C’è una profonda differenza negli osservatori esterni e nei sindacati tra chi chiama alla responsabilità sociale l’intero mondo Conad e le sue cooperative e quindi al rispetto degli impegni in vista dell’ultimo miglio e chi, non avendo mai condiviso l’operazione, si nasconde dietro un dito, giudica dal divano di casa complessi quanto legittimi patti societari o ne propone caricature forzate.
Alcuni addirittura hanno scelto di parlare d’altro pretendendo dall’azienda risposte che mai si sarebbero permessi di chiedere ad altri interlocutori. Altri hanno preferito “dare i numeri” per cercare di dimostrare che nulla è cambiato sotto il sole. A questi “ragionieri” poco interessa cosa sta succedendo. Se, dopo l’acquisizione, è accaduto o meno qualcosa che potrebbe fornire tutti gli alibi e le strumentalizzazioni possibili che, al contrario, non vengono utilizzati.
A mio parere bene sta facendo, ad esempio, il segretario della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice ad insistere chiedendo che le cooperative, nonostante il contesto, si impegnino di più rispetto ai ricollocamenti del personale ex Auchan. Il sindacato, quello deve fare. Spingere e battersi affinché nessuno resti per strada. Ci può riuscire o meno ma questo resta il suo dovere principale. Non ritirarsi sull’Aventino.
Capisco anche la cautela di chi, nelle cooperative, preoccupato del contesto in peggioramento e dall’incertezza per il futuro prossimo, teme di doversi far carico di persone che oggi non gli servono. Non credo ci sia nulla di male nel mettere in relazione la disponibilità alla propria capacità di assorbimento del personale ex Auchan al contesto esterno e ai rischi che comporta sul futuro del business.
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