Le organizzazioni di rappresentanza sono contendibili?

«E non aspettavamo una vittoria, non ci poteva essere la minima speranza di vittoria. Ma ognuno voleva avere il diritto di dire ai propri figli: Io ho fatto tutto quello che ho potuto”» V. Bukovskij

 

Nelle aziende parlano soprattutto i risultati economici. In politica i risultati elettorali. I manager aziendali e i gruppi dirigenti dei partiti cambiano e si rinnovano così. A decidere sono i consigli di amministrazione e gli elettori. Nelle due esperienze “miste” di partito azienda, Forza Italia e, di fatto i 5S, se consideriamo come tale anche la Casaleggio  Associati, i risultati elettorali non sono sufficienti. Serve anche un feeling speciale con il capo azienda.

 Di questo mondo ormai conosciamo  quasi ogni aspetto. Chi decide, da dove arrivano le risorse economiche, i meccanismi di potere e le dinamiche collegate alla, supposta o reale, democrazia interna.

Le primarie, pur non essendo strutturate e condivise da tutti i partiti, hanno rappresentato un ulteriore passo in avanti nella selezione stessa dei gruppi dirigenti di vertice. Ci sono, ovviamente, altre cose che non funzionano ma, il momento elettorale, premia o punisce, e quindi produce conseguenze sugli stessi gruppi dirigenti.

Nelle organizzazioni di rappresentanza non è così. Non c’è nessun legame tra risultati e leadership. Queste ultime, in alcuni casi, si susseguono a scadenze date, in altri perpetuano sé stesse ad libitum. In alcuni di questi casi si burocratizzano al punto da non essere più né contendibili né scalabili. Si trasformano quindi in una sorta di emirati ereditabili esclusivamente per affinità personali grazie alla fedeltà al leader in carica, alle sue convinzioni  e ai suoi ritmi. Non certo ponendosi l’obiettivo di immaginare  il futuro. Né provando ad essere centri di elaborazione di idee e proposte da mettere a disposizione del Paese. Leggi tutto “Le organizzazioni di rappresentanza sono contendibili?”

LEGO. Dai nipotini ai pensionati. Un futuro oltre la plastica…

In effetti pensare che l’azienda Lego in solitudine  potesse sobbarcarsi un esborso così rilavante era difficile da comprendere. Nel 2018 quando avevamo, come CFMT, messo in palio nel business game BIG un viaggio per la squadra vincente proprio nella sede dell’azienda in Danimarca a Billund ci avevano informati che, la crisi che stavano attraversando rendeva difficile programmare una visita alla fabbrica.

E così portammo i nostri vincitori alla Lego House. Una esperienza comunque straordinaria. Roberto Panzarani docente di Innovation management che li ha accompagnati in questo learning tour ha confermato che:  “La Lego, con la sua apertura al mondo esterno, ha la capacità di navigare all’interno di un modello di business in cui i fornitori, i clienti e i collaboratori costituiscono i protagonisti dell’“ascolto” aziendale. L’attenzione all’attività di learning della Lego è fondamentale per fornire prodotti ad alto contenuto cognitivo per i suoi clienti, ma è innanzitutto una prassi all’interno dell’azienda, dove tutte le attività organizzative si basano sul concetto di apprendimento continuo”.

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Confcommercio. La sottovalutazione dell’importanza del lavoro e degli interlocutori sindacali continua…

“Non è opportuno dire la verità a una persona che non sia disposta ad accettarla.” Seneca Lettere morali a Lucilio

 

Un incontro con i massimi esponenti dei sindacati confederali da parte di un’organizzazione datoriale importante qual’è Confcommercio dovrebbe rappresentare  sempre un segnale positivo. Soprattutto se affronta i nodi che infiammano il dibattito quotidiano.

Personalmente spero sia la pochezza del comunicato a non rendere merito ai contenuti e ai conseguenti impegni dell’incontro. Altrimenti il mio dubbio sulla sottovalutazione dell’importanza dell’area lavoro e sul livello di competenza di chi è stato posto a rappresentarla politicamente  ne uscirebbe ulteriormente confermato.

