e prospettive..”

Auchan/Conad tra payoff aziendali e l’isola che non c’è.

Pochi conoscono Antonio Stoppani. Forse un giorno gli verranno riconosciute nella loro originalità le sue osservazioni  sull’impatto dell’attività dell’uomo sulla natura. Un antesignano di Greta Thunberg del 1800. Un ambientalista ante litteram. La sua opera principale fu il Bel Paese Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia.

L’Abate Stoppani oggi lo si può incontrare sul lungo lago di Lecco, in città, nel monumento posto nella piazza a lui dedicata o sulle etichette del Bel Paese della Galbani fin dal 1906. Non è l’immagine di Egidio Galbani, come pensano in molti. Ma l’azienda casearia, oggi di proprietà della francese Lactalis, resta più nota al pubblico per il  payoff “Galbani vuol dire Fiducia” che l’accompagna dal 1956.

Ho lavorato in quella realtà per lungo tempo. Una grande azienda. Galbani e Fiducia sono diventati, negli anni, sinonimi. Con tutti i rischi che questo comporta quando i tempi cambiano. Un payoff semplice, diretto, distintivo per il consumatore. Ce lo siamo trovato storpiato tutte le volte che abbiamo dovuto affrontare un piano di riorganizzazione negli uffici, negli stabilimenti o nella rete di vendita.

Mi è ritornato in mente in queste settimane nella vicenda Auchan/Conad. “Persone oltre le cose” si presta anch’esso alla manipolazione. Il sindacato non è nuovo a queste storpiature. La più nota credo risalga agli anni 80 in casa Fiat: “Arna. Chilometrissima Alfa” venne trasformata in “Arna. Cassintegratissima Alfa” nel pieno di un duro confronto di lavoro. Comunque la si voglia vedere dimostrano solo una evidente  debolezza.

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Imprese italiane e pericolose profezie negative autoavveranti..

Chissà se il sociologo Robert Merton quando ha parlato per la prima volta delle profezie negative che si auto avverano  pensava a certi sindacalisti nostrani messi di fronte  a vertenze complesse. Alcuni di loro quando devono gestire timori e tensioni, pur legittime, determinati da  avvenimenti straordinari, danno sempre l’impressione che, comunque vada, la sconfitta certa resta l’opzione prevalente. Fossero avvocati, nessuno li ingaggerebbe.

Ascoltando in TV il responsabile auto della FIOM ho avuto questa impressione. L’operazione FCA/Renault, a suo parere, è destinata comunque a finire male. È però stato così anche con Marchionne. Prima ancora con Romiti per non parlare di tutti quelli che  li hanno preceduti. Con questo approccio qualsiasi modifica dello status quo è vissuta sempre come negativa. Mi chiedo come sia possibile trovarsi in prima linea in una vertenza complessa limitandosi ad elencare ciò che tutti gli altri soggetti in campo dovrebbero fare ma dando già per certo che non lo faranno, che se lo faranno lo faranno male e quindi che l’esito non può che essere scontato e inevitabile.

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Auchan/Conad. La risposta di Marco Marroni della Uiltucs UIL al mio intervento di ieri.

Trovo molto utile pubblicare integralmente ciò che Marco Marroni ha voluto rispondere al mio intervento di ieri. Il mio blog è letto da migliaia di persone molte delle quali lavorano nelle aziende coinvolte. Capisco le loro preoccupazioni che, Marroni, da sindacalista intelligente qual’è, ha rappresentato con grande chiarezza al tavolo del MISE.  

Lo stimo personalmente e anche per questo l’ho citato nel mio pezzo.  La sua risposta dimostra che la stima era ben riposta.

Quello che vorrei fosse chiaro del mio pensiero è che il futuro di queste aziende è importante per il nostro Paese. Per questo vanno accompagnate queste operazioni con intelligenza, cautela, e lungimiranza. Non è un’operazione ordinaria né alla portata di interlocutori superficiali.

Ci potranno essere prezzi da pagare. Ne sono convinto anch’io. Il compito del sindacato e di chi crede nel futuro di queste realtà è ridurli al minimo. Questo è anche il mio auspicio.

Caro Mario,

mi chiami in causa in modo diretto e sento il dovere di risponderti, se non altro per la lunga storia dei nostri rapporti, come tu ricordi non sempre idilliaci, ma fondati sul reciproco rispetto anche nei non rari momenti conflittuali.

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Vicenda Auchan/Conad dopo il primo incontro al MISE

Leggendo i comunicati stampa dopo l’incontro tra Auchan e Filcams Cgil, Uiltucs Uil, Fisascat Cisl, si ha l’impressione che ci sia una pesante sottovalutazione di ciò che sta avvenendo. Siamo di fronte ad un grande gruppo della GDO francese che ha deciso di lasciare il nostro Paese cedendo, ad un importante gruppo cooperativo italiano, CONAD, l’intero perimetro di sua competenza ad esclusione della Sicilia. Un fatto di un’importanza senza precedenti per l’intero comparto della GDO.

