Per chi come me si è sempre occupato di piani di ristrutturazione e riorganizzazione non era e non è difficile leggere, tra le righe, l’evolversi del decorso accidentato della vicenda Conad/Auchan. A volte ho dovuto necessariamente essere criptico in alcuni passaggi. E di questo me ne scuso con chi ha avuto la pazienza di seguirmi in questi lunghi mesi che hanno caratterizzato questa prima fase.
L’ho fatto per la stima personale che nutro verso alcuni protagonisti che mi hanno trattenuto da giudizi severi e definitivi in alcuni passaggi delicati del negoziato. Come mi sono trattenuto dal riprendere amichevolmente coloro che pur non avendo mai partecipato ad un negoziato sindacale e quindi non capendoci nulla delle dinamiche collegate si sono improvvisati esperti. Mi ricordano la tenerezza che mi facevano i commenti dei colleghi commerciali in azienda nel pieno di vertenze al calor bianco.
Ovviamente la strada è ancora lunga come in tutti i processi di M&A ma il percorso, dal closing all’accordo sindacale, ha rappresentato indubbiamente la prima tappa. Diversi soggetti vi hanno interagito a vario titolo a cominciare dalle due parti principali: Conad e il suo universo collegato e l’eterogenea compagine di sigle sindacali comprendendo e non sottovalutando anche il ruolo esercitato da Manageritalia e da UGL.
A far da corollario, il ruolo incerto della comunicazione, i media nazionali e di settore, la rete in senso lato con i suoi personaggi anonimi, le gole profonde e, infine, alcuni cacicchi sindacali locali che non hanno mancato di aggiungere confusione alla vicenda passando informazioni approssimative ad alcuni organi di stampa. Innanzitutto va contestualizzato lo scenario nel quale è maturata l’operazione.
La “fuga” della multinazionale francese e la contemporanea opportunità di crescita per la galassia Conad; una delle realtà più importanti della GDO italiana. Un’acquisizione fondamentale, strategica, intelligente. Un azzardo da far tremare i polsi a chiunque per gli impatti inevitabili sul piano culturale per la differenza tra le due realtà, sull’occupazione, sui modelli organizzativi, sull’evoluzione dei formati e sul contesto competitivo nazionale.
Pugliese e i suoi hanno dato prova di saper guardare lontano. L’accordo con WRM, l’ingaggio di PWC e la forza e la professionalità di Burson-Marsteller Italia hanno fatto il resto. Un “tigre nel motore” di un’organizzazione che, fino a quel momento, si bastava a sé stessa. Squadra spigolosa, a volte esageratamente rigida e auto referenziata sul piano legale ma indubbiamente efficace nel tenere il punto e il necessario passo di corsa.
Questa è stata la prima sottovalutazione del sindacato, unitariamente inteso. La “vecchia” Conad non era scomparsa con i suoi imprenditori che preferiscono tenere lontano i sindacati, i riti e le liturgie nei quali ANCD era maestra. Erano solo stati posizionati in seconda fila. Presenti ma defilati. Era Auchan che era scomparsa.
Questo errore di comprensione del nuovo contesto ha messo in un angolo il sindacato almeno fino a quando la Fisascat Cisl, guidata al tavolo da Vincenzo Dell’Orefice, che dei tre negoziatori era l’unico che conosceva profondamente il mondo Conad e ne aveva percepito l’evoluzione in corso alla base di questa operazione, ha ben compreso che l’interlocutore sarebbe arrivato a meta comunque. Con o senza il sindacato.
E così mentre Filcams e Uiltucs per ragioni diverse si sono trovate impantanate e rallentate nelle logiche della vecchia Auchan cercando di riproporne, non tanto i contenuti ma almeno l’approccio, la Fisascat è andata oltre puntando decisamente a non essere tagliata fuori, esclusa dal futuro di quella che è diventato il primo gruppo della GDO nazionale.