Innanzitutto, guardando le immagini proposte dal sito confederale, all’incontro non era presenta né il Presidente Carlo Sangalli né il segretario generale  Luigi Taranto attualmente responsabile ad interim dell’area lavoro e welfare. E neppure il vice presidente vicario. Comunque la si giri, un brutto segnale.

Nessuna organizzazione propone anche un semplice incontro di cortesia (così è  perché non c’è stato nessun accordo né comunicato congiunto)  e poi lo diserta ai massimi vertici. Confindustria pur avendo un vicepresidente di peso sul lavoro del calibro di Maurizio Stirpe non chiede incontri formali in momenti come questo senza la presenza del suo Presidente Vincenzo Boccia e del suo direttore generale Marcella Panucci. Approfittare della disponibilità degli interlocutori per poi proporre loro un interlocuzione di qualità mediocre è un segno evidente della sottovalutazione dei temi principali sul tappeto e degli interlocutori, purtroppo presente  oggi in Confcommercio. È stato così anche nel recente incontro con Conad all’indomani dell’acquisizione di Auchan.  Leggi tutto “Confcommercio. La sottovalutazione dell’importanza del lavoro e degli interlocutori sindacali continua…”

Confcommercio. Benvenuti nella Roma Papalina…

Quando, dunque, io vedo accordare il diritto o la facoltà di fare tutto a una qualsiasi potenza , si chiami essa popolo o re, democrazia o aristocrazia, si eserciti essa in una monarchia o in una repubblica, io dico: qui è il germe della tirannide; e cerco di andare a vivere sotto altre leggi.  Alexis de Tocqueville

Il nuovo Statuto Confederale della Confcommercio è stato certamente scritto da persone ispirate dal film del 1981 di Mario Monicelli “il Marchese del Grillo” interpretato magistralmente da Alberto Sordi. L’anima del personaggio e quindi del film è tutta in una battuta:  «Ah… mi dispiace. Ma io so’ io… e voi non siete un cazzo!».

In approvazione verso la fine di luglio, sostituirà quello del 2014 che aveva tentato di aprire la partecipazione che conta oltre la circonvallazione di Milano, una specie di raccordo anulare in sedicesimo per gli amici romani. L’obiettivo è chiaro: dare il via ad una Confederazione ripiegata su se stessa, compattata nei suoi tradizionali meccanismi di potere, refrattaria ad ogni necessario cambiamento. Nascerà forse finalmente “ConfSangalli”. Ci hanno girato intorno per anni. Sta per realizzarsi un sogno.

Oggi non esistono quasi più monarchie assolute, tranne che in Arabia e nel Kuwait. In Europa ci sono state in Inghilterra fino al 1689, in Francia fino alla Rivoluzione Francese nel 1789, in Spagna ed Olanda credo fino all’inizio del XIX secolo. Si sono però trasformate in monarchie costituzionali. Qui si sta tentando l’operazione inversa.  I suoi uomini, insistono su questa strada.

Preferiscono correre il rischio di provocare  rotture clamorose in futuro con federazioni importanti ma l’idea di assumere il controllo totale di ciò che resterà della Confederazione li rende determinati ad andare fino in fondo. D’altra parte i numeri a loro disposizione consentono qualsiasi decisione.

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Documento che circola nel Sistema Confcommercio.

Ricevo e pubblico volentieri.

Verso un percorso di cambiamento per costruire la Confcommercio che serve.

Carissimo,
in allegato il condiviso documento  predisposto per la discussione  nella prossima Assemblea. Lo inviamo in anticipo per consentire la più approfondita conoscenza  anche a quei colleghi esclusi dal Consiglio Generale.

E’ un documento che racconta  dei nostri bisogni, delle difficoltà delle nostre Organizzazioni decentrate, dell’affanno dei nostri territori. Periferici perché distanti dal centro.

Tenta di anticipare il futuro con e le preoccupazioni che porta in dote. Per questo elenca – una sia pur minima parte dei problemi aperti. Perché solo la loro soluzione può  vivificare la speranza, che comunque continuiamo ad alimentare nel quotidiano impegno di amministratori del sistema Confederale.