Un’operazione da far tremare i polsi a chiunque e che quindi è inevitabile che vada ponderata bene e a fondo nei tempi, nelle modalità e nelle conseguenze. E tutto questo in costanza di una crisi profonda di un format, quello degli IPER,  a cui nessuno, fino ad oggi, ha ancora trovato risposte credibili per rilanciarlo. Se mai fosse possibile. Non c’è un semplice switch da commutare.

C’è un percorso lungo, faticoso, irto di difficoltà che l’AD di Conad ha stimato in 3/5 anni. Al contrario, per una parte del sindacato, Conad sarebbe reticente perché non si è presentata immediatamente con un piano industriale dettagliato, comprensivo di risposte precise  per tutti i diciottomila dipendenti, e ricco di risposte plausibili alla crisi del format.

 Non che mi aspettassi un salto di qualità degli interlocutori sindacali  vista la partita e la posta in gioco ma, sinceramente, almeno una prova di serietà di fronte ad un avvenimento senza precedenti per l’intera categoria me lo sarei atteso.. Leggi tutto “Vicenda Auchan/Conad dopo il primo incontro al MISE”

Gli operai di oggi tra voto sovranista e mobilitazione contro il Governo…

L’indagine di Swg è chiara.  In un anno gli operai che hanno votato Lega sono aumentati del 29% raggiungendo il 48% dei votanti. Contemporaneamente sono crollati del 20% quelli che avevano votato solo un anno fa i 5S. La sinistra si è mantenuta sostanzialmente i suoi.

Il dato può sembrare eclatante soprattutto per chi ha in testa la cultura collettiva e di classe dell’operaio metalmeccanico del 900. Gli operai comunque intesi, oggi, sono poco più di sei milioni. I metalmeccanici non arrivano a 1.800.000. Se raddoppiamo quel numero abbiamo, occhio e croce,  il numero di operai dell’industria. Poco più della metà del numero complessivo. Gli altri sono nelle piccolissime imprese, nella logistica e nel terziario in generale.

Dario Di Vico, a pochi giorni dallo sciopero generale dei metalmeccanici proclamato contro il Governo ha lanciato un dibattito interessante. Questa migrazione verso i sovranisti della Lega così marcata ha le stesse caratteristiche dissociative di quelle precedenti o presenta elementi nuovi e specifici? E ancora. C’è una responsabilità della sinistra nell’averlo consentito? E, infine, questo rappresenta un dato irreversibile?

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I licenziamenti ai tempi di whatsapp….

Chi lavora in una piccola azienda in difficoltà sa quanto è facile trovarsi improvvisamente senza lavoro. Lo intuisce subito. Dal clima interno, dall’umore del proprietario quando torna dalla banca. Dal fornitore che non consegna o dal collega anziano preoccupato del suo mutuo e del fatto che quest’anno non riuscirà a cambiare l’auto.

Nella grande azienda non è così. Anche lì ci sono segnali evidenti ma sono meno diretti, attutiti dalla gerarchia interna, mediati dalla forza dei numeri e dai toni e messaggi di sfida nelle sempre più frequenti assemblee sindacali. La fase che va dalle prime voci alla macchinetta del caffè fino allo striscione rosso fuori dai cancelli con la classica scritta in bianco sempre uguale a se stessa  procede tra umori alti e bassi che assomigliano più ad un giro sulle montagne russe che ad una agonia preannunciata.

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GDO. Crisi e riorganizzazione di un comparto economico e ruolo delle parti sociali

L’esperienza dovrebbe insegnare nuovi approcci a problemi complessi ma, purtroppo, non è sempre così. Due esempi. Poche settimane fa, Confcommercio e i sindacati di categoria, hanno annunciato lo spostamento della scadenza del loro CCNL a dicembre 2019 come fosse una cosa auspicabile e scontata.

Contemporaneamente in queste ore le organizzazioni sindacali manifestano preoccupazione e annunciano presidi, scioperi e manifestazioni in vista del prossimo incontro al MISE con Auchan sul futuro, già scritto,  dell’ex colosso francese. Due avvenimenti apparentemente distanti dai quali si possono però trarre importanti indicazioni sulla stato delle relazioni sindacali e sulla necessità di imprimere un salto di qualità nell’insieme del comparto. Non solo per Confcommercio, ovviamente.

Nel primo caso il messaggio è chiaro: la chiusura del ciclo contrattuale in corso è stata caratterizzata quasi esclusivamente sul costo del lavoro con una estenuante rincorsa al ribasso tra associazioni datoriali e sindacati confederali. Le masse  salariali definite nei ben quattro contratti firmati sono risultate diverse e quindi, a posteriori, si è dovuto intervenire per modificare tranche e scadenze alla ricerca di un equilibrio che riavvicinasse i costi per le imprese che applicano i differenti CCNL. Altrimenti si sarebbero verificati consistenti esodi associativi verso i CCNL più convenienti.

Un’operazione intelligente sul piano datoriale (meno per i lavoratori del principale CCNL che si trovano a dover pagare il conto per responsabilità altrui ) che, mettendo una pezza sulle superficialità passate, segnala inevitabilmente il perimetro su cui si giocheranno i futuri rinnovi per le diverse associazioni datoriali: il costo del lavoro. Leggi tutto “GDO. Crisi e riorganizzazione di un comparto economico e ruolo delle parti sociali”