Chiusure domenicali, aumento dell’IVA e rischi per le imprese e l’occupazione.

I soliti ben informati invitano al cautela. Ci sarebbero ancora spazi di miglioramento del decreto legge sulle aperture/chiusure domenicali. La tecnica utilizzata, però,  è sempre quella. Lanciare il sasso e nascondere la mano.

L’importante è che le rispettive costituency percepiscano il segnale,  lo sforzo fatto e i comportamenti dei diversi soggetti in campo. Il punto vero, però, non è la possibile mediazione finale. Qualunque sia il risultato. E’ la folle pretesa di mettere mano ad una situazione non calcolando le inevitabili conseguenze.

E’ stato così con l’eco tassa che sta rischiando di costringere FCA a modificare il suo piano industriale appena presentato ai sindacati, è così sull’IVA, è così sul Decreto Dignità e via discorrendo. Dario Di Vico sottolinea sul Corriere ( http://bit.ly/2RwdNx9 ) la pericolosa illusione sull’improbabile incremento dei consumi in chiave antirecessiva grazie al “reddito di cittadinanza” e a “quota 100”.

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Unità del sindacato tra buoni propositi e cruda realtà…

Carmelo Barbagallo, Maurizio Landini e Annamaria Furlan hanno rilanciato il tema. L’unità sindacale sembrerebbe ritornare di prepotenza nell’agenda del sindacalismo confederale. Per certi versi è una mossa utile.

Lega e 5s non sembrano intenzionate a lasciare spazi di iniziativa a nessun altro sui temi del lavoro e del reddito. Il 9 febbraio ci sarà una manifestazione nazionale unitaria ed è interesse di tutti, non solo del sindacato, che quella giornata, di protesta ma anche di proposta segni un punto di svolta almeno simile a quello che il “partito del PIL” ha saputo mettere in campo in tutto il nord produttivo. Sarà una sorta di indicatore dell’autorevolezza e della capacità di mobilitazione.

Chi, come il sottoscritto, auspica una maggiore unità anche tra le associazioni datoriali, proprio per la fine delle ragioni storiche che nel 900 ne hanno determinato i confini “politici” o di appartenenza per attività economica, non può che auspicare un analogo destino per il sindacalismo confederale. Le mie perplessità nascono dal fatto che tutto questo, però, dovrebbe far parte di un percorso coerente nel quale intenzioni, strategia e comportamenti procedono insieme e anticipano le dichiarazioni pubbliche. 

Maurizio Landini ha parlato di unità sindacale come orizzonte possibile ma i sostenitori di  Vincenzo Colla erano e sono coloro i quali praticano da sempre un tasso di unità di azione più alto con le rispettive categorie di CISL e UIL. Leggi tutto “Unità del sindacato tra buoni propositi e cruda realtà…”

Il sindacato tra Bari e Milano alla sfida del cambiamento

Forse è un caso o forse, no. Due importanti avvenimenti in campo sindacale si sovrappongono lanciando inevitabilmente segnali diversi tra di loro. Entrambi poco visibili e questa non è una buona cosa.

Da un lato il Congresso della CGIL a Bari dal titolo “Il Lavoro è’”, dall’altro l’iniziativa della FIM CISL, a Milano, dal titolo “SmartUnion4BetterFuture”. Si potrebbe tradurre, semplificando:”Il lavoro sarà”.

A Bari due culture sindacali profondamente radicate nella CGIL si confronteranno e, al di là del vincitore, portano allo scoperto ambiguità poco affrontate ma mai risolte nel più grande sindacato italiano.

Il documento e il percorso congressuale le hanno ben mascherate ma la preoccupazione che Maurizio Landini porti in CGIL la cultura politica e organizzativa della FIOM ha fatto emergere tutto il malcontento che il sindacato dei metalmeccanici ha saputo, nel tempo, attirare su di sé. Leggi tutto “Il sindacato tra Bari e Milano alla sfida del cambiamento”

una riflessione personale sulle prossime elezioni europee

Ho letto con grande attenzione il “MANIFESTO PER LA COSTITUZIONE DI UNA LISTA UNICA DELLE FORZE POLITICHE E CIVICHE EUROPEISTE ALLE ELEZIONI EUROPEE” ( https://www.siamoeuropei.it/ ). L’ho trovato interessante e, per buona parte, condivisibile nel merito. Inevitabile per certi versi.

La forma organizzativa proposta, al contrario, non mi convince per nulla. La trovo ambigua. Il documento sul punto recita: “Per questo è necessario costruire alle prossime elezioni europee una lista unitaria delle forze civiche e politiche europeiste. La sfida sarà vinta solo se riusciremo a coinvolgere i cittadini, le associazioni, le liste civiche, il mondo del lavoro, della produzione, delle professioni, del volontariato, della cultura e della scienza, aprendo le liste elettorali a loro qualificati rappresentanti”.

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“Fragile” come un sindacato?

