Da sempre il contratto nazionale firmato da Confcommercio è definibile come una sorta di contratto “omnibus”. Ha altresì prodotto decine di imitazioni in dumping tra di loro. I cosiddetti contratti pirata..
Ad un certo punto ha assunto, forse un po’ pretenziosamente, la denominazione “del terziario” proprio per i suoi possibili sconfinamenti applicativi. È arrivato prima di altri, ci ha creduto ed ha così potuto presidiare un territorio sconosciuto: il terziario di mercato. Lo può utilizzare chiunque.
Applicato per la sua duttilità (e il suo basso costo) anche fuori dai confini del comparti di pertinenza stretta ha una caratteristica unica nel panorama della contrattazione. C’è chi lo rispetta nel suo insieme, chi oltre all’applicazione integrale aggiunge una sua contrattazione aziendale e chi utilizza solo i minimi previsti. Nelle piccole e piccolissime aziende è, di fatto, così. Una salario minimo ante litteram.
Questa flessibilità applicativa è sempre stata la sua forza e ne ha garantito la sua estensione nel tempo. E importanti vantaggi economici per i suoi firmatari. Contemporaneamente garantisce ai lavoratori un interessante welfare contrattuale. Tutto bene quindi? No. C’è il rischio concreto che questo modello sia arrivato al capolinea.
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