La bagarre è solo all’inizio. Da una parte Coldiretti e la “sua” Filiera Italia, dall’altra UnionFood (Confindustria) e Confagricoltura con Mediterranea. In mezzo il Governo di centro destra che pur avendo Coldiretti tra i suoi sponsor più coinvolgenti cerca di avere buoni rapporti anche con le altre due Confederazioni. La posta in gioco (in apparenza) è chi deve assumere, in commedia, la parte dello strenuo difensore del Made in Italy.
Sarà Coldiretti, quindi il settore primario da loro interpretato, a dare le carte e le patenti a tutta la filiera o toccherà all’industria agroalimentare con le “cattive” multinazionali dell’agroalimentare al seguito? Confagricoltura, da parte sua, probabilmente si era stancata di essere tenuta ai margini da questo Esecutivo “innamorato” della concorrente e, così, tra un “avversario” che gli sta davanti e un “nemico” che gli sta alle spalle ha scelto di stare con l’avversario. “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” ha tuonato Luigi Scordamaglia a nome di Filiera Italia, attaccando frontalmente Confagricoltura per la subalternità all’industria nell’operazione “Mediterranea”.
Ma di cosa stiamo parlando? Parole forti a parte, l’obiettivo dell’insolita alleanza tra Confagricoltura e Unionfood resta un altro: ridimensionare il nemico comune: la Coldiretti. “Mediterranea” non nasce a caso. È l’alleanza tra produttori e trasformatori agricoli promossa proprio da Confagricoltura e UnionFood in risposta a Filiera Italia, l’alleanza tra la produzione agricola con un centinaio di imprese italiane di trasformazione alimentare e diverse catene della distribuzione organizzata, creata da Coldiretti. In campo i due leader di Mediterranea. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, e il presidente di Unione Italiana Food, Paolo Barilla con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare le filiere e la loro efficienza dal campo alla tavola e per promuovere la Dieta Mediterranea nel mondo. Mediterranea” rappresenta una compagine del valore di 106 miliardi di euro con 650mila addetti”. In realtà l’obiettivo è regolare i conti con l’arcinemica Coldiretti.
In epoca di disintermediazione l’insieme dell’associazionismo di impresa è oggettivamente più debole. Cerca così spazio facendosi concorrenza tra associazioni più che dedicarsi ai temi comuni della filiera e a come risolverli. Il Governo parla con gli imprenditori (e con il mondo del lavoro) spesso direttamente scavalcando, se serve, le stesse organizzazioni di rappresentanza. Queste ultime cercano quindi di riposizionarsi. Chi schierandosi in posizione sostanzialmente filogovernativa, chi, più defilata e chi, come la CGIL tra i sindacati, decisamente all’opposizione. Tra quelle filogovernative, Coldiretti è la più determinata. Ha un rapporto privilegiato con il MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) e con il Ministro Francesco Lollobrigida.
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