Se si vuole cercare di capire la strategia di una multinazionale come Carrefour e le sue prospettive nel nostro Paese, i risultati economici ottenuti sono fondamentali ma non sufficienti. Occorre alzare lo sguardo e provare a separare l’ottimo lavoro fatto dal CEO Cristophe Rabatel e dalla sua squadra per cercare di comprendere se, nella visione del futuro del Gruppo in un contesto geopolitico mondiale in grande fermento e in un mercato molto competitivo come il nostro, c’è la volontà di mettere a disposizione le risorse economiche necessarie al suo rilancio pur in un mutato contesto organizzativo e di presidio del territorio.
Il CEO di Carrefour Alexandre Bompard sta lavorando da tempo a una revisione strategica della rete di negozi e della presenza nei diversi mercati. Completata l’acquisizione del “Grupo BIG” in Brasile, il terzo più grande rivenditore di generi alimentari del Paese, Carrefour gestisce oggi 876 negozi e circa 137.000 collaboratori in un mercato ad alto potenziale di crescita. L’uscita da Taiwan “completa il riequilibrio geografico di Carrefour e rafforza il peso dei suoi mercati chiave in Europa e America Latina”, ha confermato la stessa Carrefour in un comunicato stampa.
Anche in Europa sono previsti movimenti. Per ora si tratta di voci. Carrefour, ha smentito l’intenzione di voler cedere i suoi supermercati polacchi. Tra l’altro il gruppo francese sta registrando buoni dati di crescita in quel Paese. Più recentemente, Carrefour ha lasciato il mercato slovacco dove i suoi negozi erano gestiti dal gruppo ceco ECM. Il Belgio (-4,8%) è la nuova maglia nera. Il rivenditore francese sta perdendo il suo più grande franchisee a causa della rottura con il gruppo Mestdagh, che gestisce circa 90 negozi Carrefour Market principalmente a Bruxelles e in Vallonia. Secondo la stampa Belga i suoi effetti più pesanti si faranno però sentire nel 2023. Altre voci di dismissioni riguardano la Romania e l’Argentina. Tutte però smentite dalla società.
Carrefour è presente in trenta Paesi in Europa, America Latina, Nord Africa e Asia. Nel nostro Paese i risultati stanno andando nella direzione giusta perché, attraverso il franchising e la riconcentrazione del business diretto si sta mettendo al sicuro la rete anche nelle sue aree meno performanti. Sul versante dei costi resta la necessità di riprogettare continuamente ruolo e struttura della sede in funzione del mutamento del business e dell’allocazione delle funzioni di supporto. Ma questo è un destino comune delle strutture centrali. L’ottimo lavoro del CEO e della sua squadra sta comunque pagando. L’utile “simbolico” come lo ha chiamato Rabatel in una recente intervista al Sole 24ore è fondamentale. Il 2023 servirà per capire se la filiale italiana sarà in grado di avere a disposizione le risorse economiche necessarie al suo rilancio.
Il manager francese, era stato accolto al suo arrivo in Italia con scarso entusiasmo pur vantando un CV di tutto rispetto. In Carrefour dalla fine del 2004 con responsabilità sempre crescenti è forse uno dei più esperti manager del canale “prossimità” e di gestione del franchising del Gruppo. Nel 2018 Alexandre Bompard lo ha mandato in Polonia dove ha ottenuto ottimi risultati. Da lì, al malato principale del Gruppo transalpino di allora, l’Italia, il passo è stato breve.
Alexandre Bompard ci aveva già provato con Gerard Lavinay ormai vicino alla pensione succeduto a Stéphan Coum, Eric Uzan e Giuseppe Brambilla di Civesio. Un poker di CEO che non erano riusciti a impedire che la filiale italiana finisse sull’orlo del baratro. L’ufficio studi di Mediobanca aveva calcolato perdite per 638 milioni nel periodo 2014/2018. Quasi come l’altra grande malata francese, Auchan.
Rabatel in Polonia nel 2019 ha realizzato una crescita delle vendite del +4,9% meglio di qualsiasi altro Paese europeo, Francia compresa. Senza dimenticare il progetto “Outlet” (prodotti non alimentari offerti a prezzi ridotti), un’intuizione in fase di test nel 2020 a Danzica, Cracovia e Varsavia oggi esteso ad oltre 90 punti vendita in tutto il Paese.
L’equilibrio economico raggiunto era fondamentale per il riposizionamento in Italia. Dà fiducia e credibilità all’intero team. Ma il rilancio è altra cosa. Servono le risorse economiche necessarie. Nell’intervista di Enrico Netti sul Sole 24 ore, Cristophe Rabatel ha dichiarato: “Abbiamo aumentato la nostra redditività in maniera significativa e siamo sulla giusta strada per raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi”. Due dati interessanti: l’obiettivo di arrivare al 40% di prodotti MDD e “Terre d’Italia” marchio poco conosciuto da noi che però veicola le esportazioni dei prodotti italiani nei market Carrefour nel mondo e che supera il miliardo di euro contro gli 800 milioni dell’anno precedente. Un contributo significativo per le nostre PMI, per il made in Italy e per l’intera filiera.
Il fatturato di 4,4 miliardi con un + 4,2% a parità di rete sul 2021 segnalano che il lavoro messo in campo è quello giusto. Una rete di 1500 negozi di cui più di 1200 in franchising e con gli ipermercati sempre più centri di produzione e lavorazione dei prodotti freschi e freschissimi in supporto anche ai negozi di prossimità e votati a riscoprire un idea di convenienza sul prezzo in grado di contrastare più efficacemente la concorrenza dei discount. Gestire una presenza di franchisee così importante contribuisce forse meno ai margini ma consente il grande vantaggio di poter affidare l’espansione del marchio a esperti del mercato locale e delle dinamiche economiche e sociali che lo muovono. Tra l’altro è un modello che si sta diffondendo sempre più nella GDO non solo italiana. Certo ci sono rischi come dimostra il caso del Belgio ma assolutamente compensati dai vantaggi. Per ora i risultati sembrano dar ragione a chi ha imboccato con decisione questa strada.
L’anno che si è aperto sarà decisivo tra tensioni geopolitiche, inflazione e scelte strategiche nel Gruppo e in Italia. All’intero management italiano il compito di continuare sulla strada intrapresa per certificare un altro importante passo in avanti rispetto agli obiettivi di riposizionamento.