Con il congresso della CGIL alle porte fa bene Dario Di Vico ad accendere i riflettori su ciò che gli osservatori più interessati forse sperano  che accada in alternativa alla personalizzazione dello scontro in atto.  (   http://bit.ly/2QTEA67 ).

La conclusione proposta da Di Vico è dura quanto, purtroppo, inevitabile:”È come se in questi lunghi anni della Grande Crisi prima e poi dell’affermarsi del populismo, la forza e l’intelligenza sindacale fossero rimaste congelate, come se la Cgil avesse scelto l’identità — per dirla con il politologo americano Mark Lilla — contrapponendola all’efficacia.”

Il sindacato, tutto il sindacato, da ben prima della grande crisi, si è incamminato, purtroppo,  su un deriva identitaria che ha fatto emergere i limiti di un gruppo dirigente complessivamente ripiegato su se stesso. Questo ha sacrificato per lungo tempo il confronto sul merito e la convergenza su possibili iniziative unitarie che avrebbero potuto avere la funzione di mantenere una forte visibilità che in qualche modo potesse arginare i meccanismi e i propositi di disintermediazione che si andavano via via  consolidando.

Da un lato la Politica che è inevitabilmente entrata in competizione diretta con i sindacati confederali sulla distribuzione del reddito e del lavoro a livello macro. Dall’altro le imprese dove il rapporto diretto con i lavoratori sulle modalità di assunzione, sui livelli salariali ma anche sulla crescita professionale ha messo in un angolo una vecchia cultura  rivendicativa che si è trovata completamente spiazzata dalla realtà. Leggi tutto ““Fragile” come un sindacato?”

Il futuro del lavoro spiegato a mia figlia di Pino Mercuri

Con Pino Mercuri non condivido la città di nascita ma “condivido” il quartiere. Io a Milano lui a Roma. Entrambi cresciuti  in un quartiere popolare dove la famiglia, l’oratorio e gli amici hanno avuto un peso importante nella crescita personale di molti.

Entrambi DHR, pur di generazioni diverse, entrambi convinti che non esistono competenze astratte di mestiere se slegate dalla capacità di  relazionarsi con le persone, di motivarsi e di motivare e quindi di affrontare il cambiamento continuo con l’apertura mentale di un bambino.

Il suo primo libro (Il futuro del lavoro spiegato a mia figlia ed. Licosia) parla di questo. Non solo e non tanto di tecnologie pur trattate in modo semplice ed efficace ma di come aprirsi alle novità e viverle come opportunità.

L’azienda nella quale Pino lavora si presta molto. In Microsoft si respira un cultura del lavoro aperta e in grado di accompagnare l’offerta di prodotti tecnologici. Il nuovo Amministratore Delegato, Silvia Candiani, rappresenta un valore aggiunto perché ha, essa stessa, una visione del lavoro che mette al centro il merito, l’innovazione, il contributo individuale al risultato aziendale.

Un punto di riferimento importante per chi, come Pino, si occupa di persone, della loro valorizzazione e del loro engagement. Non è facile spiegare ai propri figli cos’è il lavoro. Il proprio, innanzitutto,  così com’è oggi, e le traiettorie che prenderà nei prossimi anni. Pino Mercuri ci riesce molto bene soprattutto perché vive il cambiamento che coinvolge anche il suo lavoro di DHR come un’opportunità. Non con preoccupazione.

Un lavoro che perderà sempre più la necessità di avere luoghi dedicati e tempi predefiniti, dove sarà  il contributo individuale  alla realizzazione degli obiettivi e al risultato a definire le contropartite e dove il percorso professionale sarà costituito da un patchwork di attività e momenti diversi che necessiteranno di un welfare nuovo e specifico.

Dove i percorsi di formazione continua supporteranno i continui cambiamenti richiesti, dove retribuzione,  diritti, doveri, tutele e contenuti si disegneranno sempre più sulla persona nell’arco della sua vita lavorativa. Certo non ci saranno solo lavori ad alto contenuto professionale quindi occorrerà riflettere su come creare lavoro, distribuirlo e riconoscerlo.

Spiegarlo a dei giovanissimi che cominciano già in tenera età  ad utilizzare quelli che saranno i loro futuri strumenti di lavoro, spiegare loro gerarchie e strutture, ambienti e contenuti non è una cosa semplice.

Pino Mercuri è però riuscito a raccontare a sua figlia che il lavoro è cultura, rapporto con gli altri, creatività, impegno, dignità, gioco di squadra. E che la tecnologia non toglie nulla di tutto questo ma, al contrario, esalta ancora di più la necessità che sia la persona, i suoi valori, le sue aspettative ad essere posta al centro di questo cambiamento epocale. Per questo ne consiglio la lettura. 

Dove si decide il futuro del lavoro e dell’impresa occorre sempre esserci.

