I numeri parlano da soli (https://bit.ly/3jeAhjT). Basterebbe leggerli per verificare l’impegno possibile assunto da Conad in coerenza con quanto dichiarato fin dall’inizio e ribaditi nell’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), con le Sottosegretarie Alessandra Todde (MISE) e Francesca Puglisi (Lavoro) e le Organizzazioni Sindacali per la prevista verifica, a 14 mesi dall’avvio dell’operazione, dell’andamento del piano di salvataggio dell’ex Gruppo Auchan proposto e condotto da Conad.
A dire il vero i “malpancisti” le hanno provate tutte. Non era ancora concluso il passaggio che già invocavano il tradimento del claim “Persone oltre le cose”. Poi si sono nascosti dietro i numeri totali dell’ex Auchan appena ceduta per paventare il rischio di migliaia di disoccupati. Mentre l’operazione era in corso hanno, per incompetenza, mischiato le richieste di CIG, ovviamente complessive, con i potenziali esuberi per avere una loro visibilità nella vicenda. Infine Raffaele Mincione preso strumentalmente dalle cronache vaticane solo per cercare di mettere i bastoni tra le ruote ad un’operazione importante per il nostro Paese e per Conad impegnata in un processo di crescita decisivo per il suo futuro. Per questi “benaltristi” la strada da prendere era un’altra. Come sempre. Ovviamente dispensandosi dall’indicarla sia sul piano della fattibilità che dei costi. Com’era prevedibile solo la fine del 2020 confermerà o meno che l’operazione di salvataggio e di integrazione in Conad ha raggiunto i suoi obiettivi. Ad oggi però i numeri confermano che non siamo lontani.
Che non tutti sarebbero saliti a bordo o ricollocati era evidente fin da subito. Soprattutto nelle sedi. Ma non era affatto scontato questo risultato ed è per questo che Auchan France si è rapidamente defilata nella gestione e nei conseguenti obblighi sociali.
La sconfitta di Auchan, è meglio sottolinearlo, non è imputabile come molti sostengono, al fatto di essere una multinazionale, francese per giunta. È il portato di una cultura specifica, esclusiva, maturata dentro determinati confini aziendali precisi con scelte di management sbagliate e strategie calate dall’alto.
Un’altra conseguenza è stata di portare a pensare gli osservatori più superficiali che questo è il comportamento tipico delle multinazionali. E così, l’altra grande multinazionale francese della GDO, Carrefour, ha subito anch’essa un danno di immagine pur non c’entrando nulla.
Auchan italia è destinata a restare un caso a sé. Un esempio di implosione dovuto a cause interne. Un caso da scuola. Una tempesta perfetta. Confondere un disastro evidente, causato dalla inconsistenza manageriale, impossibile da recuperare e perpetuare, con un processo di acquisizione tradizionale, è stato il secondo errore di molti nel comparto. Certamente di alcuni sindacalisti ma anche di quella parte degli osservatori di settore che, senza informazioni e senza competenze specifiche su ristrutturazioni di queste dimensioni, si sono trovati come unici interlocutori sulla vicenda chi, in azienda, ha pagato per colpe altrui e e ne ha assunto le posizioni.
Questa acquisizione per Conad è stata una importante e vantaggiosa scorciatoia per crescere ma ha sempre mantenuto le precise caratteristiche di un “salvataggio” di ciò che poteva essere recuperato come hanno riconosciuto sia le istituzioni che la politica, di solito sempre critiche con le aziende subentranti in queste operazioni.
Che fosse un boccone avvelenato Conad, pur avendolo intuito già nelle fasi finali del negoziato con i francesi, lo ha capito inequivocabilmente e brutalmente subito dopo aver messo piede nel palazzo di Assago alle porte di Milano. Una cosa però è chiara. Insistere come ha fatto Conad (e non altri) per avere partner commerciali che, in tutto o in parte, si facessero far carico degli esuberi è stato un tratto sociale importante e da non sottovalutare. Così come gli incentivi messi a disposizione per il ricollocamento. Mai sufficienti se visti dal punto di vista individuale ma non sempre presenti nelle ristrutturazioni industriali di queste dimensioni.
L’unico neo dell’operazione, l’ho detto fin da subito, e che Conad, a mio parere, non ha mai avuto per storia e tradizione una visione unitaria dell’azienda sul piano della gestione delle risorse umane e di interlocuzione sindacale puntando a coltivarlo nelle singole cooperative e questo resta un’area di miglioramento nella costruzione di una futura leadership solida nel settore. Gli stessi risultati dell’operazione sul piano numerico sarebbero forse stati gli stessi ma sul piano qualitativo e di contributo alle uscite, certamente più efficaci.
Ma oggi bisogna guardare avanti. Adesso Conad deve impostare il suo rilancio dopo la prima fase del lockdown che ha complicato il quadro con la necessità di ristrutturare e rilanciare il nuovo concept negli Iper. E c’è soprattutto da riprendere i clienti persi. Quello che è stata Auchan è ormai un ricordo lontano.