Nell’ultima Assemblea Generale Carrefour ad Aubervilliers (Seine-Saint -Denis), venerdì 24 maggio, tra i vari punti all’ordine del giorno, c’era anche la definizione del compenso del CEO. Un argomento che scatena appassionate quanto inutili discussioni tra chi si indigna per le cifre e chi sa che a certi livelli gli elementi che compongono il compenso tengono conto di una serie di fattori complessi legati al mercato e al valore dell’azienda che rendono inutili le discussioni stesse. Prendere posizione è però facile come “sparare sulla croce rossa”. Occasione d’oro anche per i rappresentanti dei due sindacati francesi CGT e CFDT presenti in sala.
Decisi a disturbare Alexandre Bompard hanno scatenato una bagarre con canti, slogan, invettive e hanno chiesto a gran voce “aumenti salariali per i lavoratori e non vantaggi per gli azionisti”. C’è da ricordare che in Francia queste contestazioni non rappresentano una novità particolare anche perché i sindacati sono tradizionalmente presenti alle assemblee e hanno l’opportunità di parlare. I sindacalisti francesi, hanno contestato l’approvazione del pacchetto retributivo del CEO la cui corresponsione è stata poi approvata dal 70% degli azionisti per ciò che riguardava la chiusura del 2023 e dal 93% per la proposta per il 2024, un gradimento, va sottolineato, molto più alto rispetto all’anno scorso approvato solo dal 56%. Il 70% degli azionisti ha quindi approvato la “retribuzione e i benefit collegati” di Alexandre Bompard.
La quota fissa (1,6 milioni di euro) non cambia, ma la parte variabile, potrebbe arrivare fino al 190% del fisso, calcolata in base a sei criteri (fatturato, risultato operativo corrente, free cash flow, qualità della governance, relative strength Index (RSI) e net promoter score (NPS). Ovvero un totale di 4,5 milioni di euro a cui si aggiunge una quota di remunerazione a lungo termine pari al 55% della retribuzione complessiva massima (5,3 milioni di euro). Un pacchetto retributivo in linea con i top CEO world wide.
Nella classifica delle 250 aziende più importanti per fatturato della GDO mondiale le europee sfiorano il 35%. I Paesi più rappresentati sono Germania (17 aziende), Regno Unito (19) e Francia (12). I CEO in grado di competere per guidare le principali realtà del comparto sono “merce” rarissima. Come peraltro in tutti i comparti economici. I migliori sono contesi come i top player del calcio. Sfilare Rami Baitiéh CEO di Carrefour France per portarlo a Morrison o Tony Hoggett da Tesco o Claire Peters da Woolies (Woolworths) in Australia entrambi in direzione Amazon, ad esempio, sono state operazioni che hanno creato vuoti importanti nelle imprese da dove sono usciti. Leggi tutto “Quanto vale (e quanto costa) un TOP CEO della Grande Distribuzione nel mondo…”