Mi è sempre piaciuto visitare le fabbriche nei vari reparti così come girare per i punti vendita delle diverse insegne. Soprattutto quando sono attraversati da cambiamenti e innovazioni. Parlare con le persone, vedere come “vivono” questi cambiamenti è importante per capire se, il loro contributo, sarà positivo o difensivo.
In un punto vendita oltre a questo ci sono i clienti che, manifestando il loro punto di vista, confermano o meno quello che gli “esperti” hanno progettato. Il successo di un punto vendita passa tutto da qui. Lo spirito collaborativo e proattivo dei dipendenti, il loro entusiasmo, creano il clima necessario nel quale, il contenuto, la convenienza e la comunicazione costituiscono l’elemento di attrattività del negozio piccolo o grande che sia.
Visitare lo Spazio Conad di Vimodrone era quindi, per me, molto importante per capire, al di là della presentazione formale delle novità, se, il dopo Auchan poteva considerarsi cominciato. Soprattutto se e quanto il lockdown avesse o meno messo piombo alle ali nella velocità del cambiamento necessario. La mia impressione è che il passaggio definitivo nella nuova fase con questa operazione di Vimodrone sia sostanzialmente avvenuta.
Aver scelto l’hinterland milanese per il debutto del nuovo Spazio Conad è stata una sfida nella sfida. Milano, a mio parere, non è ancora nelle corde profonde di Conad. C’è una specificità che va compresa prima di agire. Esselunga domina incontrastata mantenendo a debita distanza i concorrenti, Carrefour con l’arrivo di Christophe Rabatel proverà ad accelerare il suo rilancio, i discount stanno crescendo. Da non sottovalutare che l‘incertezza sulle prospettive ha già portato al congelamento del centro commerciale Westfield (un villaggio dello shopping da 155 mila metri quadri) a Segrate almeno per i prossimi 12-18 mesi.
Quindi è prevedibile una lotta testa a testa tra più insegne per primeggiare nell’inseguimento del leader. Almeno per ora. Vimodrone più di Merate, Rescaldina o Curno è quindi un test di valore propedeutico per intercettare il sentiment dell’hinterland e quindi della città di Milano.
Sarà anche importante evitare che, al sorgere di inevitabili quanto prevedibili difficoltà, non riemerga la vecchia cultura preesistente. Purtroppo, nelle riorganizzazioni aziendali, non basta voltare pagina. Nelle aziende le culture non si sostituiscono mai fino in fondo. Si sovrappongono una all’altra pronte a riemergere alle prime difficoltà.
Per questo è molto importante il lavoro in profondità con l’insieme dei collaboratori, l’ascolto, i meccanismi di crescita, il coinvolgimento sugli obiettivi, il riconoscimento dell’impegno messo in campo. Conad, soprattutto negli ex ipermercati, deve staccarsi dalla vecchia cultura e investire sulle risorse umane anche attraverso la formazione e la comunicazione. Soprattutto tra capi e collaboratori.
Una vicenda, quella dell’operazione Conad/Auchan, a cui non sono mancate tutte le complicazioni possibili e che il lockdown stesso avrebbe potuto condurre ad epiloghi ben più drammatici in molte realtà.
L’accelerazione imposta dal disastro economico trovato in Auchan ben maggiore da ciò che la due diligence aveva lasciato intendere ha costretto ad una accorciamento del percorso di integrazione che avrebbe potuto irrigidire la parte meno convinta dei soci Conad. Così, fortunatamente, non è stato. I profeti di sventura sono stati messi in un angolo e il processo di integrazione sta continuando nei modi e nei tempi previsti.
Restano gli Iper. Sia per la loro rivisitazione che per la capacità di assorbimento del personale in esubero. Una buona notizia è che tutto ciò che non è alimentare potrà ritrovare a Milano una sede e che una ventina di ex direttori si sta preparando ad assumere un ruolo imprenditoriale.
Continuo a pensare che l’intero settore avrebbe bisogno di un ripensamento dell’intero sistema contrattuale. Soprattutto sul piano salariale, in grado di gestire la necessità di aumentare i livelli di produttività delle imprese ma anche di trovare il modo di riconoscerli.
L’evoluzione delle figure di negozio non può non essere parte della costruzione di quella omnicanalità di cui si parla tanto ma che necessità di un vero cambio di approccio anche del personale che però, oltre a essere richiesto, va anche riconosciuto.
E questa è una sfida che, con il rinnovo del CCNL alle porte non può essere sottaciuta. Bene. Un ottimo risultato quello proposto con lo Spazio Conad di Vimodrone che ha coinvolto tutta Conad e i suoi 190 dipendenti preesistenti ai quali non resta che augurare:”buon lavoro!”.