Afferma con forza che, il futuro appartiene, come sempre, alla nostra determinata volontà di sognare e costruire opportunità
Siamo tanti. Sotto il pelo dell’acqua ferma, si concentrano forze pronte ad un rilancio nel solco della continuità. Verso un percorso di cambiamento per costruire la Confcommercio che serve.

Questo vogliono i nostri soci. Per questo ci hanno dato mandato a rappresentarli. Di questo ci chiederanno conto in corso d’opera.
Siamo tutti consapevoli che i nostri competitors non stanno fermi; il mercato non aspetta; I nostri soci non aspettano.

Attendiamo con trepidazione il confronto Assembleare. Potremo finalmente  discutere  sul senso e sul valore del nostro stare insieme. Discutendo, finalmente,  dei problemi veri troveremo tutti gli spunti necessari al progetto per la grande casa del Terziario.

Quella più adatta a  rappresentare il  peso e la  dimensione dei nostri Soci, delle nostre Categorie, dei nostri Territori.

WW Confcommercio; WW il lavoro per irrobustirla

Il Gruppo dei Presidenti  per la crescita

ed il cambiamento di Confcommercio Leggi tutto “Documento che circola nel Sistema Confcommercio.”

Confcommercio. Ofelè fa el to mesté….

Eppure sembrava tutto chiaro. Da un lato i presidenti eletti che rappresentano gli associati in ogni dove. Dall’altro i direttori che organizzano le attività, danno continuità alle iniziative, gestiscono la complessa macchina dei servizi. Un doppio binario auspicato dallo stesso Presidente Sangalli nella assemblea organizzativa di Chia di pochi anni fa nel suo discorso di chiusura.

Il dubbio era venuto all’intera platea  quando aveva ascoltato, nell’introduzione,  l’intemerata contro il ruolo e la funzione  del direttore. Nessun nome in perfetto stile Sangalliano. Per tutti, però, parlava alla nuora affinché intendesse la suocera. La manina che aveva aggiunto quelle ruvide parole l’aveva fatto tracimare. Si percepivano gelosia, rabbia, forse invidia per un ruolo che si stava imponendo, quello del direttore, mentre un altro stava inevitabilmente rischiando il declino, quello del Presidente. E quindi, stava cercando di evocarne i foschi risvolti nella platea.

Questa, intelligentemente, aveva capito che il presidente che rischiava il declino per ridotto rendimento e sovrapposizione di ruoli di cui Sangalli parlava con apprensione non stava nei territori. Stava parlando di se stesso e del rapporto con il suo direttore generale di cui soffriva l’attivismo, la stima che godeva dentro e fuori la Confcommercio, il carattere irruento. Insomma stava rappresentando qualcosa di più che un problema di ruoli.Reazione difficile da mascherare ad una certa età.

La platea era divisa. I presidenti presenti, almeno quelli più attenti,   non si sentivano per nulla sotto tiro, il rapporto con i loro direttori era sano e costruttivo. I direttori, al contrario, erano un po’ agitati. Tant’è che nella replica Sangalli aveva dovuto fare il democristiano dei tempi migliori, per dire senza dire nulla, ritornando di nuovo sull’argomento e sottolineando l’importanza dei due ruoli. Com’è ovvio. Il presidente deve fare il suo mestiere così come il direttore. Leggi tutto “Confcommercio. Ofelè fa el to mesté….”

Conad/Auchan. Dal MISE un passo in avanti

Non era difficile prevedere l’esito dell’incontro al MISE. Qui trovate l’ottimo resoconto con utili riflessioni di Emanuele Scarci (http://bit.ly/31NQrcv). Non c’è stata alcuna reticenza da parte di Conad. Qualsiasi richiesta di piano industriale tradizionale sarebbe stata inutile.

L’azienda italiana aveva già presentato i suoi risultati pochi giorni fa. Numeri che non lasciano spazio ad equivoci. Il suo modello imprenditoriale si è dimostrato il più adatto per il mercato italiano.  Conad ha chiuso il 2018 con un fatturato di 13,5 miliardi di euro, 500 milioni in più rispetto al 2017, un quota di mercato del 12,9% e 56.000 addetti, con un più 3.243 occupati. In 10 anni è cresciuta del 65%.

