Sulla GDO aleggiano diversi pregiudizi. Emergono in ogni occasione non appena qualsiasi comportamento di una insegna viene utilizzato come pretesto per sottolinearne le negatività e gli interessi. Ricordo la filippica di Gianluigi Paragone oggi in affanno contro uno dei personaggi più trasparenti della Grande Distribuzione come Mario Gasbarrino e, in questi giorni, l’attore Alessandro Gassmann contro CRAI sulla vendita delle mascherine perché in modo assolutamente onesto e trasparente quest’ultima ha detto ciò che tutta la GDO pensa.
E cioè di non essere stata trattata con la stessa correttezza riservata alle farmacie. E siccome Gassmann ha una notorietà riconosciuta e una forte simpatia personale la corsa ai distinguo e alle reprimende delle insegne concorrenti non si è fatta attendere. Probabilmente tutto si sistemerà nei prossimi giorni però resta la ragione che spinge un’azienda ad uscire in solitudine allo scoperto. E ad altri la necessità di riprenderla anziché stringersi intorno a sua difesa.
È già successo con i buoni spesa dove le fughe in avanti non hanno aiutato. Per non parlare della giusta lotta contro le aste al ribasso. La GDO ha quattro associazioni che, a torto o a ragione, sostengono di rappresentarla completamente (Federdistribuzione, Confcommercio, Coop e Confesercenti) c’è n’è una quinta (Confimprese) che però, non essendo firmataria di contratti nazionali, per il momento resta in panchina in attesa di poter scendere in campo.
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