Conad e la Champion League

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Simpatica e azzeccata la metafora della Champion proposta da Francesco Avanzini Direttore Generale Conad per disegnare le diverse traiettorie delle insegne della GDO. Lasciare il primo posto a Selex nel campionato italiano è così meno frustrante. Selex è una centrale che comprende diverse aziende come lo è Vegé piuttosto che Agorà Network per citare alcune tra le più note. Al loro interno coesistono realtà eterogenee sia sul piano delle strategie che delle risorse disponibili.

È  vero, come lascia intendere Avanzini, che è un po’ come paragonare pere con mele. Il perimetro di responsabilità è differente. Nella stessa centrale possono coesistere addirittura situazioni contraddittorie.  Alcune funzioni formalmente simili nella loro definizione sulla carta  impongono pari professionalità ed esperienze. Altre sono in realtà molto diverse. Il punto è che le regole della competizione non sono modificabili in corsa. E quando era Coop in testa, alle inseguitrici, nessuno aveva preteso l’esame del DNA. E la “gara” quindi offriva a tutti, centrali, cooperative e singole realtà pari opportunità.

Quindi benvenuta Selex (se sarà così) alla testa del campionato italiano e ottimo risultato per Conad che il rapporto “Top 50 Strongest European Grocery Retailers”, elaborato da ESM – European Supermarket Magazine, la più importante testata internazionale del settore, e da Brand Finance, la più autorevole società internazionale di valutazione del valore e della forza dei marchi, piazza all’undicesimo posto. Finalmente un’impresa italiana tra i top brand europei.

Giustamente Francesco Avanzini Direttore Generale Conad rivendica con orgoglio la menzione internazionale: “Essere tra i “top brand” europei dimostra la validità delle scelte prese da Conad negli ultimi anni: prova che l’impegno profuso sulle nuove direttrici strategiche sta portando buoni risultati, testimonia la fiducia che i clienti ci concedono e l’importanza che attribuiscono al nostro marchio. Da tempo diciamo che la nostra corsa deve essere confrontata con quella delle migliori insegne del continente, più che su una comparazione limitata solo all’Italia, perché solo capendo cosa stanno facendo le migliori insegne potremo migliorare le nostre performance, perfezionando i nostri servizi ai clienti e portando loro la qualità e la convenienza che si attendono. Questa valutazione ci fa capire che stiamo partecipando alla nuova Champions League del nostro comparto. È per questa ragione che dobbiamo insistere nella costruzione di nuovi valori e sullo sviluppo di nuove competenze, che dobbiamo investire per offrire anche al mercato italiano quella innovazione che è necessaria alla crescita delle insegne più forti”.

Conad è uno dei pochi gruppi in italia che ha le risorse economiche per puntare con ottimismo al futuro. Sta per chiudere un 2024 ancora positivo, sul fatturato ma anche anche sui volumi (che è, per tutta la GDO, la vera sfida del 2024). E forse sta per superare i mal di pancia interni, condizione  necessaria per arrivare ad una sintesi unitaria e ripartire verso nuovi orizzonti. Alle multinazionali che fanno un campionato a sé, pur misurandosi localmente con competitor tutt’altro che rassegnati,  aggiungo pochissime realtà nostrane che ho classificato in un gruppo omogeneo per semplificare nel “five billion club” (realtà che superano i 5 milioni di euro di fatturato) con qualche possibile new entry. Sono un pugno di aziende che potranno reggere investimenti in risorse umane e manageriali, nuove strategie di mercato e l’omnicanalità con al centro il cliente. Ovviamente le centrali se sapranno continuare la loro evoluzione saranno della partita.

Questo non significa che altre realtà locali o multi regionali non possano crescere e tenere testa localmente alle insegne più importanti a livello nazionale. L’esercito romano ha cercato di evitare accuratamente di scontrarsi con i Sanniti, un antico popolo italico stanziato nell’area centromeridionale della Penisola, e ci  ha messo tre secoli per sconfiggerli. Conosceva il loro valore e le capacità di dominare i loro territori. Un’attenzione che non può mancare da parte delle insegne leader se non vogliono subire la capacità di iniziativa di chi presidia con successo il territorio.

Però le prime cinque realtà della GDO presidiano da sole il 45% del mercato nazionale. Se ci mettiamo le prime dieci saliamo al 56%. Questo significa che sotto la soglia dei 2 milioni ci sono (multinazionali a parte) ottime realtà locali destinate a continuare le loro traiettorie. Ma se non avverranno concentrazioni significative pur in modalità non tradizionali  è vero che, sempre più,  si rischia di confrontare pere con mele.

Intanto Conad prosegue la sua traiettoria di cambiamento puntando sulla formazione interna (anche degli imprenditori) e inserendo nuove figure professionali, nella logistica, nella pianificazione degli acquisti, nello sviluppo delle vendite e nella creazione di una rete ‘omnicanale’. Centrale sarà essere attrattivi nei confronti delle nuove generazioni,  saper concretizzare gli impegni per il clima, accelerare la transizione ecologica e coinvolgere fornitori e consumatori per lo sviluppo sostenibile. E queste sfide non sono alla portata di tutti se non si affrontano insieme.

 

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