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La clava del salario minimo

La proposta è suadente. Come tutti gli ami mediatici lanciati dai 5s. L’Italia deve avere un salario minimo garantito come tutti i principali Paesi europei. Fissato furbescamente a 9 euro per farlo assomigliare a quello in vigore in altri Paesi, ha lo stesso effetto del reddito di cittadinanza sugli allocchi disposti a crederci. Purtroppo ha anche un effetto sui costi dello Stato e delle imprese. E ultimo ma non ultimo sul sistema delle relazioni industriali e sul ruolo della rappresentanza. 

E’ talmente suadente che miete vittime ovunque, anche a sinistra. E, la replica, ad uno slogan semplice e diretto non è mai facile. Pensiamo a tutti coloro i quali questo messaggio suona come un riscatto, una punizione all’ingordigia delle imprese e alla inefficace iniziativa sindacale in materia.
Agli equivoci che crea e agli effetti collaterali che rischia di generare.

La polpetta avvelenata viene servita con una certa cautela perché si tende a presentare questa “novità” come integrativa delle attuali tutele economiche previste dai contratti nazionali. Smontarla non è facile. I media e l’opinione pubblica arrancano quando entra in campo il criptico linguaggio sindacalese.

Per comprenderne l’effetto pratico occorre mettere in fila i problemi. Innanzitutto l’attuale sistema contrattuale tutela il salario per circa l’80% dei lavoratori dipendenti. Non solo il salario minimo ma l’insieme dei minimi salariali per tutti. Dall’addetto alle pulizie al manager. Nessun altro Paese europeo arriva a questi livelli di  copertura. Basterebbe estenderla a tutti i lavoratori dipendenti nei diversi settori per risolvere il problema. Leggi tutto “La clava del salario minimo”

Una Confederazione non è una caserma..

Sono gli inquisitori a creare gli eretici. 

Umberto Eco

Innanzitutto volevo ringraziare i numerosi lettori del blog. Mi chiedono di insistere perché condividono le problematiche poste. Soprattutto mi riconoscono una chiarezza espositiva.  Alcuni mi imputano una particolare ruvidezza un pò fuori dalla liturgia dei corridoi confederali. Ricordo a tutti che è solo un mio personale punto di osservazione. Niente di più. Mi sento semplicemente ataràttico. Quindi rifletto.

Se venissi incaricato di scrivere le biografie degli ultimi due leader della Confcommercio non avrei dubbi. Sergio Billé, che non ho conosciuto, lo ricorderei per i milioni di euro della Confederazione dissipati e per le brutte compagnie. Carlo Sangalli, per aver sostenuto, in tempi non sospetti, l’Expo di Milano e per l’intuizione alla base di Rete Imprese Italia. Due goal da bacheca. Rispetto al suo predecessore rappresenterebbe indubbiamente un notevole passo in avanti.

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Cultura del lavoro da riscrivere nel terziario italiano. ..

 

In un recente confronto su Twitter  in cui lamentavo la latitanza di Confcommercio sul tema del lavoro, pur essendo titolare del più importante contratto nazionale, mi ha fatto riflettere la risposta di Francesco Rivolta, ex Direttore  Generale: “Il vero problema è che Confcommercio non si è mai posta il tema del lavoro come questione centrale del suo essere organizzazione di rappresentanza. Il contratto è visto solo come strumento che può incanalare sul sistema e nel sistema benefici economici”.

Un’affermazione forte che rischia però di fotografare una realtà più di mille analisi sociologiche sui ritardi culturali, sull’interpretazione dei bisogni reali delle imprese, sull’evoluzione dei mestieri e del lavoro nei differenti comparti del terziario di mercato. Tutte le indagini commissionate dalla Confederazione individuano nella titolarità del contratto nazionale e dei suoi risvolti applicativi una delle ragioni principali dell’adesione associativa.

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