Personalmente non credo che la Uiltucs vada fino in fondo nel distinguo. Non lo ha mai fatto. Stimo a sufficienza il sindacato guidato da Bruno Boco per credere all’idea che voglia accodarsi ad altri. Al tavolo sia Marco Marroni che Stefano Franzoni non si sono dimostrati dei principianti. La stessa Filcams CGIL pur sempre alle prese con le sue indecisioni croniche non ha, a mio parere, nessun interesse a restare fuori dalla gestione che rappresenta la fase più importante per i propri iscritti. Vedremo.
L’azienda ha, da parte sua, compreso che un sindacato ragionevole e propositivo che guarda al futuro è fondamentale anche per il proprio cambiamento in corso. Pugliese punta giustamente a provare a recuperare tutto il sindacato e fa bene. Credo che con l’accordo si possa aprire una nuova fase. E spero sinceramente che le altre due organizzazioni sindacali lo comprendano rapidamente. Altrimenti resteranno inevitabilmente fuori gioco.
L’accordo in via di perfezionamento in sede aziendale sarà il migliore possibile a condizioni date. Gli spazi di manovra si sono però esauriti. Restano modeste limature. Sul resto che dire?
Adesso la palla va al piano industriale, alla capacità di integrazione, al delicato piano sociale. Gli strumenti con l’accordo al ministero ci sono tutti. Si apre così una nuova fase. Oltretutto sul contesto peserà l’effetto del Coronavirus. Una sfida nella sfida. Non ho dubbi che le parti sociali saranno all’altezza della situazione.
Chi ne esce vincente da questa trattativa?
Il sindacato moderato e realista, il sindacato estremista ed utopico, il Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i rappresentanti aziendali della BDC Italia spa?
Io so soltanto una cosa, chi ne esce malissimo siamo soltanto noi dipendenti, che oltre ad essere sottoposti a stress continuo da alcuni mesi, dobbiamo continuare a lavorare con etica e dignità pur sapendo che non avremo più un lavoro da svolgere per alcuni già da lunedì per altri fra qualche mese.
Mentre i litiganti sindacalisti sia realisti che utopici, i funzionari ministeriali, i consulenti aziendali il lavoro lo manterranno e qualcuno riceverà anche un premio.
Mellifluo, fumoso, cerchiobittista resta il fatto (che lei omette sapendo di omettere) che Conad ha comprato un azienda e non ritiene di dare un futuro od una continuità a chi lavoro. Solo scegliere chi li conviene. Quadri o Cassiere che siano.
Rispetto la sua opinione anche se non la condivido. Buona serata.
Non ho competenze in merito ma attenzione a ciò che accade e accadrà ora che i sindacati hanno detto si! Sappiamo che la Gdo non ha bisogno di autorizzazioni da sindacati per attuare la sua strategia se essa è espressa per legge. Tutto legittimo, ma se posso permettermi di esprimere un esempio di comportamento da ciò che è scaturito nell’intesa e spero possa essere doverosamente attuato è il seguente… ci sono carenze di personale in punti vendita in provincia di Brescia e punti vendita di personale che risulta in esubero in provincia di Brescia.fino al 5 aprile si è usato cooperative per coprire le carenze (soprattutto i punti vendita affittati a forty srl) dal 6 aprile a mio modesto parere la copertura dovrebbe Avvenire dagli esuberi,se così non fosse,mi creda,tutto visto dal campo,sarebbe una farsa. Vedremo se si utilizzerà il licenziamento non oppositivo per chi rientra nei due anni di naspi ( ricordando che è sempre un aiuto di stato),per essere sostituito da un esubero, allora si per quanto si discute è giusto e per quanto è accaduto è interesse comune per imprenditore e lavoratore. Altrimenti sempre a mio modesto parere è ingiusto forse obsoleto ma ingiusto. Mi scuso se il mio scrivere non è propriamente grammatico ma mi auguro d’essere comprensivo. Dimenticarci che ogni singolo essere è fondamentale è distruggere nelle fondamenta il senso di impresa. Doverosamente un saluto abbracciato da un: andrà tutto bene… Stefano
Negli incontri sul territorio (in questo caso a Brescia)credo sia corretto che lei abbia tutte le risposte. In bocca al lupo per il suo futuro.