Nella mia recensione nel luglio 2017 al libro “Abbiamo rovinato l’Italia?” avevo scritto:” Marco Bentivogli descrive una figura di sindacalista che non vive chiuso nelle proprie certezze non rendendosi conto della progressiva emarginazione di cui è vittima nelle imprese ma cerca di uscire dall’angolo proponendosi come soggetto responsabile e positivo in grado di costruire con gli altri e, perché no, attraverso gli altri spazi e risultati negoziali altrimenti impensabili.”

Mi è ritornato in mente oggi leggendo della sua partecipazione al gruppo di lavoro del MISE che avrà il compito di elaborare “la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale e la strategia in materia di tecnologie basate sui registri condivisi e blockchain”.

Al di là del giudizio politico che ciascuno di noi può avere sul Governo giallo verde, le trenta persone chiamate dal Luigi Di Maio a comporre quella commissione discuteranno di futuro. E ne discuteranno in una sede autorevole che  comunque contribuirà a determinare le scelte del nostro Paese in questi campi.

Esserci è importante. Sopratutto per il sindacato che, altrimenti, si troverebbe inevitabilmente a gestire le conseguenze di quelle determinazioni. Il sindacato, tutto il sindacato, della decisione di Marco Bentivogli dovrebbe averne unitariamente un giudizio positivo. Leggi tutto “Dove si decide il futuro del lavoro e dell’impresa occorre sempre esserci.”

Tanti auguri a tutti!!

Tanti auguri ai 25.000 che, nel 2018,  hanno deciso di seguirmi con invidiabile costanza  sul blog www.mariosassi.it, ai 2.600 contatti su LINKEDIN, ai 1220 follower su Twitter e ai 600 nuovi amici su FB. Ci aspetta un 2019 impegnativo sul piano personale e sociale. Ma a tutti noi va bene così.

Populismi, ansie e tavoli…

Il   cosiddetto “popolo del SI” sta dando senso e nuovi confini al Partito del PIL. E questa è indubbiamente la vera novità nel panorama politico e sociale italiano. La stessa reazione sorpresa dei due leader vincitori delle ultime elezioni  per l’entità e la qualità della protesta è stata improntata alla massima cautela e ascolto delle ragioni niente affatto strumentali.

Il giudizio forse frettoloso di alcuni osservatori sul rapporto tra ragione e consenso mi ha fatto venire in mente una analoga battuta di Stalin che, in tutt’altro contesto, esclamava:”“Il Papa! E quante divisioni ha?”. È vero. Si può supporre di avere ragione senza avere il corrispondente peso elettorale. Così come è altrettanto vero che molti piccoli imprenditori, professionisti, lavoratori autonomi e dipendenti, hanno riposto la loro fiducia ai partiti, oggi al Governo, solo pochi mesi fa.

Probabilmente il desiderio di cambiare, di voltare pagina, di chiudere con il passato hanno prevalso rispetto ad ogni altra riflessione. Ma entrambi i vincitori, con il patto sottoscritto all’inizio della legislatura, hanno dimostrato una fragilità politica evidente proprio nel rapporto con le rispettive costituency.

Dall’ILVA di Taranto fino alla TAV Torino Lione la cruda realtà della nostra economia si è incaricata di far emergere sia il dilettantismo dei 5S che la difficoltà, per la Lega salviniana, di reggere un rapporto con gli stessi, di realizzare i propri obiettivi di espansione verso sud e contemporaneamente di continuare a rappresentare quel ruolo di “sindacato di territorio” alla base delle fortune politiche del movimento leghista. Leggi tutto “Populismi, ansie e tavoli…”

Torino, il nord e lo specchio del Paese

Nel secondo capitolo di “Attraverso lo Specchio” Alice incontra la Regina Rossa che le dice:«Qui, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio!».

Dopo la manifestazione di Torino del “Partito del PIL” ho pensato immediatamente a Lewis Carroll. Il Nord si è rimesso in movimento. Stanco di non poter correre. Anzi. Di trovarsi con la retromarcia innestata e senza la possibilità di muoversi. E’ un segnale all’intero Paese. L’esatto contrario di una chiusura territoriale.

Una importante novità è che alla spontaneità degli imprenditori e dei professionisti torinesi non hanno fatto mancare il loro sostegno le grandi organizzazioni di rappresentanza. E’ un fatto significativo perché, pur alla ricerca di una nuova identità che le proietti verso un futuro comunque denso di incognite, la loro capacità di reazione dimostra che la sintonia con i rispettivi associati resta alta. Si è aperto un laboratorio di innovazione politica e sociale.

Ha ragione Dario Di Vico che ne rappresenta il suo principale ispiratore: ” il Partito del PIL è tale non perché si misura sul terreno elettorale o della propaganda ma perché recupera il meglio della nostra tradizione democratica laddove la rappresentanza è strumento per la risoluzione dei problemi.” E’, esso stesso, un’idea innovativa di rappresentanza. Travalica le vecchie forme associative novecentesche, costringe alla convergenza perché i problemi sono comuni, unisce e non divide per categorie. Leggi tutto “Torino, il nord e lo specchio del Paese”