Conad prova a girare pagina.

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Mauro Lusetti credo sia la persona giusta al posto giusto. Conad è, da sempre, casa sua. Conosce pregi e difetti dell’establishment delle cooperative. Sa che il suo compito è, insieme a loro,  provare a fare piccoli passi avanti con pazienza e lungimiranza. Sa che al centro del sistema deve esserci il socio imprenditore. Non le beghe tra leader delle cooperative.

5 forti cooperative assolutamente in salute che portano ad un risultato complessivo di 20,2 miliardi euro (+9,1) e con una quota di mercato del 15%. È l’unica insegna presente in 1500 comuni e in tutte le provincie del Paese con 12 milioni di famiglie che entrano nei loro punti vendita ogni settimana. Le regole che consentono una convivenza tra diversi sono un collante sufficiente. D’altra parte “consorzio” viene dal latino consortium, derivato di consors-ortis ovvero “chi ha la sorte in comune”. 

Quando, nel 1972, nove dettaglianti perugini costituirono PAC 2000A Conad (Perugia Acquisti Cooperativa 2000 Alimentari), contemporaneamente, in Giappone, nasceva Mazinga Z, il capostipite dei famosi  “robottoni transformer” che, solo componendosi tra di loro, diventavano indistruttibili e  invincibili. Per me, Conad, avrebbe dovuto assomigliare a quella cosa lì. Un impasto comune di idee, organizzazioni  e persone che, grazie alla forza delle singole cooperative,  messa a fattor comune,  consentisse di prendere  la testa della GDO nazionale, diventando un punto di snodo decisivo nella filiera agroalimentare e da lì puntasse, nel tempo,  addirittura all’intero continente. Un continente dove le cooperative dí dettaglianti rappresentano un punto di riferimento importante e vero terreno di un futuro prossimo dove la competizione non sarà tra pur bravissimi bottegai locali più o meno sviluppati, ma tra imprese di grande dimensione che al centro pongono il cliente a 360°.

In questo senso le tre grandi operazioni di acquisizione portate avanti nel tempo da Conad  (Lombardini, Billa-Rewe e Auchan) avrebbero dovuto proprio creare le basi per una nuova identità, dare una visione unitaria  di grande respiro imprenditoriale e, infine, produrre una grande scuola manageriale e di mestiere in grado di competere con le grandi multinazionali. Tant’è che in passato avevo scritto in un pezzo rilanciato ad una passata assemblea di PAC 2000A: “È chiaro che la vera forza di un sistema policentrico formato da più anime e da cinque grandi cooperative, qual’è Conad, è solo nell’unità e nel gioco di squadra. Se viene meno emergono visioni e interessi differenti che rendono difficile il governo del sistema”.

Francesco Pugliese è fuori da maggio. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha condotto un’ispezione straordinaria nei confronti di Conad dopo il ricorso presentato da Conad Centro Nord e Conad Nord Ovest. Le presunte “gravi irregolarità” di gestione di Conad nazionale facevano  riferimento in primis all’operazione Auchan, con cui Conad, tramite la società veicolo creata ad hoc Bdc, ha acquisito, nel 2019, i supermercati e gli immobili del gruppo francese in Italia non ci sono state. Le ispezioni del ministero hanno confermato, com’era assolutamente prevedibile,  la correttezza e la condivisione delle decisioni assunte, quindi quella vicenda è chiusa. Si conferma ciò che avevo scritto a suo tempo (https://bit.ly/44PiOqE).

Adesso, ed è giusto così,  Conad deve voltare pagina. Da qui occorre partire. Conad si sente ancora in testa. Sia come quota di mercato sia come diffusione complessiva di insegna sul territorio. Il fiato sul collo di Selex sembra non preoccuparli più di tanto (Conad è leader in 7 regioni, seconda in 4 e terza in tre regioni). Cinque cooperative ben attrezzate e performanti nei loro rispettivi campionati locali, felici di esserlo. Resta da capire se sono  ancora desiderose di competere fuori dai loro rispettivi perimetri e quindi ritornare ad impegnarsi insieme su un “progetto Paese”. Altrimenti il disegno complessivo non può compiersi. Cosa è uscito di significativo dalla presentazione di Francesco Avanzini, Direttore Generale operativo di Conad? Innanzitutto che tutto ciò che gira intorno al cliente e alle sue esigenze, pur legate, al perimetro in cui opera Conad e alle opportunità collegate, peserà molto di più in futuro. L’azienda va bene, la marca privata, pure. Così come il rapporto con i propri fornitori. Però, grosso modo, un terzo delle famiglie sarà composta in un futuro prossimo, da single, un terzo da coppie con figli e infine un terzo da coppie senza figli. Saper rispondere a questi cambiamenti, mettendo al centro le loro nuove esigenze e i nuovi bisogni,  sarà fondamentale.

E le nuove esigenze riguardano, oltre al business tradizionale, alla logistica e alla tecnologia collegata, il presidio dei differenti canali, la salute in senso lato, gli animali da compagnia, il tempo libero. Due miliardi di investimenti nel triennio 2023/2025 servono a consolidare il presente, sostenere la necessaria innovazione tecnologica, migliorare il processo logistico e  la presenza di Conad laddove è carente sia nella proposta commerciale che nella comprensione dell’evoluzione del  mercato e del cliente locale. Non sono previste acquisizioni ma, temo, che se anche lo fossero non verrebbero  certo anticipate in queste presentazioni pubbliche e formali.

Infine due elementi di discussione su ciò che ha rappresentato  il “carrello antiinflazione” e su come sarà l’approccio sui prezzi per il 2024. Nel primo caso Lusetti ha chiarito innanzitutto  l’importante risultato politico per il comparto che, per la prima volta si è presentato  unito nel rapporto con le istituzioni. E questo è stato fondamentale. In secondo luogo ha sottolineato che lo sforzo messo in campo dalla GDO sul contenimento dell’inflazione c’è  stato e che però avrebbe potuto essere ben maggiore se avesse coinvolto l’intera filiera.

Francesco Avanzini ha poi ribadito che, sul fronte dei prezzi, Conad, si aspetta una loro discesa a partire da gennaio. “E se l’industria non lo capirà avrà dei problemi”. Resta, per concludere, il CCNL ancora aperto. L’auspicio di Conad, è  che, passato lo sciopero, si ritorni al tavolo e si trovi una soluzione almeno sul piano economico. Servirebbe altro. “La difficoltà ad attrarre giovani e a far crescere le proprie risorse con uno strumento al passo con i tempi, ad esempio, sono già  un’emergenza, anche per Conad. Pensare di affrontare  il tema del lavoro con contenuti contrattuali ormai datati  segna un limite che dimostra il ritardo culturale di tutte le parti in causa. Recuperarlo sarebbe fondamentale” ha concluso Lusetti.

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