Se togliamo le multinazionali e i discount, che per ora, fanno gara a sé, e ci concentriamo sui top manager veri protagonisti della competizione, non stiamo solo parlando d un testa a testa tra fatturati, volumi e margini di due realtà pur differenti che si misurano tra di loro. Stiamo anche parlando di due tra i migliori top manager, non dipendenti da un singolo imprenditore. D’altra parte i manager non sono tutti uguali. Ognuno può dire la sua nel range dimensionale nel quale è abituato ad operare. Le alte quote sono per pochi. Anche in GDO. Ciascuno dei nostri due protagonisti potrebbe essere tranquillamente seduto al posto dell’altro. E, come sappiamo qualcuno, tempo fa, ci ha pure pensato. E questo è un dato che li differenzia da tutti gli altri.
Sarà un caso ma uno è interista e l’altro è juventino. Conoscono a fondo le realtà in cui operano. Entrambi vantano anche esperienze professionali fuori dal settore. E questo è un bene. Maniele Tasca (Gruppo Bolton, Boston Consulting Group e Bain & Company, Gruppo Alpitour) dal 2009 General Manager SELEX Gruppo Commerciale S.p.A. Francesco Avanzini (Aia, Barilla, Arena, Unichips e Gruppo Fini). Dal 2009 prima Direttore Commerciale in Conad poi Direttore Generale Operativo, e, da poco, Direttore Generale, guidando tutte le attività di business del Consorzio Nazionale. Sanno che la classifica che li vede protagonisti e che sottolineano o minimizzano, a seconda delle circostanze, è un modo come un altro per dimostrare innanzitutto il loro lavoro e ciò che hanno saputo costruire o difendere.
Avanzini, classe 1963, è poi un vero interista. Conosce le sue capacità ma sa anche che, deve fare i conti con le bizze della sua squadra (di calcio). Campioni che a volte sottovalutano la forza dell’unità. Anche Conad rischia di essere un po’ così. Grande capacità di movimento nelle singole cooperative ma difficoltà a concentrarsi e spendersi insieme nel gioco di squadra. Avanzini è una persona per bene. È come Inzaghi dopo Conte. Per lui non basta garantire i risultati. Ad ogni passo l’ombra del paragone con il predecessore lo accompagna. E sarà così ancora per lungo tempo. Per Avanzini però parla il CV. Dove è stato ha sempre fatto bene. Forse sbaglia nei convegni a terrorizzare i suoi buyer bolognesi spaventandoli con l’imminente arrivo al loro posto dell’intelligenza artificiale o quando insiste a presentarsi con un profilo manageriale prescrittivo. Ha un compito difficile. Come Inzaghi appunto. Ad Avanzini basterebbe imporre il suo originale stile di leadership per guidare sereno il Consorzio. Ha tutti i fondamentali per riuscirci. È il migliore della compagnia. Deve solo crederci fino in fondo. Sotto di lui, tra l’altro, stanno crescendo giovani leoni. Conad può contare a Bologna e nelle cooperative su profili manageriali interessanti per il suo futuro come Massimo Lucentini, Francesco Cicognola, Alessandra Corsi, Nicola Webber, Matteo Capelli, Valentino Colantuono. Solo per citare quelli a me più noti. Tutti in grado di garantire al consorzio un futuro di successi. Una grande realtà si misura anche su questo. Sono le performance della squadra che segnalano il vantaggio. Giocano insieme da una vita. Il primo, Avanzini, anche per il livello complessivo della sua squadra, può dichiarare di competere in Champion mentre il secondo dovrà, per ora, accontentarsi del campionato.
Sull’altra sponda Maniele Tasca, classe 1968, juventino. Niente di più diverso dal primo. Molto preparato, deciso, lungimirante. Bravo a coinvolgere l’interlocutore e a trascinare una squadra di imprenditori da cui è stimato. Ne deve gestire molti più del primo. A giudizio di molti è il migliore top manager del comparto. Anzi alcuni si interrogano su cosa lo trattenga in Selex. Mi piace immaginare che, nella sua testa, coltivi un sogno. Trasformare Selex in qualcosa di più di una centrale. Forse un punto di arrivo per l’intera compagine. Sarebbe una svolta. Un punto di riferimento per l’intero settore. La trasformazione di quello che già oggi è già un “signor” bruco in farfalla. La stessa pubblicità, in fondo, insiste sul ruolo protagonista dell’insegna Selex. Tasca, più che Motta, mi ricorda l’ex juventino Conte. Sa però che non può fare la Champion. Tutte le centrali, così come sono oggi, mostrano un limite strutturale. Ma se c’è un top manager che può portare Selex un passo alla volta nel futuro del retail questo è Tasca. È però pronto per nuove sfide. Da DHR lo vedrei bene in Esselunga quando Giuliana Albera e Marina Caprotti decideranno quale dovrà essere il futuro della loro azienda.
“Inzaghi” e “Conte” pur con differente fede calcistica sanno di essere i migliori. Agli altri servono conferme a queste altitudini per dimostrare di poter partecipare a questa gara. Per guidare le squadre al successo bisogna essere credibili, competenti e motivati. Bisogna saper negoziare, comunicare, ingaggiare. Risolvere problemi e prendere decisioni. Assumersene la responsabilità. Entrambi conoscono e interpretano bene il profilo del top manager cooperativo o di centrale. Un ruolo simile a quello del domatore di leoni. Un paragone già utilizzato in passato ma sempre attuale. Deve conoscere uno per uno il carattere dei felini che lo circondano, sapere con chi ha a che fare. Ma anche decidere qual’è il momento giusto per far schioccare la frusta e alzare la voce quanto basta per farli accomodare sugli sgabelli. Deve però saper rilassare i leoni, ciascuno a modo suo, a volte assecondandoli, farli sentire protagonisti della scena. Ma, soprattutto, deve riempirgli bene la pancia prima di iniziare ogni spettacolo. Mai farli entrare in scena a stomaco vuoto. Solo così può tenere a bada la compagnia. E questo vale per entrambi i domatori, pardon, i top manager.
Avanzini può contare sull’esperienza e sulla capacità di ammortizzare i conflitti del Presidente Mauro Lusetti, Tasca sull’entusiasmo di Alessandro Revello. Tolte le multinazionali che fanno gara a sé nel bene e nel male e alcune toste realtà locali che ho, tempo fa, paragonato ai Sanniti che impegnarono per ben trecento anni i romani desiderosi di farli fuori, ci sono queste due realtà con le personalità di chi le dirige. E questa, tra Conad e Selex, per me, sarà a lungo il derby d’Italia.